Di Mauro Speranza
Investing.com – Le notizie provenienti dalla riunione dell’Opec sostengono ancora i prezzi del petrolio. I future del greggio, infatti, sono quotati oltre i 50 dollari, dopo aver toccato un massimo di 51,25 dollari nel corso della mattinata, mentre il Brent si mantiene sopra i 54 dollari al barile.
Ieri sono stati diffusi i dati sulle scorte elaborati dall’Eia relativi alla settimana terminata il primo gennaio, mostrando un calo di 8 milioni a 485,5 milioni di barili, mentre le attese si fermavano a 2,1 milioni di barili.
Secondo gli analisti contribuisce a sostenere i prezzi anche l'indebolimento del dollaro che rende il petrolio più economico per i detentori di altre valute, dato che la materia prima è solitamente scambiata in dollari.
"Riteniamo che la nostra stima sul prezzo del Brent per il 2021 pari a 50 dollari al barile sia coerente con la decisione dell’Opec+ e con le aspettative di una domanda debole nel primo semestre del 2021”, scrivono oggi da Equita, il cui “preferito nel settore è Eni (MI:ENI)".
Sorpresa dall’Arabia Saudita al meeting Opec+
Il meeting Opec+ si è concluso con un accordo sui nuovi livelli produttivi di petrolio per i mesi di febbraio e marzo. Se la Russia e Kazakistan incrementeranno la loro produzione per un totale di 75 mila barili al giorno in entrambi i mesi l’Arabia Saudita ridurrà il suo output di 400 mila barili al giorno che potrebbero arrivare a un milione.
La scelta saudita è arrivata un po' a sorpresa. “L'Arabia Saudita sta cercando di diventare un produttore swing, ma non funzionerà”, spiega Ellen Wald, Presidente di Transversal Consulting.
Uno swing producer è capace di aumentare fortemente la produzione con un minimo aumento dei costi interni influenzando il mercato.
“Con il suo annuncio, principe saudita Abdulaziz “ha cercato di ‘vendere’ la decisione di tagliare la produzione come un ‘regalo’ destinato a rafforzare ‘preventivamente’ il mercato nel caso in cui i governi continuassero a imporre il blocco economico della domanda dal coronavirus lo scorso gennaio. Resta il fatto, tuttavia, che l'Arabia Saudita sta ora cercando di essere il produttore di swing per l'OPEC+, ma non può avere successo in questo ruolo a lungo termine”, aggiunge Wald.
“Un produttore swing può avere successo solo se non c'è altra capacità di riserva per sostituire la sua offerta assente. Tuttavia, attualmente c'è un sacco di capacità di riserva da parte di Stati Uniti, Iraq, Russia e altri. L'Arabia Saudita ci ha già provato prima, negli anni '80, quando ha tagliato la propria produzione per cercare di sostenere i prezzi, e questo in genere non ha avuto successo. Sia l'Arabia Saudita che Aramco (SE:2222) hanno perso molti soldi all'epoca e ne hanno sofferto.”, prevede l’esperta.
“Dopo aver imparato dagli anni Ottanta, i più recenti ministri del petrolio dell'Arabia Saudita, Ali al-Naimi e Khalid al-Falih, si sono entrambi rifiutati di tagliare la produzione dell'Arabia Saudita, a meno che anche tutti gli altri membri dell'OPEC e dell'OPEC+ non tagliassero la produzione. Ora, con il permesso alla Russia di aumentare la produzione, il grande taglio dell'Arabia Saudita sarà visto come una compensazione per la Russia”, aggiunge.
“Questo potrebbe creare un precedente per il futuro che potrebbe facilmente minare l'integrità del gruppo OPEC+. Ad un certo punto, l'Arabia Saudita dovrà smettere di cercare di compensare gli altri”, conclude Wald.