Con il prosperare ad un ritmo relativamente rapido della mania globale per le criptovalute e delle nuove ICO di valute alternative, è inevitabile che i regolatori governativi in tutto il mondo stiano cominciando a sentire la necessità di dare uno sguardo più da vicino e più approfondito a quello che, finora, è stato un ambiente di trading piuttosto incontrollato. Allo stesso tempo, gli istituti finanziari continuano a pensare ai modi migliori e più redditizi per poter trarre beneficio, anche loro, da quella che una volta non era che un’iniziativa per la gente comune, ma i loro dipartimenti regolatori interni consigliano di muoversi con cautela fino a quando non ci sarà una supervisione più affidabile di questo particolare ambiente di asset.
Da una parte, è una buona notizia, dal momento che significa che governi, banche centrali ed investitori istituzionali finalmente stanno prendendo sul serio le valute digitali. Dall’altra, le iniziative normative di solito significano che ci sono dei motivi per cui gli investitori possono aver bisogno di protezione.
In effetti, è possibile che vengano presto introdotte delle nuove norme in Europa e nel Regno Unito per contrastare le attività criminali che circondano gli scambi di Bitcoin e per aumentare la trasparenza portando le valute digitali in linea con la normativa esistente sull’evasione fiscale, l’anti-riciclaggio di denaro e impedire i finanziamenti al terrorismo. I cambiamenti potrebbero prevedere il costringere i trader a svelare la propria identità e il richiedere alle piazze di criptovalute di controllare i clienti e riportare transazioni sospette.
I recenti annunci sulle norme da parte della Corea del Sud, che avrebbe parlato della possibilità di chiudere delle piazze, hanno avuto un impatto altamente negativo sul Bitcoin. La notizia ha fatto crollare il prezzo del BTC il 28 dicembre.
Secondo il Sydney Morning Herald australiano, gli investitori di criptovalute avrebbero affermato che alcune tra le principali banche australiane, tra cui National Australia Bank, ANZ e Westpac, starebbero congelando i conti e i bonifici dei clienti verso quattro diverse piazze di Bitcoin: CoinJar, CoinSpot, CoinBase e BTC Markets. In risposta, CoinSpot ha annunciato “una temporanea restrizione su tutte le forme di deposito in dollari australiani”.
Forti terremoti per le criptovalute
Il Fondo Monetario Internazionale (FMI), con sede a Washington D.C., è costituito da “189 paesi che lavorano per promuovere la cooperazione monetaria globale [al fine di] garantire la stabilità finanziaria”. Il direttore del FMI, Christine Lagarde, ha riconosciuto sia la crescente popolarità delle criptovalute che l’attuale situazione confusa che circonda il loro scambio. Ha avvertito che “assisteremo a dei forti terremoti“ legati a questa nuova tecnologia finanziaria. Alcuni appassionati delle criptovalute ritengono che qualunque tentativo di imporre una stretta sulle valute digitali non sia altro che uno sforzo per proteggere le grandi banche.
Susan Zhou, direttore operativo e co-fondatrice di Qlink, la rete di telecomunicazioni decentralizzata, spiega che sia le valute digitali che i loro singoli ecosistemi si trovano ancora nella loro fase iniziale, esplorativa:
“Abbiamo assistito a rialzi e ribassi nel 2017 e prevediamo che nel 2018 si raggiunga un sano sviluppo razionale. La regolamentazione è uno degli aspetti che si forma e matura insieme al settore e man mano che l’utilizzo delle criptovalute diventerà più chiaro, si affermerà anche il consenso per le norme”.
Alcuni paesi, come la Repubblica Bielorussa (nota formalmente col nome russo di Bielorussia), sono a favore dell’adeguamento delle valute digitali e preferiscono incoraggiare lo sviluppo e la diffusione degli asset all’interno del paese dell’Europa dell’Est. La Bielorussia di recente ha approvato degli statuti che offrono incentivi fiscali significativi alle blockchain ed alle aziende legate alle criptovalute.
La replica di Zhou:
“Alcune norme relativamente ristrette in determinate giurisdizioni senza dubbio proteggono gli investitori ma, allo stesso tempo, viene a mancare l’opportunità di trainare la crescita del settore. Si tratta di un’arma a doppio taglio e i vantaggi rilevanti per la prossima ondata di evoluzione della tecnologia sono svaniti.
Il 2018 sarà l’anno in cui mettere in riga il settore, i progetti migliori e più adatti persisteranno con un forte supporto di capitale e talento e, allo stesso tempo, faranno da esempio per la conformità alle buone norme”.
Sergei Vasin, direttore operativo di Blackmoon Crypto, parte della compagnia fintech Blackmoon Financial Group, spiega che l’investimento in criptovalute non è molto diverso in realtà da quello delle altre classi di asset. Gli investimenti nelle criptovalute richiedono una due diligence da parte sia dell’investitore, che dell’offerente che delle organizzazioni responsabili della supervisione. Sono necessarie inoltre coerenza e politiche formulate in modo chiaro. Afferma:
“Certamente, gli investitori dovrebbero tenere d’occhio le regolamentazioni ed in particolare la tassazione. Quando si comprano token che sembrano essere titoli, gli investitori dovrebbero controllare diligentemente se il team che c’è dietro al token ha preso le misure necessarie per garantire la conformità legale. Ovviamente, la diversificazione è un must. E per quelli che vogliono investire negli asset tradizionali attraverso le cripto, la questione del rispetto legale citata prima è di primaria importanza. Pochi team prestano l’attenzione necessaria a questa questione per via della sua complessità, ma vale la pena farlo”.
L’annuncio più degno di nota finora riguardante le valute digitali e le ICO è giunto lo scorso luglio da parte degli Stati Uniti, dove la Securities and Exchange Commission (SEC) si è mossa all’interno dell’ambiente da “Selvaggio West” che ospita le vendite e gli scambi di criptovalute. In quella occasione, la commissione ha avvertito che i token virtuali sono soggetti alle leggi federali sui titoli azionari.
Trace Schmeltz, partner dello studio legale Barnes & Thornburg, sottolinea che i tre principali regolatori statunitensi - la SEC, la Commodity Futures Trading Commission e la Financial Crimes Enforcement Network, che fa parte del Dipartimento del Tesoro, hanno rivendicato la giurisdizione sulle criptovalute nel 2017:
“Nel 2018 prevediamo che ognuno di loro definisca i parametri delle rispettive giurisdizioni con un’ampia gamma di applicazioni. Per gli erogatori di criptovalute o gestori di fondi, questa attività richiederà tempo e denaro per adeguarsi. Nel resto del mondo, il 2018 vedrà una forte e continua sfida da parte di molti governi nazionali contro qualsiasi valuta non governativa. Che sia per via dei timori per le truffe o semplicemente per garantire un controllo governativo del denaro utilizzato dai cittadini, queste sfide governative su larga scala contro le criptovalute acquisiranno più forza”.
Nel 2017 ci sono stati anche altri paesi che hanno iniziato ad analizzare in modo approfondito, o anche effettivamente ad agire sugli scambi e/o la regolamentazione delle criptovalute, come la Cina, la Russia e, più di recente, Israele. Ovviamente, nessuno sa con certezza cosa c’è in serbo per questa classe di asset nel 2018. Ma man mano che la frenesia dell’interesse e dell’adeguamento prenderà piede, siate consapevoli che i regolatori potrebbero - e probabilmente lo faranno - dare una stretta sugli asset digitali, creando ulteriore volatilità per questa classe di asset già abbastanza lunatica.