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Lo scontro commerciale USA-Cina si sposta sul fronte delle valute

Pubblicato 27.05.2019, 13:36
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Con l’acuirsi dello scontro sul commercio tra Stati Uniti e Cina, le speculazioni che la battaglia si stia spostando sul fronte monetario aumentano: la Cina sta infatti consentendo alla sua valuta, il renminbi o yuan, di deprezzarsi per compensare i dazi USA. Una variazione sul tema è rappresentata dal fatto che la Cina comincerà ad abbandonare in risposta i buoni del Tesoro USA.

I mercati si aspettano un tasso di 7,0 yuan contro il dollaro come linea che la Cina dovrà difendere se vuole evitare di provocare una reazione statunitense sul mercato monetario o sul fronte commerciale.

USD/CNY 300 Minute Chart

La moneta cinese si sta muovendo in questa direzione da quando il Presidente Donald Trump ha annunciato nuovi dazi all’inizio del mese, oscillando ora a poco meno di 6,9, rispetto ai livelli stabili di 6,7-6,75 dei mesi precedenti. Gli esperti hanno calcolato che lo yuan dovrà raggiungere 7,10 per compensare i nuovi dazi.

Le guerre tra valute tendono a saltare fuori quando le tensioni commerciali aumentano o le trattative vanno in stallo. È stato così l’estate scorsa, quando lo yuan ha cominciato a deprezzarsi nell’aumento delle tensioni commerciali. I leader cinesi all’epoca si sono affrettati a far dissipare questi timori.

La maggior parte degli analisti ritiene che i cinesi non deprezzeranno intenzionalmente la loro valuta per segnare punti nella lotta commerciale. Non solo ciò provocherebbe gli Stati Uniti ma accelererebbe le fuoriuscite di capitale dalla Cina continentale e danneggerebbe gli sforzi per internazionalizzare lo yuan.

Similmente, l’idea che la Cina svenda i Buoni del Tesoro USA per usare lo yuan come arma viene ampiamente smentita dagli esperti occidentali. La vendita cinese di 20 miliardi di dollari di Buoni del Tesoro con scadenza superiore ad un anno a marzo ha fatto alzare qualche sopracciglio, ma ciò difficilmente sarebbe un danno per le riserve di valute da 1,1 mila miliardi di dollari della Cina.

Un’eventuale vendita significativa che pesi sui prezzi dei Buoni del Tesoro danneggerebbe la Cina spingendola a svalutare le riserve restanti. Anche se la Cina fosse intenzionata a vendere, sembrano esserci sufficienti altri compratori disponibili in quanto il rendimento dei bond a 10 anni è sceso al 2,3% da ben al di sopra del 3% di qualche mese fa. Ironicamente, proprio quelle tensioni commerciali che stanno spingendo gli investitori verso il rifugio del debito governativo USA sono le stesse che ne stanno facendo scendere il rendimento.

Trump non ha esitato a considerare il calo dello yuan intenzionale nonché un segno del fatto che la Cina vuole un accordo commerciale. “La Cina immetterà denaro sul suo sistema e probabilmente abbasserà i tassi di interesse”, ha twittato il presidente dopo aver annunciato i dazi, “al fine di compensare la perdita attuale e futura degli affari”.

Trump ha poi tirato in ballo la Federal Reserve, aprendo un altro fronte nella sua battaglia con i policymaker monetari. “Se la Federal Reserve riuscisse a fare lo stesso, [per la Cina] sarebbe game over, vinciamo noi!”

Il Presidente non potrebbe essere più felice se la Fed tagliasse i tassi di interesse come sta chiedendo e riprendesse gli acquisti di asset per allentare la politica monetaria ed abbassare i tassi di cambio del dollaro. La Fed, ovviamente, difficilmente starà al gioco, ma ancora una volta Trump la userà come capro espiatorio se gli Stati Uniti cominciassero a “perdere” la guerra tra valute e consentissero alla Cina di combattere i costi dei dazi deprezzando la propria moneta.

Alcuni analisti si chiedono se Trump ribatterà aumentando ancora i dazi o estendendoli ad ulteriori prodotti se i cinesi lasceranno effettivamente che lo yuan superi la soglia del 7,0. Allora la moneta cinese potrebbe arrivare a 7,40, stimano, con la guerra di valute che si acuisce insieme allo scontro commerciale. Il governo Trump alla fine della scorsa settimana ha proposto una legge per consentire agli Stati Uniti di imporre automaticamente dazi punitivi sui paesi sospettati di manipolare la propria valuta per un vantaggio commerciale.

L’aspetto ironico è che, a meno che non ci sia un intervento da parte della Fed, l’attuale traiettoria di politica monetaria rende il dollaro il vincitore nel senso più tradizionale in quanto tende a rafforzarsi per l’effetto rifugio. Questo implica alcuni danni collaterali per le valute degli altri mercati emergenti, che saranno trascinate giù con lo yuan a meno che non adottino delle strategie di difesa contro il dollaro.

Dove si fermerà tutto questo? E chi cederà per primo?

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