MILANO (Reuters) - L'Italia prevede di rafforzare i controlli sanitari per garantire che non vengano interrotte le attività in una piccola città del nord specializzata nella produzione di forniture mediche per affrontare la crisi del coronavirus in corso.
L'area intorno alla città medievale di Mirandola è diventata un punto focale per le autorità sanitarie che cercano disperatamente di procurarsi attrezzature mediche nel paese europeo dove Covid-19 si è dimostrato più letale.
Già sede di un gruppo di aziende che producono prodotti di fascia alta per dialisi, cardiochirurgia e trasfusioni, Mirandola si trova in prima linea negli sforzi per curare i pazienti durante la pandemia.
"Questo è un settore strategico chiave che dobbiamo coltivare e faremo in modo che rimanga in attività", ha detto Sergio Venturi, commissario per l'emergenza Coronavirus in Emilia Romagna, regione in cui si trova Mirandola.
L'idea è di chiedere alle aziende di eseguire test con tampone sui propri dipendenti per aiutare a monitorare la salute dei lavoratori in un'area ritenuta di interesse strategico nazionale. Una volta approvati, potrebbero entrare in gioco anche i test più rapidi che sono in fase di sviluppo in un laboratorio vicino.
"Quello che stiamo cercando di fare è chiedere lo screening giornaliero per tutto il personale nell'area cosicché non c'è rischio che il virus porti a un arresto della produzione. Non possiamo permettercelo", ha detto Venturi a Reuters.
Le misure sottolineano l'importanza del centro produttivo strategico, creato circa 50 anni fa dal farmacista e imprenditore Mario Veronesi.
BLOCCO DI AZIENDE
Mirandola, che ha una popolazione di circa 24.000 abitanti, ospita circa 100 aziende mediche ad alta tecnologia tra cui la tedesca Fresenius SE (DE:FREG), la multinazionale Medtronic che produce respiratori e il gruppo britannico Intersurgical che si occupa di apparecchiature per il supporto respiratorio.
Le aziende hanno lavorato sodo sulla produzione di apparecchiature per far fronte al coronavirus come filtri e valvole per aiutare a fornire ossigeno e dispositivi medici monouso per collegare i pazienti ai respiratori.
La produzione nell'area, gravemente danneggiata da un terribile terremoto otto anni fa, è aumentata di oltre il 20%.
La polizia e lo staff della Protezione Civile hanno bussato alla porta di Dimar, una delle poche aziende produttrici di maschere per la respirazione assistita, per portare alcune scorte in Lombardia, una delle regioni italiane più colpite.
La società, che rifornisce i reparti di pronto soccorso in circa 125 ospedali, ha incrementato la produzione delle sue maschere che coprono interamente la testa, consentendo ai pazienti di essere curati lontano dalle unità di terapia intensiva ormai piene.
"Volevamo raddoppiare la produzione, ma non è possibile dal momento che per fare ciò sarebbe necessaria la costruzione di impianti che richiederebbe più di sei mesi", ha detto il fondatore di Dimar Maurizio Borsari, aggiungendo che anche i problemi affrontati dai fornitori, i colli di bottiglia nel trasporto e una carenza di materie prime stanno comportando inconvenienti per la produzione.
Borsari ha detto che le pattuglie di polizia nel distretto sono aumentate nettamente da quando la crisi è iniziata per 'proteggere' le imprese.
CONOSCENZA LOCALE
Una carenza di attrezzature come mascherine chirurgiche e respiratori ha messo in difficoltà gli ospedali e il personale medico in tutto il Nord Italia e aumentano i timori che la crescente diffusione del virus nel Sud possa far crollare i sistemi sanitari locali.
Intersurgical, un'altra società di Mirandola, con sede nel Regno Unito, il mese scorso ha sviluppato in 72 ore il prototipo di una valvola con un team medico italiano che consente a due pazienti di utilizzare contemporaneamente lo stesso respiratore, raddoppiando di fatto la capacità dei dispositivi in un colpo solo.
Giuliana Gavioli, direttore Regulatory Affairs del gruppo tedesco di prodotti per la dialisi B. Braun, sottolinea il ruolo delle competenze locali nel sostenere gli sforzi più ampi per combattere la Covid-19.
"È stato dato uno status speciale a quest'area grazie al suo 'pedigree' biomedico e si vuole creare una task force per spostarsi su una serie di fronti come l'identificazione di linee di prodotti che possono essere convertite per produrre apparecchiature e dispositivi medici vitali", ha detto Gavioli, accennando all'esempio della recente start-up Tecnopolo, che conta circa 20 ricercatori.
Istituito nel 2015 per fornire servizi di ricerca nel settore delle biotecnologie, Tecnopolo si concentra ora sulla certificazione delle maschere realizzate da un gruppo di aziende in tutto il paese che hanno trasformato le loro catene produttive per far fronte all'emergenza, tra queste anche le case di moda.
"C'è stato un boom del lavoro. Siamo in contatto con circa 250 aziende in tutto il paese che vogliono ricevere le autorizzazioni per le loro linee di produzione", ha detto la coordinatrice di Tecnopolo Laura Aldrovandi.