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EUR in calo in vista della BCE, i mercati emergenti subiscono perdite

Pubblicato 05.03.2015, 10:57
Aggiornato 07.03.2022, 11:10

Market Brief

Gli eventi chiave di oggi sono gli annunci di BoE e BCE e la conferenza stampa del presidente della BCE Draghi (rispettivamente alle 12:00, 12:45 e 13:30 GMT). Entrambe le banche opteranno prevedibilmente per il mantenimento dello status quo, anche se il discorso del presidente della BCE Draghi dovrebbe innescare un movimento dei prezzi nelle ore successive. Ieri le vendite sul complesso EUR hanno subito un’accelerazione a New York, nella notte l’EUR/USD è sceso a 1,1026, nuovo minimo storico da 11 anni. Alcuni ritengono che la rinnovata debolezza dell’EUR sia dovuta alle crescenti apprensioni legate al QE che inizierà la prossima settimana, altri ritengono che i disordini in Grecia pesino fortemente sulle spalle dell’EUR. Il miglioramento delle previsioni economiche della BCE costituisce oggi il rischio per i corti sull’EUR, anche se il giudizio generale rimane nettamente negativo. Il supporto chiave giace al livello psicologico a 1,10; sotto questo livello si susseguono gli stop e consistenti barriere legate alle opzioni.

Negli USA, il dato ADP ha mostrato che, a febbraio, l’economia ha creato 212.000 nuovi posti di lavoro nel settore privato, il rilevamento riferito al mese precedente è stato rivisto notevolmente al rialzo, a 250K (da 213K). I tori dell’USD rimangono al comando, soprattutto contro le valute dei mercati emergenti. L’USD/TRY ha raggiunto un nuovo massimo storico pari a 2,5773, mentre l’USD/ZAR ha compiuto un rally fino a 11,8578. L’USD/BRL ha testato il livello a 3,00, sebbene, come da attese, la Banca Centrale del Brasile abbia alzato il tasso Selic di 50 punti base, portandolo al 12,75%. Poiché la decisione era già scontata, il rialzo del tasso non ha avuto grosse ripercussioni sui prezzi del forex. Vi sono buone probabilità che la propensione per l’USD continui fino alla pubblicazione dei dati sulle buste paga non agricole, sulla disoccupazione e sulle retribuzioni in programma venerdì. Per la prima volta dal settembre del 2014, i rendimenti dei decennali USA hanno superato la media mobile a 100 giorni (2,1163%).

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L’USD/JPY e i cross con lo JPY hanno avuto un andamento fiacco a Tokyo. Sopra 120 permangono solide offerte per l’USD/JPY e restano da superare consistenti barriere legate alle opzioni. La resistenza chiave continua a essere costituita da 120,47/48 (doppio massimo 11-12 febbraio), gli ordini dovrebbero arrivare in area 118,77/119,17 (medie mobili a 50 e 21 giorni). L’EUR/JPY è sceso ai minimi da un mese, il MACD (12-26) è entrato in area ribassista, il che suggerisce una forte sensibilità al sentiment negativo per l’EUR in vista della BCE e del discorso di Draghi di oggi. Le barriere per le opzioni in scadenza oggi si susseguono sotto 132,80.

In Australia, a gennaio il deficit commerciale ha superato le previsioni, attestandosi a 980 milioni di AUD (rispetto ai -925 mln previsti e al dato rivisto, pari a 503 mln, di febbraio). Lowe (RBA) ha detto che le variazioni delle politiche monetarie a livello globale hanno esercitato “pressioni al rialzo sul valore di altre valute, nei cui paesi la necessità di stimoli monetari è inferiore”. Sebbene il rialzo dell’AUD generi un calo della domanda interna, i segnali di nuovi stimoli pesano sul complesso AUD. L’AUD/USD continua a essere offerto in area 0,7845/60. S’intravede un’ulteriore resistenza a 0,7943/0,8000 (media mobile a 50 giorni / massimo del trend ribassista da ottobre 2014 a febbraio 2015).

Come da attese, la Banca del Canada (BoC) ha mantenuto invariato il tasso di riferimento allo 0,75%. L’USD/CAD è sceso a 1,2407 (base del triangolo di gennaio-febbraio). Gli indicatori di trend e momentum favoriscono un’ulteriore ripresa del dollaro canadese, la base del triangolo simmetrico in formazione dal 22 gennaio dovrebbe conferire supporto prima dei dati sul lavoro di USA e Canada (in uscita venerdì). Una violazione sotto la base dovrebbe intensificare le coperture di corti in CAD, a patto che resistano i prezzi del petrolio.

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Gli operatori monitoreranno anche i seguenti dati: tasso di disoccupazione riferito al quarto trimestre in Francia; ordinativi alle fabbriche m/m e a/a di gennaio in Germania; produzione industria e servizi e ordini industriali m/m e a/a di gennaio in Svezia; immatricolazioni di nuovi veicoli di febbraio nel Regno Unito; PIL definitivo (t4) t/t e a/a in Italia; PMI aggregato settore distribuzione di febbraio in Germania, Francia, Italia ed Eurozona; produttività e costo unitario del lavoro settore non agricolo (dato definitivo) riferiti al quarto trimestre, richieste iniziali e continue di sussidi di disoccupazione, aggiornate rispettivamente al 28 e al 21 febbraio, ordinativi alle fabbriche di gennaio negli USA; indice PMI (Ivey) di febbraio in Canada

Ipek Ozkardeskaya, Market Analyst,
Swissquote Europe Ltd

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