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I dati del settore manifatturiero degli USA rappresentano un pericolo

Pubblicato 19.01.2016, 17:28
XOM
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COP
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Tutto è cominciato nel 2001, quando la Cina ha aderito all'Organizzazione mondiale del commercio e di fatto è diventata la prima industria mondiale. Gli Stati Uniti hanno provato per anni a star dietro all'evolversi del paese asiatico, ma le continue richieste dal mondo, grazie ai ai costi estremamente bassi, hanno portato la Cina a diventare il secondo paese più industrializzato del mondo e la sua valuta, il renminbi, sempre più debole nei confronti del dollaro, rendendo l'America incapace di trovare soluzioni al dollaro sempre più forte ed a dati manifatturieri deficitari.

La lettura finale dell'indice Pmi del settore servizi Usa si attesta a dicembre a 54,3, leggermente sopra la stima flash di 53,7 e in calo rispetto al 56,1 di novembre. L'indice composito si attesta a 54 contro la lettura preliminare di 53,5 e il dato di novembre a 55,9, secondo i dati elaborati da Markit. Si tratta del dato più basso da dicembre 2014. Continua ad espandersi l'attività manifatturiera negli Stati Uniti, anche se l'indice di riferimento è stato rivisto leggermente al ribasso nel mese di dicembre dove il PMI manifatturiero dell’ISM segna un ribasso a 48.2, contro il risultato del mese precedente a 48.6. Dati non proprio confortanti.

La produzione gioca un ruolo fuori misura nei mercati finanziari. Esso rappresenta il 60 per cento dei profitti delle società dello S&P500, quindi è importante che la produzione americana sia ancora lontana dai livelli robusti del passato. Gli ordini di acquisti a dicembre sono stati praticamente stagnanti mentre la relazione dell'ISM manifatturiero è sceso, come detto, sotto i 50 punti per il secondo mese consecutivo - cosa che non accadeva dal 2009. Inoltre, ci sono buone ragioni per credere che i produttori rischiano di subire una sempre maggiore pressione che avrà effetti a catena sia sull'economia e quindi sui mercati finanziari.

Andamento S&P500 5 anni

Nel frattempo la Cina non fa altro che peggiorare la situazione. Infatti le aziende che si affidano alla Cina, in particolare nel settore manifatturiero, hanno mostrato forte debolezza nei loro risultati trimestrali, secondo un rapporto richiesto dal governo statunitense.

La caduta del prezzo energetico negli Stati Uniti a seguito della rivoluzione dello shale avrebbe dovuto favorire la delocalizzazione delle attività di società nazionali e straniere. Ad esempio, numerose aziende ad alta intensità energetica, come le petrolchimiche (ad esempio Exxon Mobil (N:XOM), ci si aspettava realizzassero nuovi impianti negli Stati Uniti, a causa del cambiamento economico. Allo stesso tempo, innovazioni tecnologiche avrebbero incoraggiato anche le vecchie imprese, come le case automobilistiche, per espandere o spostare la produzione negli Stati Uniti e sfruttare le ultime tendenze. Infine, il quantitative easing avrebbe dovuto incoraggiare i produttori ad ampliare il capex dato il basso costo del capitale.

Nessuna di queste cose sono realmente accadute. Il costo dell'energia in tutto il mondo è crollato, minando il vantaggio competitivo degli Stati Uniti. C'è un eccesso di capacità di produzione globale, offrendo ai produttori poca fiducia per stabilire nuovi impianti. Nel frattempo, il quantitative easing e tassi bassi hanno fornito più di un incentivo ai dirigenti ad acquistare azioni proprie tramite buyback (spesso con denaro preso in prestito) piuttosto che investire nelle loro imprese. Il finanziamento a buon mercato ha anche incoraggiato i consumatori a richiedere prestiti, in alcuni casi anche eccessivamente. La crescita delle insolvenze suggerisce che le vendite di auto presto subirà un rallentamento.

Inoltre, ci sono pochi segnali di pressioni inflazionistiche. Mentre alcuni falchi dell'inflazione temono che gli sforzi dello Stato per aumentare i salari minimi (19 stati attualmente hanno tali misure in vigore) in un anno politico sarebbero dannosi, sono troppo marginali per avere un impatto positivo. ConocoPhillips (N:COP) per esempio aspetta che la sua massa salariale sia di gran lunga inferiore quest'anno rispetto allo scorso anno. I problemi sembrano più profondi nel settore. Tutto questo significa che le pressioni deflazionistiche si stanno intensificando e la probabilità di una recessione è in crescita. Questo rende la probabilità di ulteriori rialzi dei tassi della Fed sempre più remota.

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