Sta diventando difficile ricordare l’ultima volta che il governo statunitense NON è stato sull’orlo di un blocco amministrativo, ma la prossima scadenza del “disastro” previsto per questo venerdì 19 gennaio si sta rapidamente avvicinando. L’ultima minaccia, verso fine dicembre, è stata ancora una volta evitata quando il Congresso è riuscito a rimandare il problema con un accordo su finanziamenti a breve termine. Per la “scadenza” imminente, i politici di entrambe le parti minacciano di giocare pesante.
La verità è che la vittoria dei Democratici a metà dicembre in Alabama - con Doug Jones che ha strappato il seggio al Senato al Partito Repubblicano - ha ridotto la maggioranza di quest’ultimo al Senato con soli 51 a 49 seggi. Data la necessità di avere 60 voti, i Repubblicani dovranno fare qualcosa per convincere nove democratici ad appoggiare una proposta di legge ed evitare il blocco. Tuttavia al momento, con la necessaria proposta di legge sulle spese legata alle trattative in corso sulla legge sull’immigrazione, oltre ai recenti infelici commenti del Presidente Trump sui paesi da cui considera indesiderata l’immigrazione, sembra che le probabilità di convincere i democratici a votare insieme ai repubblicani siano molto basse. E questo significa che le probabilità di un blocco delle attività amministrative stavolta sono più alte. Gli investitori dovrebbero quindi preoccuparsi che l’entusiasmo dei mercati si esaurisca?
Sebbene le parole “blocco amministrativo” suonino come una sorta di disastro apocalittico, la storia ci insegna che potrebbe non essere così terribile come i media finanziari tendono a descriverlo. Come abbiamo detto quando ne abbiamo parlato nel settembre dello scorso anno (si veda il grafico sotto), i blocchi delle attività amministrative sono avvenuti in 18 occasioni nel passato e sono risultati in un ritorno negativo per l’indice S&P 500 solo nella metà delle volte, con un calo medio generale di solo lo 0,6% per l’indice S&P 500, secondo i dati di LPL Research. In effetti, l’ultima volta è stato nel 2013 e l’indice di riferimento ha in realtà visto un balzo del 3,1%.
Sul fronte politico, entrambe le parti stanno valutando la propria posizione con un’opinione in merito all’impatto delle elezioni di metà mandato di novembre e le opzioni per dare la colpa agli altri per l’eventuale blocco, “se” avverrà.
In effetti, solo venerdì scorso, il Presidente USA Donald Trump ha suggerito che sono i Democratici a minacciare un blocco per via della loro insistenza sul DACA, il programma che offre protezione legale contro l’espulsione a circa 2 milioni di immigrati senza documenti, i cosiddetti “dreamer”, arrivati negli Stati Uniti da bambini.
Oltre il blocco: cosa interessa davvero ai mercati
Nell’ombra di questa impasse, la prima dalla vittoria di Trump rappresentata dall’approvazione della nuova legge fiscale, i mercati sono più interessati ai risultati come segnale dei futuri programmi di spesa che potrebbero davvero avere un impatto sul mercato azionario. Mentre i Repubblicani reclamano un aumento delle spese per la difesa, i Democratici insistono che la stessa spesa venga effettuata in ambito non-difensivo, che comprende istruzione, scienza e governo.
Oltre a questo, i mercati sono ancora in attesa della promessa di Trump di intraprendere quello che sarà, secondo le sue parole, un “piano per le infrastrutture davvero grande”, del valore, si stima, di mille miliardi di dollari. Il primo passo per il Congresso sarà di “gestire” il blocco delle attività amministrative, qualunque cosa comporti. Riteniamo che ci siano buone probabilità che stavolta non venga evitato, anche se i politici si sono dimostrati capaci di procrastinare costantemente.
I mercati preferirebbero che la situazione venisse risolta in modo che i politici possano iniziare a discutere su pascoli più verdi. “Più verdi” nel senso di mostrare i verdoni alle aziende delle infrastrutture. In nessun caso, tuttavia, stiamo dicendo che l’ostilità politica si ridurrà.