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Euro aggiorna minimi a 9 anni dopo che l'indice Cpi passa in negativo

Pubblicato 08.01.2015, 06:50
Aggiornato 09.07.2023, 12:32

Trend weekly ribassista dal 04.05.2014
Trend daily ribasissta dal 08.05.2014

L'Eurostat ha annunciato oggi che in base alle sue stime preliminari i prezzi al consumo sono calati nella zona euro a dicembre dello 0,2%. Si tratta del primo calo dall'ottobre del 2009. Gli economisti avevano atteso un calo dello 0,1%. La deflazione, ovvero il calo dei prezzi al di sotto la fatidica soglia dello zero era attesa per i prossimi mesi; a questo punto vengono a cadere le ultime resistenze all’interno della Bce, tra chi mostrava ancora scetticismo sull’ipotesi di un QE in grande stile. Nel suo consueto report, l’Eurostat segnala che i prezzi dei prodotti energetici hanno evidenziato un rosso del 6,3%, contro il -2,6% di novembre, mentre l’altra componente storicamente più volatile, quella relativa ai prezzi dei prodotti alimentari, non fa registrare variazioni. L’indice calcolato al netto delle componenti più volatili (il c.d. indice "core”) ha messo a segno un +0,8%, in risalita rispetto al +0,7% precedente. Oltre alla deflazione, preoccupa anche il crollo delle quotazioni del greggio innescato da un’offerta che continua a crescere, a seguito del balzo dell’output statunitense e dell’indisponibilità dell’Opec a ridurre i livelli produttivi, e di una domanda inevitabilmente fiaccata dall’andamento della congiuntura globale. Il Brent, il benchmark di riferimento mondiale, è passato dai 112 dollari di giugno agli attuali 50,8 dollari il barile. Sempre ieri l’Eurostat ha comunicato che il tasso di disoccupazione è rimasto a novembre invariato all’11,5%. Il dato è conforme alle previsioni degli economisti. Il numero totale dei senza lavoro è aumentato, rispetto al mese di precedente, di 34.000 unità a 18,394 milioni. Tra i singoli Paesi il più elevato tasso di disoccupazione lo hanno registrato la Grecia (25,7%) e la Spagna (23,9%), il più basso l'Austria (4,9%) e la Germania (5%). Nell'intera Unione Europea il tasso di disoccupazione è sceso a novembre, rispetto ad ottobre, dal 10,1% al 10%. Dall’altra parte dell’oceano, invece, il sondaggio ADP (Automatic Data Processing) ha registrato a dicembre la creazione di 241 mila nuovi posti di lavoro nel settore privato rispetto ai 227 mila di novembre (dato rivisto da +208 mila). Il mercato pronosticava un dato pari a +225 mila; mentre la bilancia commerciale a stelle e strisce, ha registrato a novembre un deficit di 39 miliardi di dollari, in restringimento rispetto al disavanzo di 42,2 miliardi di dollari della precedente rilevazione (dato rivisto da -43,3 miliardi). Le attese erano per un deficit di 42 miliardi di dollari. Dal punto di vista valutario, terminate definitivamente le festività natalizie, la liquidità torna a pieno regime e nei mercati inizia ad aumentare anche la volatilità, come appunto stà succedendo nelle ultime sedute tra la moneta unica ed il green back. Per quanto riguarda la prima valuta, l’euro continua a sprofondare giorno dopo giorno, colpito da una pesante speculazione e dai timori di un uscita forzata del paese ellenico dall’Unione Europea. Mentre per quanto riguarda il dollaro americano si afferma quale moneta più forte in assoluto nel panorama forex, ciò si evince anche dall’indice benchmark “Dollar Index” che misura la forza del USA dollar rispetto ad un paniere di valute, il quale si è riportato sui massimi assoluti in area 11.680 punti. Ieri l’euro ha subito un ulteriore tracollo portandosi a pochi punti dal livello psicologico a 1,1800 nei confronti del dollaro americano, raggiungendo nuovi minimi a quasi 9 anni. La debacle di ieri è dovuta principalmente alla discesa in territorio negativo dell’inflazione dell’eurozona, è molto probabilmente anche nelle prossime sedute avremo ulteriori affondi ribassisti a causa dei timori delle elezioni greche previste per il 25 gennaio e dalle aspettative che la Bce avvii già questo mese il piano di acquisti di titoli di Stato dell’Eurozona. Ritornando all’aspetto prettamente tecnico – grafico della major, sia il settimanale che il giornaliero, esprimono con chiarezza il quadro ribassista di fondo; con tale scenario ci sono ottime probabilità che il cambio potrebbe raggiungere anche il livello psicologico a 1,5000 nelle prossime sedute. Ovviamente, come già anticipato nelle passate analisi, cercheremo di entrare a mercato in vendita sulla coppia seguendo le primarie basi della price action ovvero o subito dopo una fase di ritraccaimento ed in particolare dopo la formazione di una swing high, oppure al classico ritest di un livello statico, sempre su indicazione di un valido pattern short.Eur/Usd

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