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Gli ultimatum nella fase finale della Brexit; i mercati FX si aspettano buon esito

Pubblicato 25.03.2019, 14:40

Era forse inevitabile che la fase finale per la Brexit sarebbe stata caratterizzata da una raffica di ultimatum, con la presunta scadenza assoluta del 29 marzo spostata al 12 aprile per una Brexit senza accordo ed al 22 maggio per una Brexit secondo il piano approntato da Londra e Bruxelles.

La sterlina è rimasta stabile contro il dollaro dopo che i leader nazionali UE hanno fissato i termini del loro ultimatum la scorsa settimana, in parte per via dell’iniziale debolezza del dollaro sulla scia dell’approccio cauto della Federal Reserve.

GBPUSD 60 Minute Chart

Ma i commentatori temono che i trader delle valute siano troppo ottimisti circa un esito positivo del caos attuale, con le loro apparenti aspettative che il Primo Ministro Theresa May (o il suo successore) e i parlamentari britannici possano cedere e chiedere una proroga più lunga, o almeno accettare l’accordo messo sul tavolo.

In base ai termini fissati dall’UE, un’eventuale proroga oltre il 22 maggio comporterebbe la partecipazione dei britannici alle elezioni europee che cominceranno il 23 maggio. Ciò, per molti, significherebbe che una Brexit significativa sarebbe condannata. E questo sembra l’esito che i mercati monetari si aspettano mantenendo la sterlina stabile, anche se una proroga più lunga probabilmente comporterebbe una forte impennata della valuta.

Ma i più razionali si aspettavano che gli elettori britannici respingessero la Brexit nel 2016 e si sono sbagliati. Queste presunte aspettative razionali hanno buone possibilità di essere di nuovo errate.

La settimana appena cominciata in ogni caso è piena di elementi imponderabili. May presenterà il suo accordo UE per un’altra votazione, se il presidente lo consentirà, insieme alle diverse scadenze, ma potrebbe anche non farlo se dovesse presentire che ci sarà una terza bocciatura.

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Il Parlamento deciderà se tenere una votazione sulle possibili alternative. Secondo il Guardian:

Il Parlamento voterà stanotte se prendere il controllo dell’agenda parlamentare e tenere una serie di votazioni indicative sulle opzioni alternative, tra cui l’unione doganale e un secondo referendum.

May potrebbe anche plausibilmente gettare la spugna e dimettersi, anche se è difficile prevedere a questo punto quanto il suo Partito Conservatore possa trovare un accordo su un nuovo leader, sebbene voglia evitare delle elezioni anticipate a tutti i costi.

Due jolly che in pochi avevano messo in conto stanno sproporzionalmente segnando il corso degli eventi: il cosiddetto confine irlandese, con cui si tenta di conciliare le inconciliabili posizioni del mantenere un libero commercio tra la Repubblica d’Irlanda e l’Irlanda del Nord senza incatenare l’intero Regno Unito in un’unione doganale, e le elezioni europee, a cui secondo Bruxelles il Regno Unito dovrà partecipare se sarà ancora ufficialmente membro dell’Unione.

Ci sono solo due modi per evitare di votare alle europee: un’uscita caotica il 12 aprile o una il 22 maggio secondo il piano di May, con un periodo di transizione fino al 31 dicembre 2020. In questo modo, i rapporti tra Regno Unito ed UE resterebbero più o meno gli stessi di ora, anche se si stanno elaborando i dettagli dei rapporti post-Brexit.

E questo vorrebbe dire anche accettare in buona fede le garanzie dell’UE circa il fatto che il confine irlandese non intrappolerebbe permanentemente il Regno Unito in un’unione doganale, anche se è difficile prevedere quale sarà il compromesso finale. Tuttavia, per tutte le sue imperfezioni, l’accordo deve cominciare a sembrare piuttosto buono per i sostenitori della Brexit del Partito Conservatore e dei loro alleati del Partito Unionista Democratico dell’Irlanda del Nord. Non ci sarebbe alcun confine irlandese nel caso di una Brexit senza accordo.

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Circa un milione di persone avrebbero partecipato a delle manifestazioni a Londra sabato per chiedere un secondo referendum. Ma il margine di supporto alla Brexit nel referendum del 2016 era di circa 1,3 milioni e Londra ha votato per restare nell’UE con un margine di 60 a 40, perciò è tutt’altro che certo che le proteste nella capitale, per quanto massicce, rispecchino la volontà della gente.

Forse i trader delle valute hanno ragione. Malgrado tutto lo Sturm und Drang che ci ha portati a questo momento, il Regno Unito potrebbe accettare l’accordo sul tavolo oppure ottenere una proroga che porterebbe ad una versione più mite della Brexit o a nessuna Brexit.

I pronostici, comunque, indicano una riduzione delle probabilità di una Brexit senza accordo, con una stima del 25% ed un calo a 3 a 1 da 5 a 1. Tuttavia, si sono sbagliati sull’esito del primo referendum.

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