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DailyFX Morning Adviser, i puntini si uniscono

Pubblicato 06.10.2014, 09:30
Aggiornato 11.09.2019, 13:55
EUR/USD
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Davide Marone, 6 ottobre 2014

Parafrasando le ormai celebri parole di Steve Jobs, di cui è appena ricorso il terzo anniversario della morte, ci ritroviamo in questa sede nella situazione per la quale andando a ritroso con le elucubrazioni fatte nelle ultime settimane effettivamente “uniamo i puntini”. E’ infatti da qualche mese, ma in particolare nell’ultimo, che abbiamo auspicato e via via trovato conferme del rafforzamento del dollaro americano e non solo da un punto di vista tecnico, ma anche attraverso una giustificazione che provenisse dal fronte macro andando a considerare elementi quali i differenziali sui tassi di interesse con le altre aree economiche di riferimento, i ritmi di inflazione misurata ed attesa, il tasso di disoccupazione la situazione del lavoro nel suo complesso negli Stati Uniti d’America. Ed è proprio su questo ultimo fronte che giungiamo a connettere i puntini. Venerdì infatti abbiamo assistito alla pubblicazione dei dati sul mercato del lavoro degli Usa che rappresenta la ciliegina sulla torta di tutto il quadro di ragionamento portato avanti in queste settimane: i nuovi posti di lavoro creati nel mese di settembre sono stati 248mila, a fronte di attese per 215mila, il dato precedente è stato rivisto a 180mila e il tasso di disoccupazione è clamorosamente sceso sotto la soglia del 6% e precisamente al 5,9%. Qualche rapida analisi va però compiuta, quanto meno con sguardo più attento di quanto di primo acchito i numeri lascino intendere: la disoccupazione è scesa ma lo stesso ha fatto il tasso di partecipazione che si è attestato al 62,7%, in calo rispetto al 62,8% di agosto e il 62,9% di luglio e dunque ai minimi dal 1978. Si tenga conto che nel 2000, questo era a al 67,3%. Dunque ad un calo della disoccupazione è inevitabilmente legata una riduzione dell’offerta di lavoro e cioè sempre più persone sono scoraggiate e non cercano attivamente un’occupazione. Inoltre resta alta la quota dei lavoratori part-time e mancano quegli elementi di tensione inflazionistica come l’incremento dei salari che sono addirittura leggermente calati. Ampliando l’orizzonte di analisi potremmo ride che in tempi di forward guidance quantitativa “à la Bernanke”, di per sé l’evento di venerdì avrebbe rappresentato perfino uno snodo cruciale per la politica monetaria della Federal Reserve. Il cambio al timone della banca centrale americana ha poi, come sappiamo, modificato la relazione tra dati e azioni da implementare e si è andati nella direzione di una qualitative forward guidance improntata alla eliminazione dei thresold su disoccupazione e inflazione e volta a valutazioni overall di queste due grandezze macroeconomiche. Ma di Yellen e politica monetaria Fed ormai sono già noti gli aspetti principali ed è dunque in una luce diversa che bisogna leggere questi dati. Ora il dollaro americano risponde positivamente a tutte le release migliori delle aspettative perché è in questa direzione che sono tornati a muoversi i flussi di liquidità, dismessi da tutte quelle valute che per motivi diversi stanno vivendo fasi di svalutazione. Sarò una situazione di medio-lungo termine? Non vi sono ancora tutti gli elementi sufficienti per poterlo dire ma è innegabile che anche da un punto di vista tecnico il rafforzamento del biglietto verde non appaia concluso e, sebbene vivrà delle fasi di ritracciamento anche importanti, sarà attraversato dalla fine del tapering e dalle aspettative crescenti su rialzi dei tassi che verosimilmente ne faranno proseguire il percorso. La valutazione del FXCm Dow Jones Dollar Index è mai come in questi casi d’uopo, se pensiamo che ci troviamo ai massimi da oltre 4 anni e che esso è davvero rappresentativo delle dinamiche del dollaro americano contro valute che hanno tutte caratteristiche diverse da un punto di vista di situazioni complessive di dati macro e politica monetaria delle rispettive banche centrali. Guardiamo perciò ancora a vista importanti massimi dello stesso a 11.260 punti.

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EURUSD

L’hidden smash ribassista sul settimanale di inizio mese di settembre è stato da manuale come segnale bearish di medio periodo. Le candele weekly successive sono state esemplificative della forza del segnale in quanto long black con chiusure vicino ai minimi e dunque un’escursione di prezzo di oltre tre figure e mezzo. E dal daily non sono che arrivate conferme in questo senso, con dei ritracciamenti che non sono stati neanche troppo significativi anche in ottica di tenuta psicologica nella detenzione della posizione. Daily che ancora ci mostra la potenzialità di pattern di divergenza regolare rialzista che non prenderemo naturalmente in considerazione se non a precisi segnali di prezzo. Il grafico a 4 ore ci mostra con evidenza ancora delle importanti aree di confluenza grafica di vendita: 1,2580 su tutte, con il transito preciso della media mobile esponenziale a 21 periodi che dunque potrebbe essere l’area ricercata in ottica di dismissione di molte posizioni corte sul cambio. Ad ora il grafico orario ci suggerisce una correzione di entità inferiore con area 1,2530 che già potrebbe condurre a vendite di breve verso 1,25 che, se rotto, ci farebbe guardare ad area 1,2465/70. Azzardati, ma tecnicamente sensati gli acquisti sopra 1,2530 a ricopertura degli hidden gap fino ad area 1,2560 (pivot daily) e 1,2580.

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USDJPY

Ottimo anche il quadro tecnico del cambio. Sul settimanale sono arrivate tutte le conferme rialziste attese e sul daily si è quasi realizzato un perfetto minimo di breve termine in area media 21 che comunque potrebbe attivare la sua valenza rialzista al superamento di punti di massimo a 110. Fino a quel momento la possibilità di pattern di doppio massimo sussiste ma questo va implementato su rotture ribassiste precise sotto l’area di 108,75 e ancor meglio sotto quella di 108,40 per obiettivi che possono anche essere ambiziosi in primo luogo a 107,35. Il grafico a 4 ore grazie all’ottima media mobile esponenziale a 100 periodi è esemplificativo. Il grafico orario mostra ancora l’area di 109,50 come punto di acquisto verso i massimi (110,40 il primo obiettivo su breakout rialzisti), con stop vicino e possibilità di girarsi per la ricerca di 109,10 e 108,85 su ampi ritracciamenti.

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GBPUSD

Long black settimanale che rappresenta un forte segnale bearish la prima cosa che balza alla vista in ottica di analisi di medio periodo. Da seguire peraltro su questo time frame un pattern potenziale di divergenza regolare rialzista che non rappresenta tuttavia una questione imminente. Il daily ci conferma quanto visibile sul weekly, mentre il 4 ore ci evidenzia una situazione molto simile a quella dell’eurodollaro laddove è in area 1,6060 che potrebbero arrivare le ricoperture alle ampie posizioni corte in essere da venerdì. Idem sul grafico orario dove è invece la soglia psicologica di 1,60 a costituire il primo punto di confluenza grafica per delle vendite in direzione 1,5945. 1,59 naturalmente l’obiettivo successivo. In senso ribassista vicino anche lo sviluppo di una divergenza inversa con conferme ai primi swing dello stocastico.

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AUDUSD

Settimanale su punti importanti dal punto di visa ciclico ed il raggiungimento di prezzo sui punti di minimo di inizio anno è molto significativo in questo senso. Inevitabili da questi punti gli acquisti quantomeno di breve per la ricerca di area 0,8750, dal quale potrebbero ripartire delle vendite nuovamente in direzione 0,87. Da considerare il superamento di area 0,8750/65, prima di posizioni lunghe dal money management prudente in direzione 0,8820.

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