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La sterlina debole fa salire l’inflazione

Pubblicato 13.09.2017, 13:11

Ieri la sterlina britannica ha compiuto un forte rialzo, toccando il massimo da un anno contro il biglietto verde, perché gli investitori prevedono che la sorpresa al rialzo dell’inflazione costringerà la BoE a intervenire.

La coppia GBP/USD è salita più dello 0,90% martedì, massimo dal settembre del 2016, sulla scia della pubblicazione di livelli d’inflazione più alti del previsto ad agosto.

In effetti, l’indice primario si è attestato al 2,9% a/a rispetto al 2,8% delle previsioni medie e del 2,6% del mese precedente.

L’indice di fondo, che esclude le componenti più volatili, è risultato pari al 2,7% a/a rispetto al 2,5% previsto e al 2,4% di luglio, suggerendo che l’aumento dei prezzi dei carburanti non è l’unica ragione di questo rialzo.

La brusca svalutazione della sterlina degli ultimi mesi ha infatti influito sul costo delle merci importate, diventate più care.

La voce abbigliamento e calzature è salita del 4,6% negli ultimi 12 mesi, contribuendo a 0,26 punti del tasso sull’inflazione CPIH (rispetto al -0,07% di un anno fa), e l’impennata dei prezzi di ristoranti e hotel ha pesato per 0,35 punti (rispetto a 0,23 di un anno fa).

Stamattina è stato pubblicato il tasso ILO sulla disoccupazione, sceso al 4,3% a luglio rispetto al 4,4% di un mese fa; la variazione nell’occupazione mostra un incremento di 181 mila unità rispetto alle 150 mila delle previsioni medie e alle 125 mila di giugno.

Invece le retribuzioni settimanali medie sono rimaste stabili, al 2,1% a/a, a fronte del 2,2% previsto.

L’assenza di pressioni al rialzo sulla crescita delle retribuzioni suggerisce che il reddito disponibile invariato delle famiglie non genererà un’accelerazione del recupero dell’inflazione.

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Inoltre, dall’inizio dell’anno la sterlina si è stabilizzata, anche se non ha recuperato del tutto, e ciò allenterebbe un po’ le pressioni al rialzo sull’inflazione derivanti dal tasso di cambio.

Alla luce di questo scenario, domani la BoE non interverrà, soprattutto perché gli effetti negativi della Brexit ancora non si vedono.

Gli investitori monitoreranno quindi le variazioni nei comportamenti di voto.

Noi crediamo che la BoE non correrà il rischio di restringere la sua politica monetaria, dal momento che i negoziati sulla Brexit sono appena iniziati e, cosa ancora più importante, che l’UE non agevolerà i negoziatori britannici.

L’incertezza è troppa e un passo falso dei banchieri potrebbe costare molto caro all’economia del Regno Unito.

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