Quadro macro economico
Chiusura di settimana con il segno più per l’azionario europeo, spinto dalle indicazioni arrivate dai conti societari. A Madrid l’Ibex si è fermato a 0,11% in più rispetto al dato precedente, il Ftse100 ha chiuso +0,41% e il Dax ha messo a segno un +0,46%; completa il quadro un +0,72% per il Cac40. A Parigi in particolare evidenza il +3,51% di Airbus, che ha capitalizzato l’incremento degli ordini di elicotteri e jet privati, il +2,86% di BNP Paribas, che ha battuto le stime per quanto riguarda gli utili, e il +1,03% di Carrefour (PARIS:CARR), che ha visto l’utile operativo salire più del previsto a 726 milioni. La seduta è iniziata all’insegna della cautela dopo le indiscrezioni arrivate dal fronte Grecia, dove il Fmi avrebbe deciso di sospendere la sua partecipazione al nuovo programma di assistenza finché l’Europa non si impegnerà in modo concreto a una ristrutturazione del debito di Atene.
Piazza Affari ha chiuso in rialzo dello 0,60% una seduta caratterizzata ancora dalle trimestrali delle big italiane.
Tra le banche giornata di conti per Intesa SanPaolo (+1,27%) che ha chiuso i primi sei mesi del 2015 con un utile netto di 2 miliardi di euro, il dato semestrale più elevato dal 2008 e superiore all’ammontare dei dividendi annunciati per l'intero esercizio. Nel resto del comparto gli acquisti hanno premiato Montepaschi (+1,74%), Mediobanca (+3,12%) e Unicredit (MILAN:CRDI) (+1,08%). Sono invece finite in territorio negativo Banco Popolare (-1,12%), Popolare dell’Emilia Romagna (-1,53%) e Ubi Banca (-0,73%). FCA (+2,28%) ha proseguito la corsa all’indomani dei conti del secondo trimestre archiviato con un Ebit adjusted in crescita del 58% a 1,52 miliardi di euro. Il Lingotto ha inoltre rivisto al rialzo i target per l’intero 2015. Male Tenaris (-2,95%) in scia ai deludenti conti della rivale Vallourec. I risultati del colosso francese hanno pagato la riduzione della domanda: nel primo semestre i ricavi hanno mostrato una flessione del 23,1% a 2,07 miliardi di euro, mentre l’Ebitda si è ridotto drasticamente a 66 milioni dai 444 milioni dei primi sei mesi del 2014. In negativo dopo i conti Autogrill e Mediaset che hanno chiuso la seduta in calo rispettivamente del 2,31% a 8,215 euro e dello 0,30% a 4,614 euro.
L’ultima seduta della settimana, nonché l’ultima del mese di luglio, inizia con la pubblicazione del dato relativo alle vendite al dettaglio tedesche, le quali nel mese di giugno hanno avuto una inattesa flessione del 2,3%. Gli economisti avevano previsto un aumento dello 0,3%. Il dato di maggio è stato rivisto leggermente al ribasso, da +0,5% a +0,4%. Su base annua le vendite al dettaglio sono aumentate in Germania a giugno del 5,1%. Da notare è a proposito che il giugno di quest'anno ha avuto due giorni feriali in più rispetto allo stesso mese del 2014. Protagonista delle giornata anche l’istituto di statistica centrale europeo, Eurostat, che nella stessa giornata di venerdì ha pubblicato sia il tasso di inflazione che il tasso di disoccupazione. Per quanto riguarda il primo dato, le stime preliminari dei prezzi al consumo sono aumentati a luglio dello 0,2%. Il dato è conforme alle stime degli economisti. I prezzi al consumo erano aumentati nella zona euro anche a giugno dello 0,2%. La Banca Centrale Europea ha come obiettivo un tasso d'inflazione al di sotto del 2% per il medio termine. L'inflazione "core", ovvero depurata dai prezzi degli alimentari e dell'energia, è aumentata a luglio dell'1%, dallo 0,8% di giugno. Mentre il tasso di disoccupazione è rimasto stabile all’11,1%. Gli economisti avevano previsto un calo all'11%. Il numero totale dei senza lavoro è salito a giugno, rispetto al mese di precedente, di 31.000 unità a 17,756 milioni. Tra i singoli Paesi il più elevato tasso di disoccupazione lo hanno registrato la Grecia (25,6%) e la Spagna (22,5%), il più basso la Germania (4,7%). Nell'intera UE il tasso di disoccupazione è rimasto a giugno stabile al 9,6%. Negli Stati Uniti, l’indice relativo al costo del lavoro (Employment Cost Index) ha subito un rallentamento raggiungendo nel secondo trimestre del 2015 lo 0,2%. Si tratta della più bassa crescita dal 1982, ovvero da quando il dato viene elaborato. Gli economisti avevano atteso una crescita dello 0,6%, in lieve rallentamento dal +0,7% del primo trimestre. La crescita degli stipendi ha rallentato nel secondo trimestre allo 0,2%, dallo 0,7% del trimestre precedente. Le indennità sono cresciute di solo lo 0,1%, dallo 0,6% del primo trimestre. Su base annua l'indice del costo del lavoro è aumentato lo scorso trimestre del 2%. Si è trattato del più basso aumento da un anno. A seguire, sono stati pubblicati altri due indici: il Chicago Pmi e l’indice dell’Università del Michingan. Per quanto riguarda il primo, l’indice è salito a luglio, rispetto a giugno, da 49,4 a 54,7 punti. Si tratta del più alto livello da gennaio. Gli economisti avevano atteso un aumento a 50,5 punti. Ricordiamo che un valore al di sopra di 50 punti segnala una crescita dell'attività manifatturiera nella zona di Chicago mentre un valore inferiore indica una contrazione. Il sottoindice relativo ai nuovi ordini è salito da 51,7 a 58,5 punti, quello relativo alla produzione da 49,8 a 61,8 punti, quello relativo ai prezzi pagati da 53,3 a 54,4 punti, quello relativo all'occupazione da 45,7 a 46,2 punti, quello relativo alle consegne da 48,5 a 48,7 e quello relativo alle scorte da 46,9 a 53,3 punti. Mentre, l’indice relativo alla fiducia dei consumatori (Michingan Consumer Confidence Index) è sceso a luglio, rispetto a giugno, da 96,1 a 96,3 punti. La lettura preliminare aveva indicato 93,3 punti. Gli economisti avevano previsto 94 punti. Il sottoindice relativo alle attuali condizioni dell'economia è sceso da 108,9 a 107,2 punti e quello relativo alle aspettative da 87,8 a 84,1 punti.