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Il drone colpito: o, come i tori del greggio hanno deciso di ignorare Trump

Pubblicato 21.06.2019, 15:19

Per i trader del greggio appassionati di notizie, il tweet del presidente arrivato più di 12 ore dopo l’ultimo drone colpito ha rappresentato l’opportunità perfetta per abbandonare tutta la cautela e comprare.

“L’Iran ha commesso un grosso errore!”, ha scritto il Presidente USA Donald Trump. I prezzi del greggio, già schizzati del 3% nella notte sulla notizia dell’abbattimento di un drone statunitense da parte di Teheran, hanno immediatamente raddoppiato l’impennata. Hanno chiuso con un balzo di quasi il 6% sulla giornata, il rialzo maggiore dell’anno.

Quello che è sembrato importare di meno ai long sul mercato ieri è stato che Trump ha fatto marcia indietro sul suo tweet, o piuttosto l’ha chiarito, ben prima che si chiudessero gli scambi del greggio.

Anziché incolpare lo stato iraniano in sé, come sembrava lasciare intendere la sua risposta iniziale, il presidente ha riferito ai giornalisti almeno un’ora prima che chiudessero i mercati che, secondo lui, l’abbattimento del drone di sorveglianza è stato opera di uno “stupido” singolo generale iraniano del Corpo delle Guardie della Rivoluzione iraniana, che ha commesso un “folle” errore non intenzionale.

Ovviamente, trattandosi di Trump, non si è fermato qui. Il presidente ha reso confuso il suo messaggio aggiungendo che “il paese non lo tollererà … lo vedrete presto”, quando gli è stato chiesto come il suo governo intenda replicare. Ha persino aggiunto un’osservazione colorita di poco valore descrivendo la crisi come “una nuova increspatura, una nuova mosca nel miele”.

Un errore “grande” ma “stupido” che i tori del greggio hanno scelto di ignorare

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Ma, come succede con i chiarimenti estemporanei, il secondo tentativo di Trump di chiarire le cose è stato il meglio che ci si potesse aspettare: l’Iran ha commesso un errore, grande e stupido forse, ma non intenzionale.

Tuttavia, i tori del greggio hanno deciso di ignorare l’ovvio nelle parole del presidente, spingendo i prezzi del greggio alle stelle dopo una settimana in cui il mercato era stato inclemente, compreso mercoledì, quando i dati settimanali si sono rivelati estremamente rialzisti e la Fed ha parlato della possibilità di tagliare i tassi di interesse. Gli orsi del greggio, intanto, non hanno avuto alcuna possibilità di prevalere prima dell’enorme slancio di mercato di giovedì.

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Ma entro mezzogiorno, ora asiatica, di oggi, i prezzi del greggio sono scesi sulla notizia del New York Times secondo cui Trump ha deciso di non contrattaccare l’Iran, dopo aver inizialmente approvato numerosi attacchi militari contro il paese in seguito all’abbattimento del drone. Malgrado il calo, il greggio USA continua a segnare un’impennata di quasi il 9% sulla settimana, la performance settimanale migliore dall’aprile 2018. Il britannico Brent è schizzato di quasi il 4% sulla settimana, il massimo da febbraio.

Ci sono altissime probabilità che il greggio possa rimbalzare ancora la prossima settimana se la nuova serie di dati sulle scorte di greggio e la domanda di benzina USA si dimostrerà forte ancora una volta.

Il mercato potrebbe vedere un forte rialzo anche nel caso in cui Trump ed il suo team dovessero tenere, come promesso, delle trattative positive con il Presidente cinese Xi Jinping ed i negoziatori di Pechino al G20, per cercare di risolvere lo scontro commerciale che si protrae ormai da più di un anno tra le due superpotenze e che minaccia di scatenare una recessione globale.

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Il costante mantra dei tagli alla produzione da parte dei ministri del petrolio dell’OPEC che si preparano al vertice dell’1-2 luglio a Vienna e le dimostrazioni di forza contro l’Iran sono tra le altre cose che potrebbero spargere un po’ di polverina magica sul mercato.

Tuttavia, c’è una persona che potrebbe rovinare la festa ai tori del greggio.

Si tratta, ancora una volta, dello stesso Trump.

Poche cose importano a Trump più del greggio a buon mercato

Nel cercare di aggiustare la sua risposta iniziale all’Iran ieri, il presidente ha colto l’ennesima occasione per dimostrare ciò che veramente gli importa da ora alle elezioni del 2020: i prezzi del greggio bassi. La sua decisione di non scendere in guerra contro l’Iran rafforza questa idea.

I mercati del greggio in forte rialzo (in particolare i prezzi alti della benzina alle colonnine) storicamente hanno avuto un impatto negativo sui presidenti USA in carica negli anni delle elezioni.

A molti di quelli che seguono da vicino Trump non è sfuggita l’attenzione che ha prestato di recente a non alimentare le tensioni geopolitiche che potrebbero far schizzare i prezzi sia del greggio che quelli alle colonnine.

E questo spiega perché, pur essendo l’artefice della maggior parte delle tensioni con Teheran - è stata sua, dopotutto, l’idea di stracciare l’accordo nucleare del 2015 con il mondo e di applicare nuove sanzioni contro il paese - sia stato attento a camminare sul filo del rasoio nel rispondere alle ultime provocazioni.

Olivier Jakob dell’agenzia di consulenza sul greggio PetroMatrix a Zug, in Svizzera, afferma che Trump ha messo la massima pressione sulla Fed per farle abbassare i tassi e creare un’economia stimolata e rassicurante per gli investitori nonché per la sua base di sostenitori.

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Aggiunge Jakob:

“È chiaro che il presidente è ora completamente concentrato sulle rielezioni del 2020. A questo scopo, Trump vuole un mercato azionario più forte ma anche che non ci siano guerre in Medio Oriente. L’Iran ne è consapevole e di conseguenza sta aumentando le provocazioni militari nella speranza che gli Stati Uniti diminuiscano le richieste nelle trattative”.

Il presidente interromperà di nuovo l’impennata del greggio?

L’abbattimento del drone di ieri ha seguito le accuse secondo cui Teheran sarebbe responsabile degli attacchi della scorsa settimana a due petroliere nel Golfo di Oman e del sabotaggio del mese scorso di altre navi ed infrastrutture petrolifere appartenenti ad Arabia Saudita ed EAU. Ci sono stati anche attacchi di razzi contro strutture collegate agli USA in Iraq da parte di sospetti mandati dall’Iran. L’Iran inoltre questa settimana ha promesso di ricominciare ad arricchire uranio, alimentando i timori che stia puntando alle armi nucleari.

Non si sa ancora quali frecce abbia Trump al suo arco per impedire un’altra impennata del greggio. Il suo tentativo della scorsa settimana di far sì che il Primo Ministro nipponico Shinzo Abe mediasse una tregua tra lui e l’Iran è fallito clamorosamente.

Ma parliamo di un presidente i cui tweet e commenti in passato sono stati in grado più spesso di portare il mercato al ribasso che al rialzo. Potrebbe farlo di nuovo e potrebbe riuscirci, a delusione dei tori del greggio.

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