Il petrolio ormai è una questione prioritaria sui mercati scavalcando Cina, Russia e altre ipotetiche catastrofi mondiali. E di oggi un rapport odi Morgan Stanley (N:MS) che lancia benzina sul fuoco, il petrolio potrebbe scendere a 20$ dollari al barile. Il Wsj nelle scorse ore ha fatto due conti in tasca all’Arabia Saudita, che giorni fa aveva anticipato l’intenzione di quotare Aramco, il colosso petrolifero di Stato.
Un’ipo che potrebbe valere oltre 10 mila miliardi di dollari, ossia 10 volte il valore di Apple ai massimi storici del titolo (capitalizzazione di 756 miliardi di dollari). Chiaro lo scopo dell'operazione: raccogliere liquidità nel momento in cui il prezzo del barile precipita.
Il Brent, da sempre indicatore globale del petrolio, è sceso si 2 $, o 6%, a 31,48$ al barile tardo pomeriggio di ieri, un livello raggiunto solo nell'aprile 2004. Sull'altra sponda dell'Atlantico gli Stati Uniti utilizzavano come punto di riferimento del petrolio il WTI, sceso di 1,70 $ a 31,28 $ al barile, un ribasso toccato solo 12 anni fa.
Morgan Stanley nel suo rapporto descrive la realtà attuale come un sistema di circostanze "peggiore del 1986" per i prezzi dell'energia, riferendosi all'ultimo grande scoppio del prezzo del petrolio che durò anni. L'analista del settore materie prime della banca americana, ha continuato scrivendo che quella che stiamo vivendo è la peggiore crisi petrolifera dagli 70 ad oggi.
Il petrolio a 20 $ è possibile, se la domanda cinese dovesse continua re a rimanere bassa, potrebbe portare ad un altro ciclo di debolezza delle materie prime e spedire il petrolio indietro di 25 anni, uno scenario simile è possibile solo grazie alla valuta. Ha detto l'analista di Morgan Stanley Adam Longson in un rapporto che si è concentrato su rischi per le materie prime svalutate ulteriormente dalla moneta cinese. Un rallentamento in Cina, la cui crescita ha portato l'aumento della domanda globale di petrolio negli ultimi dieci anni, nelle ultime settimane ha aggiunto timori di rallentamento massiccio dei consumi, anche dopo un 70% del calo dei prezzi negli ultimi 18 mesi.
Dato il continuo apprezzamento del dollaro americano, è possibile trovarsi in uno scenario col petrolio a 20-25$ grazie al solo andamento della valuta. Anche il rallentamento dell’economia e della produzione cinese non contribuiscono all'irrobustirsi del prezzo, che anzi, in vista di una politica legata alla svalutazione del renminbi per sostenere l’export, accusa ancor di più l’eccesso di domanda e la sostanziale sovrapproduzione.
Mentre gli sforzi per indebolire ulteriormente la valuta cinese potrebbero contribuire a puntellare la sua economia di esportazione, renderebbero le importazioni di petrolio e di altre materie prime espresse in dollari più costose e sarebbero tali da colpire ulteriormente la domanda.
Le banche come Goldman Sachs (GS), Citigroup (C) e Bank of America Merrill Lynch (BofA) hanno previsto che lo sbalzo del prezzo del petrolio potrebbe spingere i prezzi del greggio fino a 20 $, ma per motivi diversi. Alcuni sono preoccupati che i serbatoi di stoccaggio negli Stati Uniti potrebbero riempirsi e che i prezzi possano cadere a livelli che lo rendono più economico tenerlo in fondo al mare.
Tre importanti banche di investimento, Morgan Stanley, Goldman Sachs e Citigroup attendono ora che il greggio tocchi al ribasso la soglia dei 20 dollari il barile (secondo gli analisti non ci sarà molto da attendere) a causa del rallentamento della Cina, dell'apprezzamento del dollaro (quattro i rialzi attesi del costo del denaro quest'anno da parte della Fed) e al fatto che le società estrattive, da Houston a Riyadh, non dimostrano alcuna intenzione di limitare la produzione di petrolio nonostante le scorte ancora elevate.
La conseguenza di tale scelta sarà che un terzo dei produttori di gas e petrolio americani rischierebbero il fallimento e la ristrutturazione entro la metà del 2017, secondo Wolfe Research. La sopravvivenza sarebbe invece possibile se il petrolio tornasse a scambiarsi almeno attorno a 50 dollari il barile.
I prezzi in media di quasi 100 $ al barile tra il 2008 e il 2014 hanno alimentato un boom di fornitura che i produttori dell'Opec contrastarono non tagliando la produzione, scatenando una guerra di logoramento. Mentre ora il vantaggio per gli automobilisti potrebbe trasformarsi in un taglio di migliaia di posti di lavoro e centinaia di miliardi di piani di investimento, se calcoliamo anche le banche che sono coinvolte in prestiti a società che non potrebbero restituire tali cifra, come per esempio il colosso Wells Fargo.
Le scommesse degli hedge fund contro il prezzo del petrolio sono vicini ai livelli record, ma gli stessi fondi la scorsa settimana hanno fatto alzare le posizioni long del benchmark internazionale del Brent, anche quando furono ridotti dal WTI, suggerendo che alcuni stavano già vedendo la fine del crollo. BofA lunedì ha abbassato le sue previsioni per i prezzi del greggio per quest'anno, indicando un eccesso di forniture dell'Opec a causa della Cina.
La banca d'investimento ha tagliato le sue previsioni di prezzo del Brent da 50 al barile a 46 $, e abbassato la sua stima per il West Texas Intermediate da 48 al barile a 45 $. Société Générale (PA:SOGN) ha tagliato le stime, citando il riemergere della produzione iraniana e i timori di un rallentamento cinese e di altri mercati emergenti.