In questo breve articolo, vorrei analizzare i motivi che mi hanno portato a posizionarmi “short” nei confronti di diverse medio/grandi banche italiane, in previsione dell’entrata in gioco del Fondo Atlante.
Indiscutibilmente, guardando le performance ottenute finora, la mia strategia si è rivelata quanto meno prematura, seppur fondata su buone ragioni di fondo. Il mio intento era quello di dare un segnale agli utenti investitori di Rataran sulla poca fiducia che il mercato ripone nelle banche italiane.
Sono entrato short dopo un discreto rally dei titoli bancari, credendo che fossero arrivati ai massimi del momento. Il timing non si è rilevato corretto in quanto la contemporanea nascita del Fondo Atlante è stata accolta positivamente, almeno inizialmente. Questo avvenimento ha influito negativamente sulla riuscita della mia strategia.
Le ragioni principali che mi hanno portato a questa scelta sono da ricercarsi nella scarsa affidabilità delle nostre banche italiane, che, seppur meno esposte di altri istituti europei, hanno dimostrato di non essere completamente trasparenti nelle relazioni con i clienti e sul comparto investimenti. Il DL del governo sulle popolari, inoltre, porta con sé l’indicazione, più o meno nascosta a una fusione per quegli istituti che da soli sono troppo piccoli per essere trasformati in S.p.A. L’aspettativa generata da questo decreto, ha portato a un’ondata speculativa sulle banche popolari italiane, da cui non sono state escluse neanche gli istituti più importanti quali Unicredit (MI:CRDI) e Intesa (MI:ISP). In questo contesto si è inserito il Fondo Atlante, che, dopo aver ricevuto un primo apprezzamento da parte del mercato ha generato un cambiamento di rotta, dovuto allo scarso orizzonte strategico e alla poca chiarezza sulle sue competenze. La sua dotazione, poco sotto i 5 miliardi di euro, è ritenuta non sufficiente ad espletare la sua funzione di garanzia, dal momento che il primo 1,5 miliardi è già stato utilizzato per garantire l’aumento di capitale della Popolare di Vicenza (di cui ora detiene il 99%) e a breve sarà il turno di Veneto Banca. Come detto, questa adattabilità alle circostanze, però, tradisce la vera natura del fondo, che risulta privo di un reale orizzonte strategico votato com’è a tamponare le emergenze.
Prova ne è il crollo del Banco Popolare (MI:BAPO) a cui la Bce richiede un aumento di capitale da un miliardo di euro da realizzare integralmente mediante l’emissione di nuove azioni. Il Banco, più volte sospeso per eccesso di ribasso nel corso delle ultime sedute, ha trascinato con sé anche la promessa sposa BpM. Sarà necessario anche in questo caso un coinvolgimento di Atlante che si dimostra più come un garante degli aumenti di capitale che come un fondo per la gestione dei NPL (Non Performing Loan).
Come potete vedere dai grafici, la mia entrata in posizione “short” il giorno 8 aprile sui titoli MPS (MI:BMPS), Unicredit, Banco popolare e Banca Carige è stata prematura, ma basata su reali preoccupazioni, espresse dal mercato nelle sedute successive. Nelle sedute della settimana che si conclude oggi, il trend si è dimostrato ribassista; i miei trades infatti stanno recuperando terreno. La media delle posizioni è oggi passata in territorio positivo a +0,22%.
L’errore principali è stato il primo dei 9 trade su MPS che ancora oggi perde -16%; la media delle operazioni su questo strumento è pari a -2%. Per quanto riguarda il Banco Popolare, ho effettuato 5 trades con una media flat; su Banca Carige invece ho concludo 6 operazioni con un guadagno medio di +1,17%. Nei grafici, ho segnato con le frecce bianche i giorni in cui ho effettuato le operazioni.
Claudio Boscaini