Trend weekly ribassista dal 04.05.2014
Trend daily ribasissta dal 08.05.2014
Come da attese la Fed chiude definitivamente l’era del Quantitative Easing. Nella riunione tenutasi ieri sera, l’istituto centrale statunitense non procederà più all’acquisto di asset nello specifico di titoli di stato e bond garantiti da mutui immobiliari. Anche sul fronte tassi di interessi, resta lo “status quo”, essi resteranno fermi tra lo 0% e 0,25% al minimo storico; secondo l’istituto centrale un possibile ritocco al rialzo sarà possibile solo in caso di miglioramento sui fronti occupazione e inflazione. Inoltre, la Fed ha rivisto al rialzo le previsioni sul mercato del lavoro, osservando che le condizioni del mercato occupazionale sono migliorate ancora un po’, con un solido incremento dei posti di lavoro e un calo del tasso di disoccupazione. Mercoledì sera, subito dopo l’annuncio delle decisioni della Fed, ci sono pesanti acquisti di dollari americani contro gran parte delle valute più importanti. In particolare nei confronti della moneta unica, il green back ha subito un tracollo, scivolando fino a 1,2630. Sempre dal punti di vista macroeconomico, ieri il Dipartimento del Commercio ha comunicato che in base alla sue stime preliminari il Pil americano è aumentato nel terzo trimestre del 2014 del 3,5%, gli economisti avevano atteso un aumento del 3%. Le spese per consumi, il motore della crescita dell'economia statunitense, sono aumentate dell'1,8%, dal 2,5% del secondo trimestre. Le scorte di magazzino sono cresciute di $62,8 miliardi contro $84,8 miliardi nel trimestre precedente. Le esportazioni sono cresciute del 7,8%, mentre le importazioni sono calate dell'1,7%. Le spese del governo federale sono balzate del 10%. Si è trattato del più forte aumento dal 2009. Il PCE Core, l'indicatore più seguito dalla Federal Reserve per monitorare l'inflazione, è aumentato dell'1,2% contro il +2% del secondo trimestre. La banca centrale statunitense tollera, non ufficialmente, una crescita dell'inflazione su base annua tra l'1% ed il 2%. Subito dopo l’uscita dei dati, i mercati hanno reagito positivamente, ma poi hanno perso terreno ritornando quasi sui valori di partenza; in particolare l’euro – dollaro è sceso ad un minimo a 1,2550 alla pubblicazione del dato e poi e salito fino a un massimo a 1,2615. Tirando le somme, dei movimenti registrati in queste ultime due sessioni giornaliere, la major ha finalmente ripreso il suo percorso ribassista, dopo la fase di congestione. La candela dell’altro ieri, caratterizzata da un ampio range e con chiusura sui minimi, è un buon segnale che molto probabilmente, dopo i movimenti ribassisti di oggi, anche nell’ultima seduta della settimana di domani potremmo assistere ad ulteriori estensioni short.
Per quanto riguarda il nostro pendente short su EUR/USD , ieri è stato triggerato, al momento siamo in leggero profitto di 50 punti. Di seguito i set up di ingresso a mercato: sell stop, entry point 1,2615, stop loss 1,2900, target 1 1,2490; target 2 1,2330.