Buongiorno ai Lettori di Investing.com.
La Fed potrebbe aver cambiato di nuovo le prospettive a breve termine, almeno per quanto riguarda il dollaro. Le aspettative erano per una FED “colomba” e i mercati avevano scontato una probabilità di oltre il 60% di un taglio di tasso entro l’anno. La reazione che abbiamo visto ieri sera sembra volerci dire che si è andato troppo oltre (le probabilità sono improvvisamente scese al 50%). Considerando le piccole modifiche alla dichiarazione del FOMC, la reazione è stata considerevole. Il motivo è imputabile probabilmente soltanto a una parola pronunciata dal presidente della Fed Jerome Powell, ovvero "transitorio".
La dichiarazione del FOMC è stata modificata solo per riconoscere un calo dell'inflazione. Ma alcuni o tutti i motivi alla base di questo declino sono visti come transitori. L'inflazione è stata l'unico fattore chiave che al momento sta mancando alla ripresa economica. Nulla di preoccupante, ma il recente calo del PCE core a + 1,6% dovrebbe essere temporaneo. Ecco quindi che la FED, come già detto a inizio anno, dipenderà inevitabilmente dai dati. Da qui la percezione che i trader siano andati troppo oltre e a quell punto i mercati hanno reagito portando giù i rendimenti e sostenendo il dollaro.
Un allontanamento dalla politica monetaria più accomodante è negativo per l’azionario. I trader continueranno su questa strada? La risposta arriverà probabilmente al pomeriggio, ma già stamattina ulteriori segnali positive dai negoziati commerciali USA/Cina potrebbero far perdere tonicità al biglietto verde. Siamo in una situazione estremamente volatile, che quindi potrebbe cambiare da un momento all’altro.
Wall Street ha chiuso la sessione di ieri al ribasso, con l' indice S&P 500 -0.7% a 2924 punti. Stamattina i futures statunitensi sembrano più stabili, mentre Cina e Giappone sono rimasti chiusi per festività. In Europa il DAX ha cercato subito il recupero dopo l’apertura al ribasso.
Nel forex abbiamo un JPY in calo, mentre AUD e NZD hanno trovato un certo supporto. Nelle materie prime l’oro appare ovviamente più debole, mentre continua la battaglia sul petrolio.