Questa settimana si attendono le decisioni di molte banche centrali, fra cui quella della Reserve Bank of New Zealand (RBNZ), che stasera annuncerà la sua decisione sul tasso OCR. Al momento, i tassi neozelandesi sono i più elevati fra i paesi G10.
Il mese scorso, la banca centrale ha sorpreso i mercati, fatto di per sé insolito, tagliando i tassi d’interesse e portandoli al 2,25% (minimo storico). L’inflazione è lontana, in un’ottica di medio termine, dal raggiungimento della fascia obiettivo compresa fra l’1% e il 3% e al momento viaggia intorno allo 0,4%. Riteniamo inoltre che l’inflazione non sarà raggiunta entro l’anno prossimo, nonostante il rimbalzo dei prezzi delle materie prime, che non è bastato per fornire considerevoli pressioni al rialzo sull’inflazione. Probabilmente i tassi scenderanno di nuovo prima della fine dell’anno.
Crediamo pertanto che, pur controvoglia, la RBNZ sarà costretta ad alimentare la bolla immobiliare, che riguarda soprattutto Auckland. Se non lo farà, la Nuova Zelanda dovrà fare i conti con la deflazione e il rallentamento della crescita. L’ultimo dato sul PIL, riferito al T4 del 2015, si è attestato a un discreto 0,9% t/t, ma rimane comunque fragile per effetto del rallentamento economico mondiale (domanda più debole).
Continua a imperversare una guerra valutaria globale che mira alla svalutazione competitiva (l’impostazione accomodante è la nuova normalità) e, purtroppo, la Nuova Zelanda è obbligata a parteciparvi. È necessario che il kiwi s’indebolisca e la RBNZ ha ancora spazio per farlo senza intaccare la credibilità dell’istituzione. In un’ottica di medio termine, per la coppia USD/NZD miriamo a 1,5000.