Granturco e frumento sono schizzati di circa il 10% ciascuno dalla fine di agosto, mentre la soia è rimbalzata dell’8%, dando ai tori delle materie prime, consapevoli di essere rimasti incastrati dal lato sbagliato per quanto riguarda greggio e oro, l’opportunità di giocare a rotazione.
La maggior parte della recente impennata delle materie prime agricole è stata attribuita al clima poco clemente per le coltivazioni ed ai rendimenti minori del previsto riportati dal Dipartimento per l’Agricoltura USA (USDA). Ma ora questi trend sembrano stare cambiando ed i prezzi potrebbero indebolirsi tra l’aumento dei timori per le scorte, diventando un lato meno positivo per i tori delle materie prime.
La politica cinese contribuisce a complicare le cose
Sebbene ci siano ancora dei reali timori per le prospettive sui raccolti, anche la politica sta facendo la sua parte. Negli ultimi giorni sono aumentate le speculazioni che Pechino possa mantenere la sua promessa di comprare 50 miliardi di dollari di prodotti agricoli USA solo se la Casa Bianca annullerà i dazi sulle importazioni cinesi previsti per dicembre, ulteriore segnale di continui colpi di scena nello scontro commerciale tra i due paesi.
Le tre principali materie prime agricole USA sono scese negli scambi di ieri, anche se non di molto. Soia e frumento hanno visto un calo dello 0,7%, mentre il granturco ha segnato -1,2%.
Le perdite del granturco sono state maggiori delle altre. Il report sul raccolto dell’USDA del 10 ottobre ha rivelato una stima di rendimento del granturco nazionale pari a 168,4, poco più del dato di 168,2 previsto a settembre.
Il rendimento del granturco non dovrebbe scendere molto
Agweb sottolinea, parlando del report dell’USDA:
“Con i coltivatori negli Stati Uniti che si affrettano a salvare e raccogliere i bushel nei campi, l’USDA non ha rivisto di molto le sue stime nazionali sul rendimento del granturco”.
Seth Meyer, dell’Istituto di Ricerca sulle Politiche Alimentari ed Agricole dell’Università del Missouri, ritiene che sarà difficile vedere l’USDA operare una drastica revisione del rendimento del granturco nazionale, soprattutto per via del periodo dell’anno. Afferma:
“È possibile ma poco probabile a questo punto. Storicamente, i rendimenti cominciano a ridursi entro la stima di ottobre. E sì, possiamo parlare delle coltivazioni che sono indietro, un po’ meno mature, ma in ogni caso non c’è una forte correlazione nel tempo. Non ci si dovrebbero aspettare grandi cambiamenti di rendimento ed aree da qui in avanti”.
La stanchezza dei tori potrebbe farsi vedere anche per la soia ed il frumento
Dan Hueber, analista veterano delle materie prime agricole che scrive lo Hueber Report quotidiano da Lake Charles, Illinois, afferma che la stanchezza dei tori potrebbe farsi sentire non solo nel granturco ma anche per le altre due colture. E sottolinea:
“Dovremmo ricordare inoltre che vediamo i prezzi salire costantemente ormai da sei settimane … perciò questi tori potrebbero cominciare a sentirsi affaticati”.
“Dopotutto, non si tratta di una corsa in salita facile, nonostante si abbiano le spinte generate dalle temperature invernali e dai negoziati commerciali incoraggianti”.
Hueber afferma che le previsioni meteorologiche generalmente buone di questa settimana hanno ridimensionato i timori riguardo al recente clima poco clemente nelle Pianure Settentrionali ed alle temperature gelide che hanno colpito un’ampia fascia del Midwest settentrionale. La semina, intanto, è andata bene nei paesi concorrenti.
Le piogge sono arrivate in Sud America, con AgRural che stima che la semina di soia brasiliana sia completa all’11%, sebbene ancora inferiore al ritmo del 20% dello scorso anno. In Argentina invece i coltivatori si stanno concentrando sul granturco e si stima che ne abbiano seminato il 24%, il 2,7% in meno dello scorso anno. Il clima umido potrebbe non essere il migliore per l’inizio, però, ed il report preliminare afferma che solo il 31,5% del raccolto è buono, il 56% discreto ed il 12,5% deludente.
La Cina afferma che comprerà in base alla domanda, non alla promessa fatta agli USA
Da ultimo, ma non meno importante, c’è la storia della Cina.
Il Ministro per l’Agricoltura cinese Geng Shuang ha reso noto che gli acquisti di prodotti agricoli da parte del paese dipenderanno dalla domanda e non necessariamente dalla promessa di comprarne 50 miliardi di dollari per soddisfare le richieste degli Stati Uniti. Il Ministro Geng ha puntualizzato che, solo in quest’anno, la Cina ha già comprato 20 milioni di tonnellate metriche di soia, 700.000 tonnellate metriche di carne di maiale, 320.000 tonnellate metriche di cotone e 700.000 milioni di tonnellate metriche di sorgo.
Le parole del ministro rappresentano un chiaro avvertimento per i veterani dei mercati cerealicoli come Hueber, che fa notare che, persino durante il picco della bolla delle materie prime, quando la soia era sopra i 17 dollari al bushel ed il granturco a più di 6 dollari al bushel, gli acquisti complessivi dei due prodotti da parte della Cina dagli USA ammontavano a solamente circa 27 miliardi di dollari. Aggiunge Hueber:
“Contrariamente all’offrire comprensione a qualcuno che ha attraversato un brutto periodo, non è il pensiero o il sentimento che conta”.