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WTI lotterà per la sopravvivenza a 20 dollari; oro punta a ritorno a 1.700 dollari

Pubblicato 20.04.2020, 16:08

Il greggio USA è condannato a chiudere un’altra settimana sotto i 20 dollari? Dipenderà non solo dalle scorte e dall’immagazzinamento, ma anche da come i mercati valuteranno i progressi dell’America tra la pandemia di COVID-19 e le proteste in atto in alcuni stati per far accelerare la riapertura dell’economia.

Con il contratto di maggio del West Texas Intermediate in scadenza domani, Investing.com ha già cominciato a citare i future di giugno, più scambiati, come mese spot del WTI. Questo passaggio ha permesso al greggio USA di aprire gli scambi asiatici di questa mattina a quasi 25 dollari al barile, significativamente al di sopra dell’attestazione di venerdì di 18,27 dollari. Ma, anche così, a mezzogiorno a Singapore (04:00 GMT) il WTI con consegna a giugno è crollato di oltre il 5%.

WTI Futures Weekly Price Chart

Grafico prezzi settimanali dei future WTI

Per chi usa ancora il contratto di maggio come mese successivo, il tonfo è stato peggiore. Fino a venerdì, il WTI di maggio aveva meno di un terzo dei volumi di giugno, segnando 17,31 dollari, il minimo dal novembre 2001. Negli scambi del pomeriggio a Singapore è crollato ad un bottom inferiore a 14,50 dollari, il minimo dal marzo 1999.

Greggio: quanto ancora scenderà?

Quanto in basso arriverà il WTI di giugno questa settimana sarà innanzitutto determinato da quanto rapidamente le strutture di immagazzinamento del greggio si stanno riempiendo negli Stati Uniti ed in tutto il mondo.

In base ai dati noti, le scorte a Cushing, il centro di consegna del WTI in Oklahoma, hanno raggiunto il 71% della capacità al 10 aprile, in salita del 15% dalle due settimane precedenti. Al tasso di aumento di Cushing, una media di 16 milioni di barili settimanalmente nelle ultime tre settimane, gli analisti affermano che il centro potrebbe raggiungere la capacità a metà maggio, o nelle prime settimane di giugno, al più tardi.

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Anche le scorte petrolifere in mare stanno aumentando. Le petroliere di greggio in tutto il mondo dovrebbero segnare il massimo storico di 160 milioni di barili, il doppio rispetto a solo due settimane fa.

E con la pandemia che sta distruggendo la domanda di greggio più di quanto i produttori possano tagliare la produzione, quanta capacità di scorte sia rimasta per il greggio e se si esaurirà è stato oggetto di accese discussioni. Rystad Energy, un’agenzia norvegese, ed Orbital Insight, una compagnia di dati satellitari in California, hanno prospettive differenti al riguardo.

L’enigma delle scorte di greggio: c’è spazio per 200 milioni di barili o per 2 miliardi?

La Rystad di Oslo stima che la sola capacità di scorte USA possa essere scesa ad appena 200 milioni di barili ad aprile dalla domanda persa per il COVID-19. In pratica, lo spazio disponibile potrebbe essere vicino a 150 milioni di barili, afferma.

La Orbital di Palo Alto, invece, spiega che al 17 aprile la sua tecnologia di tracciamento in tempo reale ha mostrato che le cisterne possono ancora contenere più di 2 miliardi di barili in tutto il mondo.

Orbital precisa che segue quasi tutti i 27.000 serbatoi galleggianti del mondo e che automaticamente stima i volumi totali di greggio su base giornaliera usando immagini ottiche satellitari ad alta visibilità e segnali radar ad apertura sintetica (SAR) dai terminal chiave.

I suoi dettagli sulle scorte mondiali sono i seguenti:

  • USA: 317,59 milioni di barili, piene al 50,7%
  • Arabia Saudita: 106,30 milioni di barili, piene al 59,1%
  • Iraq: 17,21 milioni di barili, piene al 46,1%
  • Altre globali: 3.197,33 milioni di barili, piene al 55,5%
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Scontro su salute e riaperture

I messaggi misti sull’impatto della pandemia sullo stato di salute stesso dell’America stanno avendo un’influenza diversa sul comportamento degli investitori sui mercati.

Wall Street ha proseguito la sua ripresa la scorsa settimana nell’ottimismo che gli Stati Uniti stiano avendo successo nella lotta al coronavirus. Andrew Cuomo, governatore di New York, lo stato considerato epicentro dei contagi USA di COVID-19, ieri ha affermato che continua a vedere un calo dei ricoveri e delle vittime giornaliere.

Ma Cuomo ha anche evidenziato il bisogno di aumentare significativamente i test per il COVID-19 per evitare di innescare una nuova ondata di contagi ed ha chiesto al governo federale di aiutare i laboratori di New York ad acquistare i reagenti chimici necessari per effettuare i test, prima che l’economia dello stato possa essere fatta ripartire.

Storia simile nel vicino New Jersey, dove la curva del virus dimostra segni di appiattimento in alcune aree e di aumento in altre, secondo il governatore Phil Murphy.

Nel frattempo, il Presidente Donald Trump ha lodato le proteste negli stati governati dai rivali Democratici, affermando che i governatori “hanno esagerato” nell’imporre le misure di distanziamento sociale (le stesse approvate da lui stesso) per la pandemia. E questo ha complicato il messaggio arrivato agli investitori su quanto bene stia lavorando il governo federale con gli stati nel rimettere il paese al lavoro. I future Dow indicano un’apertura al ribasso a Wall Street questo lunedì.

Necessari tagli e ancora tagli

Ma, tornando alle scorte di greggio, il bisogno di un taglio della produzione non potrebbe essere più impellente.

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L’Agenzia Internazionale per l’Energia, con sede a Parigi, si aspetta che domanda di greggio ad aprile scenda di 29 milioni di barili al giorno a livelli che non si vedono da un quarto di secolo. E questo sarebbe pari a circa il 29% del dato del 2019 di una domanda giornaliera mondiale di 100 milioni di barili.

L’alleanza GLOPEC dei produttori mondiali, intanto, ha ufficialmente promesso di tagliare solo 9,7 milioni di barili al giorno, malgrado le affermazioni di Trump secondo cui i tagli reali saranno vicini a 20 milioni di barili al giorno. I ministri dell’energia di Arabia Saudita e Russia avevano dichiarato, prima della chiusura dei mercati la scorsa settimana, che stavano controllando la situazione per capire se fossero necessari ulteriori tagli.

Pioneer Natural Resources (NYSE:PXD) e Parsley Energy (NYSE:PE) durante un incontro della scorsa settimana hanno chiesto alla Texas Railroad Commission (che regola la produzione del più grande stato produttore USA) di costringere ad un taglio obbligatorio del 20% della produzione nella sua giurisdizione.

“L’industria sarà spazzata via se non saranno introdotti dei tagli”, ha affermato l’amministratore delegato di Pioneer Scott Sheffield.

“Vedremo greggio a 3-10 dollari al barile nel secondo semestre”.

Ma altri, come Chevron (NYSE:CVX) e Marathon Oil (NYSE:MRO), sono invece contrari.

“Potrei dire che tra i produttori globali, gli USA hanno agito per primi ed hanno agito in modo piuttosto forte”, ha dichiarato l’amministratore delegato di Marathon Lee Tillman.

“La morale della favola è che abbiamo già tagliato, e molto”, afferma Tillman, aggiungendo che i trivellatori di scisto in Texas stanno per tagliare le spese in conto capitale, ossia quelle legate ad esplorazioni e trivellazioni, di ben il 50% quest’anno.

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Sul fronte globale, le compagnie petrolifere hanno tagliato le spese per esplorazioni e trivellazioni del 26%, o 60,5 miliardi di dollari, secondo i dati di Reuters.

Tuttavia, per quanto riguarda gli USA, i trivellatori potrebbero diventare vittime del loro stesso successo, ossia dell’efficienza delle trivellazioni.

La produzione USA totale è circa l’1,7% in più di un anno fa, con la produzione ancora stimata a 12,3 milioni di barili al giorno per la scorsa settimana, contro il massimo storico di 13,1 milioni di marzo.

“Il settore upstream USA al momento utilizza 438 impianti in meno, pari al 72,8%, ma produce 3.425.000 barili al giorno (il 38,6%) in più rispetto all’ottobre 2014”, spiega Dominick Chirichella, direttore del rischio e del trading dell’Energy Management Institute a New York.

I tori dell’oro cercheranno di reclamare i 1.700 dollari

Sul fronte dei metalli preziosi, l’oro ha aperto in Asia a poco meno di 1.700 dollari l’oncia, il livello da cui era sceso venerdì quando il mantra “prossima riapertura” a Wall Street riferito alle imprese USA dopo il COVID-19 aveva innescato le prese di profitto.

Gold Futures Weekly Price Chart

Grafico prezzi settimanali dei future dell’oro

Gli analisti, tuttavia, sono ottimisti circa un eventuale ritorno dell’oro su una strada che lo porterà a testare i massimi di 1.800 dollari e, magari, anche i massimi storici sopra 1.900 dollari.

“L’oro resterà supportato dalla raffica di stimoli monetari e fiscali che saranno presenti nell’immediato futuro”, spiega Ed Moya, analista della piattaforma di trading online OANDA.

“Le richieste di oro al massimo storico in termini di dollari stanno lentamente diventando lo scenario normale, perciò potremmo vedere la volatilità aumentare nelle prossime settimane”.

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