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Facciamo un po’ di conti: l’IPO di Porsche è stata un successo?

Pubblicato 30.09.2022, 15:17
Aggiornato 09.07.2023, 12:32

Ieri, 29 settembre, la storica casa automobilistica Porsche AG (F:P911_p) (F:P911_p) ha debuttato nella Borsa di
Francoforte e, dopo una partenza razzo, ha chiuso a 82,50€ (pari al prezzo di collocamento). Si tratta di una valutazione di 75 miliardi di euro, quindi la più grande IPO dal 2011 in Europa e dal 1996 in Germania. In più, se confrontiamo la capitalizzazione di Porsche AG con quella della capogruppo Volkswagen (ETR:VOWG) (ieri ha chiuso con un Market Cap pari 78 miliardi di euro), risulta che il brand di auto di lusso vale come il 96,3% di Volkswagen.

Prima dell’IPO, Porsche AG era controllata al 100% dal Gruppo Volkswagen (ETR:VOWG) così come gli altri marchi premium Lamborghini, Ducati, Audi, Bentley e quello più economico Skoda. A sua volta il Gruppo Volkswagen ha come socio di maggioranza (53,3% dei diritti di voto) la holding Porsche SE (PAH3.DE) che è interamente controllata dalla famiglia Porsche-Piëch (attenzione a non confondere Porsche AG, coinvolta nell’IPO, con Porsche SE). Nell’immagine sotto viene proposto uno schema riassuntivo degli azionisti di Porsche SE, Volkswagen AG e di Porsche AG pre-IPO.



Dopo la quotazione, le azioni di Porsche AG sono 911 milioni (in omaggio al modello più famoso prodotto dal conglomerato) suddivise in 50% azioni ordinarie e 50% azioni privilegiate. Ricordo che le azioni privilegiate, a differenza di quelle ordinarie, non hanno alcun diritto amministrativo (quindi niente diritto di voto) ma solo patrimoniali (in questo caso di ricevere i dividendi con una maggiorazione di 0,01€).

Oggetto dell’IPO sono state solo il 25% delle azioni privilegiate (Greenshoe inclusa), quindi ¼ del capitale sociale. Quest’ultime sono state sottoscritte sul mercato primario (quindi solo da investitori istituzionali) in data 28 settembre al prezzo di 82,50€, ovvero all’estremità superiore della forchetta tra 76,5 e 82,50 euro annunciata all’inizio del mese.


Proprio in merito al fatto che l’IPO ha coinvolto solo azioni privilegiate, Stefano Gatti, Antin IP Professor of Infrastructure Finance nel Dipartimento di Finanza dell’Università Bocconi, ha scritto sul Sole 24 Ore: “Ci troviamo di fronte a una quotazione di azioni senza diritti di voto. Gli azionisti abdicano a qualsiasi controllo sull’azienda […] e non si parla di azionisti retail ma di investitori istituzionali, quelli che dovrebbero svolgere un ruolo critico nei confronti del management, specie in un settore come quello automotive che sarà segnato nei prossimi anni da cambiamenti radicali”. Direi che queste parole sono più che eloquenti.

Oltre all’IPO, Porche SE si è impegnata ad acquistare il 25% più 1 delle azioni ordinarie di Porsche AG pagando un premio rispetto al prezzo di collocamento del 7,5% (quindi 88,69€ ad azione). In questo modo i diritti di voto di Porsche AG sono suddivisi tra Volkswagen e Porsche SE rispettivamente per il 75% meno 1 azione e per il 25% più una azione. A ben vedere questo cambiamento non risulta poi così rilevante dato che, come già ricordato, Porsche SE è anche il socio di maggioranza del Gruppo Volkswagen. Nell’immagine sotto viene proposto uno schema riassuntivo degli azionisti di Porsche AG post-IPO.

Un elemento che non deve passare inosservato è che Volkswagen ha già comunicato che convocherà un’assemblea generale straordinaria nel dicembre 2022 per proporre ai suoi azionisti di distribuire all’inizio del 2023 un maxi dividendo speciale pari al 49% del ricavato totale lordo dal collocamento delle azioni privilegiate e dalla vendita delle azioni ordinarie alla holding Porsche SE. Questo aspetto è molto importante perché ci dice che non tutto il capitale raccolto verrà investito per la transizione all’elettrico e per la digitalizzazione che, a detta di Volkswagen, è l’obiettivo numero uno. Infatti, ricordo che nel Planning 69 di Volkswagen (presentato a novembre 2020) si prevedevano investimenti di circa 73 miliardi di euro per l’elettrificazione, i propulsori ibridi e la tecnologia digitale nei prossimi 5 anni.
Sulla base della tabella sotto si evince che dei 19,5 miliardi di euro raccolti solo 9,9 miliardi rimarranno dentro il Gruppo.



Per concludere, si può certamente dire che l’IPO di Porsche AG ha avuto un gran successo (ricordo nuovamente che vale quanto il 96,3% di Volkswagen), ma, allo stesso tempo, non si può dimenticare che ieri il mercato ci ha detto che ora gli investitori istituzionali si “accontentato” anche solo delle azioni senza diritto di voto.

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