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Analisi FX del 16 ottobre: la guerra del petrolio

Pubblicato 16.10.2014, 09:04
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Mentre gli Stati Uniti hanno intensificato gli attacchi aerei a supporto dei Curdi nella battaglia di Kobane contro le milizie dell’IS e i mercati finanziari di mezzo mondo azzerano di fatto i guadagni dell’ultimo anno, un’altra guerra si sta combattendo da qualche settimana: la guerra del petrolio. Gli Stati Uniti, dopo anni di trivellazioni timide e moderate, hanno ripreso a estrarre greggio in grande quantità con l’effetto immediato di diventare il primo produttore mondiale con 15.9 milioni di barili al giorno superando tutti i produttori mediorientali che minacciano contromisure per mantenere la propria fetta di mercato. L’effetto immediato è stato mettere la Russia del presidente Putin in serissima difficoltà: la continua contrazione dei prezzi, mantenuti virtualmente bassi da un aumento smodato dell’offerta, rischiano di portare le casse di Mosca sull’orlo del baratro visto che il petrolio è la prima voce di esportazione dell’economia sovietica. L’effetto della guerra finanziaria in atto e delle politiche di chiusura del Cremlino sul Rublo è stato devastante e si stima che la banca centrale russa abbia già subito un salasso di 6 miliardi di dollari per mantenere il tasso di cambio sotto controllo. Ma gli effetti della guerra del petrolio si stanno ripercuotendo anche sull’economia americana, dove i produttori subiscono lo stesso effetto negativo sperimentato dalla Russia, sia sugli equilibri internazionali. Senza ovviamente dimenticare l’effetto deflattivo che la diminuzione dei prezzi dell’energia hanno sugli indici inflazionistici globali, che sono gli osservati speciali di tutte le banche centrali del mondo e su cui esse delineano le misure di politica monetaria.

Market Movers

Alle 11:00 il dato sull’inflazione in Europa atteso a 0.3% stabile rispetto al precedente.

Alle 14:30 negli Stati Uniti il dato sulle nuove richieste di sussidi attesi in lieve aumento a 290 mila unità rispetto al precedente a 287 mila. Alle 15:15 la produzione manifatturiera attesa in recupero a 0.4% rispetto al -0.1% della lettura precedente. Alle 16:00 l’indice Philly FED manifatturiero atteso a 20.0 di poco inferiore al dato precedente a 22.5. Alla stessa ora conferenza stampa del membro del FOMC Kocherlakota e alle 19:00 di Bullard.

EURUSD
20141016 EURUSD
I dati americani del pomeriggio hanno contribuito ad aumentare notevolmente la volatilità sui mercati. La moneta unica è rimbalzata dai minimi relativi a 1.2650 fino in area 1.29, confermando l’accelerazione sulle dichiarazioni della governatrice della FED Janet Yellen che sostiene che il rallentamento della ripresa globale, le pressioni deflattive del rallentamento dei prezzi del comparto energia, e i dati macroeconomici statunitensi ancora contrastanti, mettono a rischio la ripresa nazionale. Il mercato ha ovviamente letto le dichiarazioni della Yellen come “caute” correggendo l’impostazione di qualche settimana fa che scontava un rialzo dei tassi nella prima metà del 2015. Tecnicamente, rotti tutti i livelli tecnici e superata l’area di floor (grafico, in verde), si aprono scenari rialzisti per la moneta unica: rimane tuttavia il rischio legato al dato sull’inflazione in Europa delle 11:00 che potrebbe spingere l’euro ad una correzione.

USDJPY
20141016 USDJPY
Forte recupero dello yen giapponese che ritorna nella parte bassa dell’area di fair value tra 105 e 110 sulla pubblicazione dei dati macroeconomici deludenti negli Stati Uniti nel pomeriggio di ieri. Dopo aver toccato 105.20, lo yen è tornato in area 106.0 dove ha incontrato un supporto importante. La variazione delle prospettive di medio periodo per quanto riguarda la politica monetaria della FED e le implicazioni in termini di divergenza tra le linee guida delle banche centrali di Stati Uniti e Giappone ha portato una notevole correzione penalizzando il dollaro, come già anticipato ieri. L’assenza di dati macroeconomici in Giappone porterà ad una lateralizzazione e consolidamento del rapporto tra yen e dollaro a cavallo dell’area 106.0 in attesa dei dati macroeconomici del pomeriggio e dei discorsi dei membri del FOMC Kocherlakota e Bullard nel tardo pomeriggio.

USDCAD
20141016 USDCAD
Il dollaro canadese è tradizionalmente legato all’andamento del prezzo del petrolio tanto da meritarsi un posto nella hall of fame delle commodity currencies (valute legate alle commodities). Il trend di medio periodo ricalca in modo molto fedele l’andamento del prezzo del petrolio WTI e ha seguito il deprezzamento fino a 81 USD/barile portandosi nel rapporto con il dollaro americano fino in area 1.13. Lo storno tecnico sul recupero durante la notte ha riportato il loonie intorno a 1.1260, sotto il livello chiave a 1.1280 e sotto la trendline ribassista e limite inferiore del canale rialzista di medio periodo (grafico). L’attesa è per l’evoluzione delle dinamiche del prezzo del greggio che potrebbero mettere sotto ulteriore pressione il dollaro canadese, anche se il prezzo di 80 USD/barile è considerato lo spartiacque sotto il quale, gli effetti negativi sarebbero insostenibili anche negli Stati Uniti. Le prospettive sono per un rafforzamento di breve periodo con il ritorno di USDCAD in area 1.12/1.1220 salvo sorprese da parte dei dati americani di oggi pomeriggio.

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