La riunione del FOMC di ieri non è stata spettacolare, giacché i tassi d’interesse sono rimasti invariati, ma il messaggio chiave è chiaro. Eliminando il termine “paziente” dal comunicato ufficiale, la Federal Reserve ha assunto un’impostazione da colomba. La valutazione economica è stata ottimistica, ma le variazioni nella direzione della politica sono state giustificate dalle prospettive d’inflazione deboli. Ora il mercato sconta la probabilità di tre tagli del tasso nel 2019. L’intervento sta per arrivare e il mercato sconta una probabilità del 100% di un taglio a luglio (in aumento dall’80% precedente) e l’eventualità di altri due tagli è salita al 70% dal 45% precedente alla riunione. La propensione al rischio ha reagito come da previsioni: le azioni USA sono salite marginalmente (titoli bancari molto staccati) e l’USD è sceso contro le valute G10.
Sulla scia delle attese che la banca centrale USA continuerà a svalutare l’{{|USD}}, i prezzi dell’oro si sono impennati, salendo da $1.357 a $1.394 in un’unica seduta. La correlazione inversa fra l’oro e i rendimenti reali USA è forte. Man mano che la Fed spinge al ribasso i rendimenti dei titoli a scadenza breve (i rendimenti dei titoli USA a 2 anni sono scesi bruscamente, dall’1,87% all’1,73%), l’oro dovrebbe luccicare ancora di più. I tweet del presidente Trump per un USD più debole e l’apparente capitolazione di Powell potrebbero far riacquisire all’oro il titolo di asset anti-USD (al momento rubatogli dall’ultimo arrivato Bitcoin). Detto questo, il re delle criptovalute (Bitcoin) sta tornando verso il massimo di fascia a $9.477.