Il rally sui titoli azionari prosegue, ma si procede a strappi e in questo momento siamo arrivati su nuove importanti resistenze. Tanto in Europa, quanto negli USA. Le preoccupazioni stanno iniziando a crescere sulle relazioni tra Stati Uniti e Cina, le mosse della Casa Bianca e del Congresso sulla questione Hong Kong preoccupano non poco e le eventuali sanzioni andrebbero evidentemente a esacerbare le relazioni tre le due super potenze.
L'indebolimento dello yuan cinese rispetto al dollaro può essere visto come un segnale di avvertimento per i mercati perché ad esempio, durante le tensioni commerciali degli ultimi due anni il cambio USD/CNY è stato un termometro del rischio importantissimo. Anche il prezzo del petrolio sta cominciando a perdere slancio (ci si sta interrogando sulla sulla ripresa della domanda). I rendimenti obbligazionari hanno registrato un calo anche ieri, soprattutto dopo che la domanda di debito USA è calata con la ripresa dell'azionario. Per ora, questi sono solo segnali di avvertimento e c'è ancora un sentiment positivo che è ampiamente dominante, ma bisogna tenere conto dei campanelli di allarme.
Le valute legate alle materie prime stanno ottenendo buoni risultati e l'euro sta cercando di esplodere. Tuttavia, se le tensioni tra Stati Uniti e Cina aumentassero, potrebbe esserci un buon motivo per prendere profitto. In che misura questa presa di profitto potrebbe intervenire sarebbe un'altra bella questione.
Sul fronte macroeconomico i dati statunitensi delle 14:30 ci proporranno il PIL Q1 (la seconda lettura) che non dovrebbe mostrare alcuna revisione dalla lettura anticipata, con il -4,8% annualizzato. Le richieste di sussidi di disoccupazione settimanali dovrebbero mostrare un altro numero elevato con 2,1 milioni (anche se in calo rispetto ai 2,438 della scorsa settimana). Ci sono anche gli ordini di beni durevoli statunitensi (ex-trasporti) che dovrebbe registrare un calo mensile del -14,0% ad aprile.