Oro, palladio, nickel, brent, grano, franco svizzero e yen. Queste le materie prime e le valute che più stanno beneficiando dell’escalation della tensione in Ucraina. Cameron e Obama hanno già preannunciato un inasprimento delle sanzioni per Mosca, poco propensa ad applicare l’accordo di Ginevra. In uno scenario che è difficile dire dove potrebbe portare, analizziamo i riflessi sul mercato delle commodity e tra le maggiori valute.
Oro
È a lui che si guarda quando le cose si mettono male. Quintessenza del bene rifugio, il metallo giallo nella settimana al 22 aprile ha visto le posizioni nette lunghe, la differenza tra contratti rialzisti e ribassisti, salire per la prima volta in cinque rilevazioni a 90,5 mila contratti. Dopo il -28% registrato nel 2013, da inizio anno l’oro ha guadagnato oltre 8 punti percentuali.
Palladio
Da Mosca arriva il 40% della produzione mondiale (dal colosso minerario Norilsk Nickel e dalle scorte detenute dalla Banca centrale e dal Gokhran, l’ente statale che gestisce gli stock di metalli preziosi e gemme) mentre il Sud Africa rappresenta il 37% del totale. Già decimata dagli scioperi dell’industria mineraria sudafricana, l’offerta di questo metallo è quindi particolarmente sensibile al possibile inasprimento delle sanzioni contro la Russia. Da inizio anno le quotazioni del palladio sono cresciute del 12,6%.
Nickel
Massimi da 15 mesi a 18.715 dollari la tonnellata per il nickel, il metallo utilizzato per la produzione di acciaio inossidabile, il cosiddetto “acciaio inox“ (65% del totale). Dopo il bando alle esportazioni indonesiane (dal Paese arriva circa il 20% dell’offerta mondiale), un calo dell’offerta russa finirebbe per spingere ulteriormente al rialzo i prezzi.
Petrolio Brent
La Russia rappresenta il primo esportatore di petrolio al mondo e il ritorno della tensione sta sostenendo le quotazioni in area 110 dollari il barile.
Grano di Londra
Russia e Ucraina rappresentano due colossi per quanto riguarda le forniture di grano e operazioni militari da un lato e ritorsioni dall’altro potrebbero ridurre drasticamente l’export dei due paesi. Questo, sommato con la siccità che sta colpendo i raccolti a stelle e strisce, ha permesso ai prezzi di questa commodity a Chicago di riportarsi sopra i 7 dollari per bushel.
Yen e franco
Mutatis mutandis il discorso fatto per l’oro. Si tratta di due valute rifugio per eccellenza che vengono privilegiate dal clima di avversione al rischio: nell’ultimo mese la divisa nipponica è cresciuta di circa mezzo punto percentuale mentre quella della confederazione è salita dell’1%.