Conviene quotarsi in Italia? Considerando il pollo di Trilussa il bottino nel 2020 è magro: solo 4.433 euro mensili di utile netto medio per società non finanziaria quotata sul MTA (53,2 k su base annua), sembra più uno stipendio che un vero business di impresa. Solo le aziende che registrano alti fatturati, considerando i margini bassissimi, possono considerarsi adeguatamente profittevoli.
Solo i leader del mercato di riferimento o i monopolisti del proprio settore fanno affari. In che senso? Quanto rende la quotazione in Borsa di una società in Italia è difficile da esplicitare e valutare ma, a spanne, qualche semplice calcolo si può fare.
Nel 2020 il rapporto tra utile e fatturato di tutte le imprese non finanziarie quotate nel nostro paese è stato del +3,29% mentre nel pre pandemia 2019 era +4,57%. E’ tanto, è poco, è abbastanza? Considerando che la percentuale è molto bassa, tutto il business praticamente paga i costi della filiera, i dipendenti ed il fisco, è ovvio che dipenda dal fatturato totale se la società è adeguatamente profittevole. Il fatturato gioca su due leve: 1) il prezzo 2) le quantità.
Se siete Amazon (NASDAQ:AMZN) opterete per prezzi bassissimi, sfruttando i “nuovi schiavi” del lavoro (riders & co.), con vendita di quantità ingenti grazie al monopolio assoluto sul mercato online. Se siete Ferrari (MI:RACE) opterete per prezzi altissimi per un mercato di nicchia dai bassi volumi di vendita. In entrambi i casi avrete aziende in salute molto remunerative, anche se il net profit margin fosse molto basso.
Ma le altre società che hanno un fatturato medio o basso? Con un net profit margin del 3,29%/4,57% vorrebbe dire la fame e, a tendere, indebitarsi con le banche per poi chiudere con un fallimento. Se si limitassero cuneo fiscale, costi amministrativi e fiscali, tempi della giustizia, corruzione…quanto potrebbero salire sia il net profit margin che il fatturato totale? Tanto ma la mafia e la politica non ci stanno, sarebbe come togliergli il piatto dei privilegi da sotto il naso.
Guido Gennaccari