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Greggio a nuovi minimi; l’oro brilla come asset rifugio

Pubblicato 03.06.2019, 14:38
Aggiornato 02.09.2020, 08:05
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Sarà questa la settimana in cui il West Texas Intermediate tornerà sotto i 50 dollari ed il Brent infrangerà il supporto dei 60 dollari?

Sarà allo stesso tempo poco sorprendente ed affascinante se dovesse succedere.

Il greggio USA è sceso sotto i 55 dollari al barile la settimana scorsa, rendendo i 50 dollari il prossimo test logico. Il riferimento britannico, nel frattempo, è arrivato a 56 centesimi dal lasciare il territorio di 60 dollari venerdì. Perciò, non saremmo sorpresi dal vederli segnare nuovi minimi questa settimana.

WTI 300-Min Chart

Grafici forniti da TradingView

Tuttavia, sarà affascinante se il mercato dovesse raggiungere davvero questi minimi. Questo perché meno di due mesi fa il WTI ha segnato un massimo del 2019 di 66,60 dollari ed il Brent ha raggiunto il picco al massimo dell’anno di 75,60 dollari. Questi massimi sono arrivati sulla scia dei tagli alla produzione OPEC e dalle sanzioni USA sulle esportazioni di greggio venezuelano ed iraniano che hanno consentito alla materia prima di segnare un rialzo di ben il 40% sull’anno.

Ora, ovviamente, tutta questa positività è evaporata. Al suo posto troviamo pessimismo e desolazione causati dalla drammatica escalation dello scontro commerciale USA-Cina e dagli inattesi dazi contro il Messico applicati dal Presidente USA Donald Trump.

Le dinamiche del greggio sono ora guidate dallo scontro commerciale, non dai tagli OPEC

Sebbene l’OPEC possa annunciare maggiori tagli alla produzione in occasione del vertice semestrale, per tentare di sostenere nuovamente il mercato, il membro dominante del cartello, l’Arabia Saudita, sembra stare avendo difficoltà a convincere il suo principale non-membro ed alleato, la Russia, a contribuire significativamente al piano, scrive Julian Lee di Bloomberg.

Stamane Lee ha affermato, parlando dell’OPEC:

“Il gruppo ha bisogno di dimostrare competenza ed unità di intenti se davvero vuole porre un limite più basso sui prezzi del greggio. Al momento sembrano non essere in grado neanche di trovare l’acqua in mare”.

Dominick Chirichella, direttore del rischio e del trading dell’Energy Management Institute di New York, afferma che il potenziale rallentamento dell’economia globale è stato il fattore che ha influenzato il greggio nell’ultimo mese, eclissando i tagli OPEC ed il rischio geopolitico.

Spiega Chirichella:

“Molti mercati di asset rischiosi sono stati colpiti fortemente, con il complesso azionario USA in calo nelle ultime cinque settimane consecutive, creando un’atmosfera negativa sul complesso petrolifero nonché sul complesso generale delle materie prime”.

Sebbene il detto “vendi a maggio e scappa” sia una pratica comprovata sul mercato azionario, l’indice S&P 500 dei titoli azionari USA è sceso di solo il 6% il mese scorso, rispetto alla perdita del WTI del 16% ed a quella dell’11% del Brent.

Non c’è stata tregua alla discesa del greggio questo lunedì, con il WTI a meno di 3 dollari dal tornare ai livelli di 40 dollari. Al Brent, da parte sua, mancano meno di 2 dollari per scendere sotto i 50.

Su un livello tecnico più cruciale, entrambi i riferimenti sono scesi sotto tutte le medie mobili giornaliere chiave, crollando dalla dma su 200 a sotto la dma su 5. Per valore in dollari, il greggio ha perso otre 14 dollari al barile dall’aumento di 24 dollari accumulato dai minimi della vigilia di Natale dell’anno scorso, il minimo durante il selloff del 2018. Si tratta di un tonfo di quasi il 60%.

E non è solo lo scontro commerciale a trascinare giù i prezzi del greggio. Anche la domanda di greggio è tutt’altro che straordinaria.

Le scorte di greggio USA sono scese di soli 0,28 milioni di barili nella settimana terminata il 24 maggio, in confronto alle previsioni di un calo di 0,86 milioni di barili, secondo i dati. Nelle due settimane precedenti, ci sono stati incrementi consecutivi di circa 5,0 milioni di barili.

I tori del greggio di solito contano su un’attività forte delle raffinerie e su pesanti consumi di benzina nel periodo precedente all’estate. Ma le raffinerie sono state lente a far ridurre il greggio in vista dell’estate, con i margini di profitto per la produzione di benzina a circa il 30% in meno rispetto ai livelli di un anno fa.

Goldman Sachs (NYSE:GS) ha notato tra le altre cose che “gli indicatori di attività più deboli sono finalmente al passo con il sentimento del mercato del greggio”.

La banca di Wall Street aggiunge:

“L’importanza e la velocità della mossa al ribasso sono state ulteriormente esacerbate dai crescenti timori per la forza della crescita della produzione statunitense e dall’aumento delle scorte”.

La U.S. Energy Information Administration nel report sulle scorte e la domanda della scorsa settimana ha reso noto che la produzione USA è tornata ai massimi storici di circa 12,3 milioni di barili al giorno, dopo il calo degli ultimi mesi. Il numero degli impianti di trivellazione attivi, che rispecchia la produzione futura, è salito la scorsa settimana per la prima volta in quattro settimane, segnalando una maggiore produzione all’orizzonte.

Ciononostante, non tutti sono ribassisti sul greggio, a quanto pare.

Un sondaggio di Reuters pubblicato stamane mostra che il Brent probabilmente resisterà vicino a 70 dollari per il resto dell’anno, per via di quelli che vengono definiti “rischi elevati per le scorte in Medio Oriente”.

L’indagine mensile condotta su 43 economisti ed analisti mostra che il riferimento britannico vedrà una media di 68,84 dollari nel 2019, pressoché invariato rispetto al sondaggio precedente che segnalava 68,57 dollari.

L’oro si consolida nei 1.300 dollari

Come il greggio, anche l’oro probabilmente vivrà una settimana densa di eventi. Nel caso del metallo prezioso, si tratterà di capire se continuerà a consolidarsi sul livello di 1.300 dollari riconquistato la scorsa settimana e raggiungerà massimi superiori ai 1.330 dollari.

Negli scambi asiatici di questo lunedì, l’oro spot, che rispecchia gli scambi dei lingotti, ha segnato il massimo di 10 settimane di 1.312,85 dollari.

Gold Daily Chart

I future dell’oro con consegna ad agosto scambiati sulla divisione Comex del New York Mercantile Exchange raggiungono i 1.317,75 dollari, il massimo dalla settimana terminata il 24 marzo.

Il cammino verso una resistenza minima nell’oro sembra essere in salita, con i timori per l’economia che spingono la domanda di un rifugio in un’inversione di rotta rispetto alle ultime settimane, in cui sembrava che il dollaro fosse il rifugio favorito dallo scontro commerciale.

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