Dopo lo straordinario rimbalzo di Netflix (NASDAQ:NFLX) registrato finora quest’anno, molti investitori rialzisti si chiedono se il prezzo delle azioni del servizio di video in streaming abbia fatto uno scatto oltre i fondamentali del titolo.
È il momento giusto per bloccare i profitti?
Quest’idea ha un certo peso.
Chi avrebbe potuto predire l’entità del rimbalzo di Netflix nei soli primi due mesi di quest’anno?
Scambiate al momento a 331,44 dollari, le azioni sono schizzate del 65%, lasciando indietro le altre principali compagnie tech del gruppo FAANG.
Amazon (NASDAQ:AMZN), il titolo con la seconda migliore performance del gruppo, ha segnato meno della metà dei risultati di Netflix.
E lo stesso succede quando si confronta il rialzo di Netflix col mercato in generale. Netflix ha la migliore performance sull’anno in corso dell’indice S&P 500.
Dopo questa recente impennata, molti analisti si stanno affrettando ad aggiornare i loro obiettivi di prezzo per Netflix nel tentativo di dare un senso a questo straordinario movimento. Secondo un’analisi di Reuters, il rimbalzo delle azioni di Netflix nel 2018 è stato così rapido che gli analisti di Wall Street la scorsa settimana erano indietro di 60 dollari. Il prezzo del titolo di Netflix resta ben al di sopra dell’obiettivo medio a 12 mesi degli analisti per la maggior parte di quest’anno e la differenza tra il prezzo attuale delle azioni e l’obiettivo ha segnato il massimo di due anni all’inizio della scorsa settimana.
Netflix è sopravvalutato?
Il titolo si trova in territorio di overbought? Ritengo che due fattori determineranno se il mercato sta spingendo giustamente il titolo di Netflix così velocemente.
Innanzitutto, l’eccitazione è tutta per la crescita degli abbonati. Fin quando Netflix continuerà a superare le stime e ad emettere previsioni rialziste per gli abbonamenti, il titolo continuerà a salire. Nel quarto trimestre, Netflix ha aggiunto 8,3 milioni di nuovi abbonati al servizio streaming, superando facilmente le stime di Wall Street sul periodo.
Alla fine del 2017, Netflix aveva 117,6 milioni di membri in tutto il mondo. Wall Street prevede che Netflix chiuda quest’anno con 141,8 milioni di abbonati, con un aumento del 20% rispetto allo scorso anno.
Il secondo fattore degno di nota è legato al primo, ma il mercato ancora non se ne preoccupa. Mi riferisco al cash burn della compagnia, il consumo di cassa, necessario per aumentare la crescita dei contenuti e quindi degli abbonamenti.
La spesa aggressiva operata dalla compagnia per contenuti originali e marketing implica che probabilmente non riuscirà ad avere dei flussi di cassa liberi per i prossimi anni. In media, gli analisti si aspettano uscite di 2,85 miliardi di dollari quest’anno, di 1,92 miliardi di dollari nel 2019 e di 1,16 miliardi di dollari nel 2020, secondo i dati di Bloomberg.
Come si legge nel mio articolo del 25 gennaio, il successo di Netflix è soprattutto legato alla capacità della compagnia di produrre contenuti originali e tenere gli abbonati incollati allo schermo. Non è un compito facile e richiede una spesa considerevole. Ma le notizie su questo fronte suggeriscono che la compagnia sta operando le scelte giuste.
Secondo una recente notizia del New York Times, l’ex Presidente Barack Obama e la First Lady Michelle Obama sarebbero in trattativa con Netflix per un accordo sui contenuti. Il New York Times riferisce che gli Obama starebbero discutendo di varie possibilità, compresa quella che l’ex presidente possa fare da moderatore a conversazioni su argomenti come l’immigrazione, la sanità e i cambiamenti climatici e che la First Lady possa produrre dei programmi su nutrizione e attività fisica per bambini.
La notizia dell’accordo con gli Obama segue la recente assunzione di Ryan Murphy, produttore che ha vinto dei premi, regista e scrittore, che Netflix ha sottratto alla 21st Century Fox (NASDAQ:FOX) con un contratto valutato 300 milioni di dollari per cinque anni, l’accordo televisivo di questo tipo più grosso mai visto. Inoltre, dopo aver portato a casa il suo primo Academy Award per il documentario “Icarus” la scorsa settimana, il titolo di Netflix è schizzato di quasi il 5%.
La mia opinione: fin quando Netflix riuscirà a dimostrare agli investitori che sta facendo le cose giuste con il denaro che sta spendendo, loro non si preoccuperanno del burn rate.
Morale della favola: È difficile giustificare l’acquisto di una compagnia le cui azioni sono scambiate a 265 volte il valore degli utili. Tuttavia, questa logica non funziona per Netflix e per gli altri componenti del gruppo FAANG che restano in modalità crescita esplosiva.
Io continuerei a tenermi il titolo di Netflix nonostante la tentazione di bloccare i profitti a questi livelli. Non penso che l’impennata di Netflix abbia già fatto il suo corso. In effetti, prevedo che la prossima mossa - 400 dollari ad azione - sia alquanto vicina.