Italian style o italian strike? Quante volte si sente dire sui media o si legge sui giornali che “è impossibile che il titolo fallisca, siamo in Italia!”?
Ma il “too big to fail” è un concetto che orami appartiene al passato e lo spartiacque tra vecchia e nuova era finanziaria è stata la crisi dei subprime del 2008. Da circa 8 anni è stato certificato a livello globale il seguente concetto: l’investimento sicuro non esiste ma trattasi di un’approssimazione didattica, qualsiasi asset può deprezzarsi fino a registrare performance dai massimi intorno allo 0. Stati, banche, Banche Centrali, imprese…tutti possono fallire! Ma anche l’oro e le materie prime possono arrivare a 0? E gli indici di mercato?
La risposta in assoluto è no ma il timing operativo potrebbe trasformarla in un sì. In sintesi:
1) Materie prime, valute ed indici non possono arrivare a 0 ma potrebbero perdere anche il 99% dai massimi storici assoluti quindi la vera differenza la farà il timing di ingresso per ogni singolo strumento finanziario
2) Titoli di rischio (azioni) e titoli di debito (bond/titoli di stato) possono azzerare il valore dall’oggi al domani improvvisamente
Ma come mai sui testi di finanza si legge che chi investe rischiando di più ha risultati di rendimento maggiori nel lungo periodo? E’ assolutamente vero ma solo se si applica operativamente la diversificazione di asset e di tempo durante il processo di investimento, altrimenti i rischi Alitalia, Banca Monte dei Paschi di Siena SpA (MI:BMPS) e Saipem (MI:SPMI) sono dietro l’angolo.
Il vero problema è il prezzo di acquisto che può sganciarsi dalla realtà perché i valori fondamentali non vengono più seguiti dalla finanza come nel 2008 (eccessi finanziari) e oggi (eccessi monetari). Ma non sono storie nuove come dimostrato dalla bolla dei Tulipani e dal crash del 1929 dove è chiaro che l’uomo sbaglia per natura ma il problema è che, sempre per natura, persevera senza memoria! Come schivare rischi eccessivi?
1) Evitare operazioni in leva; attenzione che andare short di un titolo ha una leva implicita, un rischio maggiore di un semplice long non in leva
2) Analizzare, per ogni strumento finanziario o portafoglio, il rapporto rendimento/max drawdown su più finestre temporali (ultimo mese, anno, 3 anni, 5 anni) per valutare e confrontare il risk/reward di tutti gli investimenti possibili
Il punto di partenza è sempre lo stesso: quale è la propria propensione rischio-rendimento? Quale è l’obiettivo del portafoglio o dell’operazione?
In base alle risposte poi si agisce sul mercato con strumenti e operatività appropriate. Sono concetti semplici che avrebbero salvato chi, per esempio, è andato a leva long su Alitalia prima che venisse delistata oppure chi ha accumulato Mps o Saipem nel tempo: se rischi tanto potresti trovarti il capitale a zero o quasi se non diversifichi. Investitore avvisato mezzo salvato. Non bisogna dimenticare poi che ogni investitore è, prima di tutto, un risparmiatore che ha messo da parte disponibilità e risorse ma non per impiegarli in casinò o gratta&perdi.