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Greggio legato allo scontro Trump-Iran; l’oro guarda alla Fed

Pubblicato 24.06.2019, 13:26

Donald Trump continua a ripetere di non volere una guerra ma gli iraniani non sembrano propensi a negoziare, sperando di costringere il presidente statunitense ad annullare le sanzioni incondizionatamente. E questo mette i trader in difficoltà su come attraversare uno dei periodi più difficili di sempre per l’oro nero, malgrado il greggio USA abbia appena segnato la settimana migliore dal 2016 con un rimbalzo del 9%.

L’oro potrebbe consolidarsi a circa 1.400 dollari l’oncia, in attesa di indizi sul previsto taglio dei tassi della Fed.

In vista dei vertici dell’OPEC e del G20 che incombono sui mercati petroliferi, sono pochi i trader disposti a rischiare con nuovi short sul greggio questa settimana. La collaborazione tra sauditi e russi potrebbe portare nuove limitazioni alla produzione petrolifera durante il summit OPEC dell’1-2 luglio. E Trump e la sua controparte cinese Xi Jinping potrebbero annunciare un accordo commerciale preliminare prima della conclusione del G20 ad Osaka questa settimana.

Tempi eccezionali per i trader del greggio

Tuttavia, trattandosi di tempi eccezionali per i trader del greggio, significa che i tori dovrebbero prepararsi agli eventi più inaspettati. Compresa la possibilità di un altro aumento a sorpresa nei dati settimanali sul greggio pubblicati dalla U.S. Energy Information Administration ed un possibile tentennamento da parte dei banchieri della Fed su un taglio dei tassi ora previsto quasi con certezza entro luglio.

Sebbene l’EIA abbia parlato di domanda di benzina USA da record la scorsa settimana, un incendio venerdì in un impianto di raffinazione a Philadelphia che produce un quarto del carburante della regione potrebbe pesare sui numeri a breve termine che saranno pubblicati dall’agenzia.

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E poi ci sono i margini di raffinazione globale deboli, in particolare in Asia, a pesare sulle prospettive mondiali per il greggio.

L’agenzia di consulenza di New York Energy Intelligence ha elencato i vari temi sul greggio venerdì, soprattutto le percezioni negative sull’economia globale e come queste stanno influendo sul prezzo della materia prima.

Il gruppo ha affermato che il PIL globale in indebolimento sta intensificando le paure del mercato per il fatto che la domanda petrolifera “potrebbe precipitare di botto”.

Brent 300-Min Chart

Grafici forniti da TradingView

Aggiunge:

“È un importante motivo per cui il greggio Brent di riferimento viene venduto e non sta reagendo ad una miriade di preoccupazioni per le scorte. Alcuni temono che la domanda stia già crollando molto più dei dati disponibili. A dimostrazione di questo, vengono messi in evidenza l’aumento delle esportazioni di prodotti raffinati ed il calo dei margini di raffinazione in Asia”.

“L’idea è che la crescita della domanda sarà rivista ancora di più al ribasso, creando un surplus di greggio”, afferma Energy Intelligence, anche se un tonfo della domanda petrolifera globale potrebbe non essere del tutto realistico.

“Dati buoni” possono spesso avere un “cattivo impatto” sul greggio

Non è tutto. Per il greggio, “dati buoni” possono spesso avere un “cattivo impatto”.

Prendiamo ad esempio i miglioramenti flash dei dati sulla produzione industriale o la performance delle vendite al dettaglio che potrebbero convincere la Fed a rinviare il taglio dei tassi a luglio. Ciò potrebbe far inciampare i fondi petroliferi che contano su un allentamento monetario entro il mese prossimo per spingere la domanda globale di greggio.

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Lo Strumento di Controllo dei Tassi della Fed di Investing.com mette in conto un aggiustamento al ribasso a luglio con una probabilità del 100%. Ma con tre banchieri della Federal Reserve - il presidente Jerome Powell, il presidente della Fed di St. Louis James Bullard ed il presidente della Fed di Atlanta Raphael Bostic - che interverranno nel corso di vari eventi questa settimana, i giochi sono ancora aperti per quanto riguarda l’impatto che potrebbero avere sulle discussioni sui tagli dei tassi. Mentre Powell ha affermato che non c’è stato molto supporto tra i banchieri della Fed per un taglio dei tassi durante il vertice di giugno la scorsa settimana, Bullard ha reso noto di volerne uno per ripararsi dal rallentamento della crescita e dall’inflazione debole.

Il breakout rialzista pluriennale dell’oro continuerà imperterrito?

Gold 60-Min Chart

La mossa della Fed sarà chiave anche per l’oro e molti si aspettano che i lingotti ed i future sul Comex raggiungano nuovi picchi dopo essersi avvicinati ai massimi di quasi sei anni sopra i 1.400 dollari la scorsa settimana.

“Se l’oro con consegna ad agosto dovesse salire e sostenersi sopra i 1.420 dollari, le mie ricerche indicheranno un range compreso tra 1.445 e 1450 dollari come prossimo obiettivo minimo successivo”, afferma Mike Paulenoff, commentatore dell’oro di MPTrader.com.

Aggiunge Paulenoff:

“Ciò significa che il suo breakout al rialzo pluriennale continuerà imperterrito, forse in reazione alla combinazione di una Fed più incline all’allentamento, ad un USD più debole, all’aumento delle aspettative inflazionarie ed all’escalation delle tensioni geopolitiche”.

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Che faccia il “carino” o il “duro”, Trump non riesce a comunicare con gli iraniani

Nel frattempo, lo scontro Iran-USA rappresenta un dilemma per i trader del greggio tanto quanto le aspettative di un taglio dei tassi della Fed.

La diminuzione delle tensioni in Medio Oriente potrebbe essere un’ottima cosa per gli attivisti pacifisti ma non per i manager di hedge fund che scommettono sul rischio geopolitico che spingerà il greggio a 70 dollari e oltre.

Trump ha affermato nel weekend di essere pronto a negoziare con Teheran, senza precondizioni, nel tentativo di allentare le tensioni che sono aumentate da quando si è tirato indietro dall’accordo nucleare globale con il paese un anno fa ed ha imposto sanzioni economiche alla nazione. L’Iran ha smentito le accuse degli USA secondo cui avrebbe architettato gli attacchi a diverse petroliere ed impianti energetici in Medio Oriente nel mese scorso, ma ha ammesso la propria responsabilità per l’abbattimento di un drone di sorveglianza statunitense la scorsa settimana che ha quasi portato ad una risposta militare da parte degli Stati Uniti.

Trump ha cercato di fare sia il “carino” che il “duro” con l’Iran.

Uno degli avvertimenti lanciati a Teheran nel fine settimana è stato che, a meno che il paese non si sieda al tavolo delle trattative, potrebbe ritrovarsi davanti ad un annientamento “come mai prima d’ora”.

Potrebbe funzionare con Messico e Cina, ma non con un regime duro che crede nella sua dottrina più che in qualsiasi altra cosa.

Quindi, malgrado le varie aperture, non c’è alcun segnale del fatto che il presidente stia riuscendo a comunicare con gli iraniani.

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Al contrario, sembrano essere diventati persino più sfrontati nel tenergli testa dopo aver capito che è nel suo interesse non lasciare che le tensioni geopolitiche aumentino in Medio Oriente, se vuole che il greggio resti conveniente per gli elettori americani mentre punta alla rielezione nel 2020. Essendo questo il peggior incubo di Trump al momento, la Repubblica Islamica è involontariamente diventata la migliore amica dei tori del greggio.

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