“Lo sport è diventato parte integrante della routine quotidiana delle persone, complici la crescente voglia di benessere, il desiderio di intraprendere una vita sana e attiva e un nuovo culto della bellezza e della forma fisica.” Comincia così il market outlook di PWC sul settore dell’abbigliamento sportivo. Dopo il calo del volume d’affari del 2020, il valore globale dovrebbe sfiorare i 350 miliardi di dollari nel 2023 e puntare ai 400 nel 2025. Il Medio Oriente e l’Asia saranno le regioni caratterizzate dai maggiori tassi di incremento (con India e Cina come top performer), e anche l’Africa, grazie a nuovi investimenti e partnership dovrebbe vedere una crescita costante, mentre gli Stati Uniti manterranno il primo posto per market share.
La pandemia del 2020, se da un lato ha provocato un crollo dei consumi, dall’altro ha incrementato la sensibilità verso l’attività fisica e il benessere, dando ulteriore slancio al mercato per gli anni a venire. Le attuali criticità che colpiscono la maggior parte dei settori, ovvero l’elevata inflazione e l’aumento dei costi delle materie prime, riguardano sicuramente anche il settore dell’abbigliamento sportivo, ma il ribaltamento dei costi sugli utenti finali potrebbe essere meno problematico rispetto ad altre tipologie di consumi.
Investire in un settore, utilizzando un certificato anziché l’acquisto diretto in titoli, se da una parte mette un cap al rendimento in quanto la massima performance è data dal flusso cedolare pagato del certificato, dall’altra permette di avere il capitale condizionatamente protetto, ovvero ottenere la restituzione a scadenza del nominale anche in caso di discesa entro un certo limite dei sottostanti.
Un ottimo esempio in questo caso è rappresentato da un certificato emesso da Vontobel il 14 giugno sui tre sottostanti che hanno le maggiori quote di mercato nel settore dell’abbigliamento sportivo: Nike (NYSE:NKE), Adidas, Under Armour. Il certificato paga una cedola mensile del 1,23% per un flusso cedolare annuo del 14,76%. Grazie alla discesa dei tre titoli, si acquista a 96.80€, contro un rimborso al nominale a 100, il che permette di incrementare anche il potenziale profitto.
Tutti e tre i titoli, come evidente dal grafico hanno seguito ed amplificato la discesa dei mercati degli ultimi mesi.
Il titolo Adidas, dopo il massimo toccato ad agosto 2021 a 336€, ha visto un’importante discesa che ha riportato i prezzi in area 165€, zona dei minimi di marzo 2020 e che aveva funto da supporto altre tre volte tra il 2017 e il 2018. Un ribasso dai massimi quindi di oltre il 50%. La barriera di protezione del capitale di erogazione della cedola si trova a 108.19€, sui valori del 2016 con ancora un ampio margine da coprire.
Proporzioni simili anche per Nike, che ha visto un massimo a 179.10$ a novembre 2021, prima di rintracciare fino all’area dei 105$, resistenza che sembra esser diventata un buon supporto e che ha consentito il rimbalzo in due occasioni. La barriera a 71,028$ è posta su un buon supporto, rotto solo dal crollo verticale di marzo 2020 e con il titolo a 112$ dista oltre il 35%.
Dei tre titoli, quello che ha visto il maggior deprezzamento è sicuramente Under Armour, a causa della combinazione di una trimestrale non esaltante e la sostituzione del CEO non troppo apprezzata dal mercato. Le previsioni per l’anno fiscale 2023 (Under Armour chiude l’anno il 31.03.2023) sono comunque di una crescita compresa tra il 5 e il 7%, archiviando quindi la parentesi negativa dello scorso trimestre, dove la perdita riportata è dovuta a maggiori costi e non ad una diminuzione delle revenues. Il titolo ha visto il massimo a 27.28$ a novembre 2021 mentre quota oggi 9.33$, con una discesa del 65%, quasi due terzi della capitalizzazione. La barriera a 6,35$ è posta su prezzi che il titolo non vede dal 2010.
Under Armour è oggi worst of del certificato con una discesa di circa l’11% dai prezzi di strike, mentre distano rispettivamente il 6% e il 4% Nike a Adidas.
Interessante è la possibilità di autocall, ovvero di richiamo anticipato al nominale, già a partire dalla rilevazione di ottobre al 95% del prezzo di strike. Questo significa che in caso di recupero di circa il 6% di Under Armour e di qualche punto percentuale di Nike entro ottobre prossimo, il certificato scadrebbe anticipatamente rimborsando i 100€ nominali e avendo pagato quatto cedole del 1,23% con un rendimento totale del 8,39% in poco più di tre mesi (4,92% di cedole più 3,20€ di capital gain). Barriera autocall inoltre decrescente del 5% ogni sei mesi fino ad arrivare al 80%. La scadenza è prevista a giugno 2024 per una durata complessiva di 24 mesi.
Riepilogando:
- - settore in forte crescita e sottostanti leader di mercato con quotazioni oggi fortemente deprezzate rispetto ai mesi scorsi e multipli tornati su livelli normali;
- - flusso cedolare importante pari al 14,76% annuo pagato mensilmente;
- - barriera di protezione al 60% rispetto ai prezzi di metà giugno;
- - possibilità di richiamo anticipato già ad ottobre con ottima performance in un lasso temporale ridotto.
Lo ritengo perciò un’ottima soluzione alternativa all’investimento azionario per chi crede nelle prospettive future del settore ma desidera comunque un margine di protezione in caso di ulteriori discese dei titoli.
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