La settimana è cominciata male negli USA, per lo meno dal punto di vista economico. Le vendite al dettaglio di febbraio sono risultate di gran lunga sotto le attese, accrescendo i timori di un marcato rallentamento economico. L’ultima serie di dati economici non è stata positiva, ma le revisioni al rialzo delle cifre di gennaio hanno ammorbidito l’impatto. A febbraio, la stima sulle vendite al dettaglio si è contratta dello 0,4% m/m, mentre gli economisti si attendevano un incremento dello 0,2%. La lettura del mese precedente è stata rivista al +0,7% dal +0,2%. L’indice core, che esclude le vendite di auto, è sceso dello 0,4% m/m a fronte del previsto aumento dello 0,33%; il dato di gennaio è stato alzato al +1,4% m/m dallo 0,9% previsto inizialmente.
Nel complesso, le revisioni al rialzo quasi compensano i dati disastrosi di febbraio. Di conseguenza, il forex non ha reagito granché alla pubblicazione, anche perché l’attenzione degli investitori era puntata sulle discussioni sulla Brexit alla Camera dei Comuni. Più positivo l’indice ISM sul manifatturiero, salito a 55,3 punti a marzo, a fronte dei 54,2 di febbraio e dei 54,4 stimati.
Nonostante le revisioni al rialzo di tutti gli indici sulle vendite al dettaglio, negli ultimi mesi la fiducia dei consumatori è stata gravemente danneggiata, sulla scia dell’ondata di vendite sulle borse, delle tensioni commerciali fra Cina e USA e dello shutdown delle attività amministrative. La notizia positiva è che gli effetti di questi eventi non dureranno.
Rimane, però un aspetto preoccupante: la spinta economica innescata dal taglio delle tasse e dall’aumento della spesa di Trump sta finendo. La soluzione sarà più liquidità dalla Federal Reserve?