Nella favola di Esopo, il satiro, il protagonista, dichiara di non potersi fidare di un uomo che soffiava sulle mani per riscaldarle e sul cibo per raffreddarlo, con lo stesso fiato.
I tori del gas naturale potrebbero essere spinti a riflettere da questa lezione della mitologia greca ora che il clima li ha illusi di nuovo, con le previsioni di caldo in arrivo dopo il freddo della scorsa settimana.
Mentre i partecipanti dei mercati attendono i dati settimanali sulle scorte di gas del governo USA alle 10:30 ET (15:30 GMT), le stime degli analisti di Investing.com indicano che le compagnie in tutto il paese dovrebbero aver ritirato 151 miliardi di piedi cubici dalle scorte la settimana scorsa per provvedere al riscaldamento durante l’ondata di gelo.
In arrivo un forte calo settimanale
Se fosse vero, sarebbe il calo maggiore delle scorte dai 201 miliardi di piedi cubici utilizzati per energia e riscaldamento nell’ultima settimana di gennaio, coincisa con un’altra ondata di gelo.
Le previsioni di 151 miliardi di piedi cubici per la scorsa settimana sarebbero inoltre superiori alla media di 122 miliardi su base quinquennale per la settimana terminata il 21 febbraio.
Tuttavia, sarebbero inferiori ai 167 miliardi consumati nella stessa settimana di un anno fa.
Soprattutto, il clima più caldo suggerisce che il calo della scorsa settimana, come quello di questa, potrebbe essere tra gli ultimi grossi a tripla cifra prima della fine della stagione fredda, fra un mese.
Certa impennata delle scorte di fine stagione
“A questo punto della stagione, il livello del freddo in arrivo non è sufficiente a prevaricare sulle scorte e ad impedire che chiudano la stagione in surplus”, spiega Dan Myers, analista di Gelber & Associates, un’agenzia di consulenza sul rischio del gas a Houston.
Ed esattamente quale potrebbe essere questo surplus di fine stagione?
In base ad una previsione pubblicata all’inizio della settimana dalla U.S. Energy Information Administration, le scorte di gas dovrebbero chiudere la stagione di riscaldamento invernale 2019–20 a 1,935 miliardi di piedi cubici, il 12% in più rispetto alla media quinquennale.
L’EIA prevede inoltre che le scorte di gas raggiungano i massimi storici entro fine ottobre, in conseguenza di una combinazione tra un inverno mite ed una produzione di carburante incontrollata.
E questo spinge a chiedersi quale impatto il clima mite e le previsioni di scorte più alte avranno sui prezzi del gas.
I prezzi puntano a nuovi minimi del 2016
A ieri, il contratto del gas con consegna a marzo sull’Henry Hub del New York Mercantile Exchange è riuscito ad aggrapparsi al livello di supporto di 1,80 dollari prima della scadenza.
Ma il contratto dei future di aprile, il nuovo riferimento a partire da oggi, è già affondato sotto il supporto di 1,80 dollari e potrebbe scendere ancora più giù, ai minimi del 2016, se dovesse infrangere il minimo di 1,752 dollari dell’11 febbraio.
“Gli scambi invernali sembrano destinati a riportare il gas ai minimi di quattro anni”, dice Myers.
Il clima potrebbe migliorare per i tori del gas?
Non ci sono molte possibilità che succeda, spiega Dominick Chirichella, direttore del rischio e del trading dell’Energy Management Institute di New York.
“Le temperature dovrebbero cominciare il periodo di 11-15 giorni vicino ad un livello inferiore alla norma negli Stati Uniti centrali ed orientali, prima di diventare più calde successivamente”, afferma Chirichella.
Dal clima ai carichi di GNL, non c’è scampo per i tori del gas
Sebbene le temperature saranno “stagionali” ad occidente, i sistemi climatici altrove sono stati volatili, più freddi inizialmente e molto più caldi successivamente nella parte centrale ed orientale.
A complicare le cose, le letture del GEFS (un sistema di previsioni globali composto da 21 previsioni separate) sono più fredde rispetto a quelle del CEPMMT, il Centro Europeo per le Previsioni Meteorologiche a Medio Termine.
“Considerato come è andato quest’inverno, scommettere su una conclusione più calda delle previsioni sarà probabilmente la cosa più saggia”, afferma Chirichella. “Sembra essere il trampolino di un periodo di 16-30 giorni quasi primaverili”.
E non è solo il clima a pesare sulla ripresa del gas USA.
La crisi del coronavirus che ha paralizzato la maggior parte della domanda energetica cinese ha colpito anche le consegne di GNL (gas naturale liquefatto) USA ai compratori cinesi.
“Un ulteriore impatto negativo sul mercato è il potenziale di un accumulo di carichi di GNL dalle scorte USA alla Cina”, spiega Myers.
“Se le principali città di produzione in Cina resteranno in quarantena/rallentamento la domanda di GNL resterà bassa”.