Di Peter Nurse
Investing.com - Il dollaro si indebolisce negli scambi della mattinata europea di questo giovedì, tra la riduzione delle speranze di ulteriori stimoli economici, mentre i dati sull’inflazione sorprendono al rialzo.
Alle 3 ET (07:00 GMT), l’indice del dollaro, che replica l’andamento del biglietto verde contro un paniere di sei altre valute, scende dello 0,3% a 93,157. Il cambio USD/JPY va giù dello 0,2% a 106,72, mentre la coppia GBP/USD sale dello 0,3% a 1,3066 ed il cambio EUR/USD è in salita dello 0,4% a 1,1826.
Sul biglietto verde sta pesando l’incapacità dei legislatori USA di raggiungere un accordo circa l’ultimo pacchetto di stimoli per il Covid-19 nel paese, accordo che secondo molti è necessario per mantenere sulla strada giusta la ripresa economica.
Ieri il Presidente USA Donald Trump ha accusato i Democratici di non voler negoziare sul pacchetto, mentre i negoziatori di entrambi i partiti si sono accusati a vicenda e le trattative si sono concluse senza alcun esito per il quinto giorno di fila.
Martedì il Presidente della Fed di Richmond Thomas Barkin ha affermato che l’economia potrebbe vedere un altro downturn se i policymaker non riusciranno a fornire altri aiuti finanziari.
Ieri gli ha fatto eco il Presidente della Federal Reserve Bank di Boston Eric Rosengren, che si è detto “fortemente” a favore di un ulteriore intervento fiscale per aiutare imprese e famiglie a sopravvivere alla crisi. Ma, ha aggiunto, maggiori spese dovrebbero essere accompagnate da sforzi più robusti per contenere il virus.
Le vittime causate dal Covid-19 negli USA hanno superato le 166.000 unità al 13 agosto, con i casi confermati saliti di oltre il 4% nella scorsa settimana, in base ai dati della Johns Hopkins University.
Vanno ad aggiungersi ai problemi per il dollaro gli ultimi dati sull’inflazione, con numeri solidi sia per quanto riguarda l’indice al consumo che quello alla produzione.
“L’incremento dello 0,6% su base mensile a luglio dell’indice IPC core è stato sbalorditivo”, scrive Jefferies (NYSE:JEF). “Si è trattato del balzo consecutivo più alto dal gennaio 1991. Anche se questo slancio del prezzo difficilmente sarà sostenuto, la forza è stata ampia e non può essere ignorata”.
Con la Federal Reserve che ha già promesso di mantenere i tassi di riferimento bassi per qualche tempo, aumentano le pressioni sui rendimenti reali USA.
“Si discute molto sui mercati finanziari quest’estate del calo dei rendimenti reali USA con la Fed che tiene i tassi bassi, mentre le aspettative sull’inflazione salgono”, scrive Chris Turner di ING in una nota ai clienti.
“Aspettiamoci che questo tema di macro-politica giochi un ruolo importante sui prezzi del mercato forex in vista di una possibile adozione da parte della Fed di un obiettivo di inflazione medio a settembre. Questo argomento è fortemente negativo per il dollaro”.