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La stagione dei Bond: higher for longer

Pubblicato 01.06.2023, 07:34
Aggiornato 09.07.2023, 12:32

Maggio volge al termine e l'S&P 500 (con un positivo +8% dall'inizio dell'anno) conferma un andamento laterale consolidato nelle ultime settimane. Mentre sul fronte delle azioni non emergono novità, confermandosi la vivace euforia per i tecnologici, nel mercato obbligazionario si sta verificando un cambiamento significativo. Questa evoluzione è di fondamentale importanza per comprendere le aspettative degli operatori e l'impatto che i dati macroeconomici hanno avuto sul sentiment degli operatori.
Il sito americano CME GROUP, riporta le aspettative degli investitori sulle attese di variazione dei tassi d’interesse della FED relativamente alle prossime scadenze. Se osserviamo attentamente i dati riportati in questi report, riscontriamo che il mercato si aspetta il picco massimo dei tassi per il mese di luglio a 5,25% - 5,50%, con una probabilità del 51%, (TERMINAL RATE).

Meeting FED 26 Luglio

Oltre al nulla di fatto che ci si aspetta per il prossimo appuntamento del 14 giugno, il mercato da luglio a fine anno si aspetta una FED poco o per nulla interventista. L’appuntamento del 13 dicembre infatti riporta come ipotesi più accreditata un tasso compreso tra il 4,75% e 5,00%.

Meeting FED 14 Giugno

Meeting FED 13 Dicembre

La novità sta proprio nella inversione di tendenza contraria all’ idea del taglio dei tassi di oltre un punto percentuale, ipotesi oramai accantonata dalle aspettative di mercato, e confermata ulteriormente dall’andamento dei prezzi delle obbligazioni statunitensi. Osserviamo a questo proposito i futures delle obbligazioni 2023: siamo prossimi al 5% mentre a metà aprile il tasso si attestava al 4%.

Futures obbligazioni USA 2023

Nell’arco di poche settimane le aspettative sono profondamente cambiate e le obbligazioni tornano a farsi ancora più interessanti. Ma quali sono i motivi che hanno indotto questa trasformazione?

Alla base di questa tendenza, vi è il mutamento dello scenario macroeconomico. Nessuno ha la sfera di cristallo, ma questo improvviso cambiamento sta dimostrando che gli investitori stanno iniziando a prezzare un contesto diverso da quello che si prefiguravano 2 mesi fa, a seguito dell’uscita degli ultimi dati Macro. Lo scenario che si sta accreditando in questi giorni è quello definito:
                                                            HIGHER FOR LONGER
Ovvero tassi più alti per un periodo prolungato di tempo. Questo paradigma cancella il precedente, che prevedeva una FED interventista, in tutte le direzioni e quindi anche sul fronte dei tagli.

Il motivo principale di questo atteggiamento è riscontrabile fondamentalmente nei dati sull’inflazione pubblicati di recente, i quali confermano una ripresa dell’inflazione, che seppur lieve, dimostra quanto sia difficile da qui in avanti raggiungere l’obiettivo del 2%. Far scendere l’inflazione dal 10% al 5% non è stato molto difficile, anche grazie al calo degli energetici. Però una volta che l’inflazione si è radicata nell’economia, e in particolar modo nel settore terziario, portarla dal 5% al 2% è veramente dura.

L’inflazione non è tutta uguale, infatti potremmo considerare diverse strutture inflazionistiche, a seconda delle cause che l’hanno determinata. L’inflazione degli Stati Uniti potremmo definirla una inflazione oramai “resiliente” in quanto oramai ben consolidata nei costi dei servizi. Nonostante il settore manifatturiero abbia di fatto riscontrato buoni risultati di contenimento, i servizi restano lo scoglio da superare e impongono una determinata austerità da parte della FED.

In conclusione due sono le conseguenze per l’economia Americana, dovute a questo nuovo scenario, una positiva e l’altra negativa:

- Tassi alti più a lungo significa che la recessione (hard landing) è più lontana (nel tempo) o comunque evitabile. Infatti in caso di aspettative gravemente recessive, il mercato sconterebbe più facilmente nel breve termine un processo di taglio dei tassi.

- Dall’altra parte però un periodo prolungato di tassi elevati logora il sistema economico ed in modo particolare stressa il sistema creditizio. Uno scenario come quello appena delineato infatti aumenta le probabilità che qualcosa si rompa. D’altronde i primi effetti li abbiamo già visti sulle banche regionali.


Questo e altri articoli puoi trovarli nel mio blog ORSI CONTRO TORI.
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Ultimi commenti

Ciao Marco , secondo me Fed aumenterà nuovamente 0,25 già prossima riunione . Mercato lavoro USA troppo forte , la Fed vuole il contrario.
I dati dell'articolo si basano sulle aspettative, una istantanea di due giorni fa. I dati macro nel loro susseguirsi influenzano le aspettative dei mercati e dei policy maker.Il tuo ragionamento è ben fondato, vedremo tra un paio di settimane. La tendenza cmq sembra segnata a prescindere dalle piccole variazioni.
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