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FED in "emergenza", tassi quasi a zero e QE da 700 miliardi. Ma non basta...

Pubblicato 16.03.2020, 11:57
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Con una mossa eclatante, la Federal Reserve si è incontrata nel fine settimana e ha annunciato – poco prima dell'apertura dei mercati asiatici – che avrebbero ridotto i tassi dell'1% (portandoli quasi a zero) e introdotto un QE per un totale di 700 miliardi di dollari. Il tutto in coordinamento con altre banche centrali per cercare di ridurre i tassi di swap overnight. E' evidentemente una manovra che prova a arginare la crisi legata al coronavirus, ma ricordiamoci che ultimamente il dollaro è aumentato di valore perché i tassi di swap dei finanziamenti overnight nel mercato valutario si sono intasati. La Fed ha cercato di togliere questo blocco.

Gli effetti, sino a questo momento, lato dollaro sono sì presenti ma non come ci si poteva immaginare. Dopo altri -100 pb di sconto sul tasso dei fondi federali (ovvero un totale di -150 pb nelle ultime due settimane, tutti in tagli di emergenza) e la Fed impegnata in un QE di $ 700 miliardi, si potrebbe pensare a una ripresa del rischio (o almeno a un arresto del sell-off). Niente di tutto ciò, l'intervento ha provocato una rinnovata pressione di vendita sugli asset a rischio. Il petrolio sta di nuovo calando bruscamente, sotto 30$ al barile, i futures statunitensi sull'azionario accumulano altre perdite (circa -5%) e le valute legate alle materie prime sono tutte più deboli. Questo perché si inizia ad avere paura che ci sia qualcosa di ancora più drammatico all'orizzonte.

In un mare di incredibili statistiche finanziarie delle ultime settimane, troviamo anche l'oro che continua a perdere terreno testando ormai l'area dei 1500 dollari (dopo aver testato I 1700 dollari, ovvero un crollo di ben 200 dollari). Più chiamate a margine intervengono, più il metallo giallo va venduto...

Oggi avremo un calendario economico soft, l'unico dato interessante sarà l'Empire State Manufacturing Index della Fed di New York alle ore 13:30. Le previsioni indicano una crescita continua anche a marzo, seppure nettamente inferiore a febbraio: stiamo parlando di +3,0 (da +12,9 del mese scorso).

In calendario non abbiamo banchieri o membri di banche centrali, ma vista la situazione nulla a questo punto può essere escluso.

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