La BCE starebbe preparando in questi giorni la sua risposta all’emergenza, non un taglio dei tassi in stile Fed o Banca del Canada, ma una nuova fornitura di liquidità modulata sulle esigenze del momento.
Il provvedimento, per essere incisivo, potrebbe essere accompagnato da un rilassamento delle norme sul computo dei crediti dubbi o a rischio di trasformarsi in sofferenza, un compito che spetta al secondo ramo dell’istituzione, il consiglio di Sorveglianza.
Se il numero uno, Enrico Enria, dovesse procedere in accordo con Christine Lagarde, sarebbe più facile ottenere il risultato voluto, far arrivare soldi alle aziende in affanno. Un taglio dei tassi sui depositi, l’altro strumento a disposizione, rischia di portare benefici modesti al sistema, nel caso non sia accompagnato da qualcosa di nuovo e di potente.
Il TLTRO di cui si parla in questi giorni tra Parigi, Berlino, Madrid, Roma e Francoforte, dovrebbe puntare ad un aumento degli impieghi, con immediato beneficio per le banche, ma si arriva all’obiettivo voluto, se queste ultime saranno protette, almeno nel periodo più difficile, dall’impennata del credito che non viene rimborsato dalle aziende in temporanea difficoltà.
L’SSM può dare una mano importante su questo tema, in quanto potrebbe emanare una moratoria, valida per le aree della zona euro più colpite dalla contrazione delle attività economiche, sul calendar provisioning, la tabella di marcia da rispettare nella gestione dei crediti in via di deterioramento. La normativa attuale sul default delle aziende, messa a punto durante la gestione di Daniele Nouy, è particolarmente severa, in quanto obbliga le banche, ai primi segni di peggioramento del credito, ad aumentare gli accantonamenti. Nel giro di novanta giorni si arriva alla classificazione NPE (non performing exposure), con quel che ne deriva in termini di ricadute negative sugli indici patrimoniali. Dietro alla caduta delle banche delle ultime 4 settimane (-21% l’indice Stoxx di settore, c’è l’aspettativa di un’esplosione, verso la fine dell’anno in corso, della NPE.
L’SSM (la sorveglianza della BCE) dispone di adeguati spazi di manovra, perlomeno per quanto riguarda l’ambito Pillar 2 requirement, ma essendo un soggetto indipendente ed altro, rispetto alla BCE, i passi coordinati devono essere ben calibrati, in modo che non venga lesa l’immagine di entità terza e super partes.
La coordinazione è necessaria, ma non può essere esplicitata, per cui, è possibile che Enria si muova più avanti, non già la settimana prossima.
C’è anche un’altra partita in corso, questa volta politica. Il 12 marzo, Christine Lagarde potrebbe richiamare i governi a trovare velocemente un accordo sul bilancio, e questa volta non sarebbe una delle solite raccomandazioni, sarebbe la voce di un soggetto di altissimo livello istituzionale che sta provando ad aiutare gli Stati ad avvicinare le posizioni ed a chiudere il prima possibile.
Lagarde, come noto, non è un’economista, è un’avvocata d’affari con una sfolgorante carriera di facilitatrice di accordi, fin dalle sue prime uscite, si è proposta proprio in questo ruolo, ora si trova di fronte la sua prima sfida, da giocare in una condizione di stress e di emergenza. L’approvazione, da parte del Parlamento e del Consiglio Europeo, della proposta di bilancio presentata dalla Commissione, sarebbe un importantissimo segnale di coesione europea di fronte alla minaccia, sarebbe anche la messa in moto della macchina che Ursula Von del Leyen ha preparato, quella del green deal per l’Europa. A quel punto, anche la BCE, già al lavoro sugli strumenti che rendono finanziariamente possibile la svolta verde, potrebbe stringere i tempi e presentare le prime bozze del piano per l’acquisto di bond verdi o sostenibili.
Nel frattempo, le Borse potrebbero continuare a correggere, ma questi interventi coordinati potrebbero rendere il movimento più ordinato.