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L’USD/JPY supera quota 110,00 le valute oceaniane estendono la debolezza

Pubblicato 01.10.2014, 11:47
Aggiornato 07.03.2022, 11:10

Market Brief

L’USD/JPY ha raggiunto il massimo da sei anni, toccando quota 110,09, dopo che i rilevamenti dell’indice Tankan riferito al terzo trimestre hanno mostrato un’espansione dell’8,6% negli investimenti in conto capitale del settore industriale; anche la voce riferita alle grandi imprese manifatturiere ha fatto registrare un miglioramento inaspettato. La debolezza dell’indice composito non manifatturiero e delle prospettive future ha frenato i guadagni. Man mano che il rally di settembre dell’USD/JPY perde velocità, i mercati vendono sui nuovi massimi. Le offerte si susseguono sopra 110,00, mentre le scommesse per le opzioni forniscono supporto sopra l’area 109,00/110,00. L’attenzione si sposta verso 115,00/120,00, secondo noi la debolezza dello yen inizia a preoccupare le aziende locali.

A Hong Kong proseguono le proteste, per il sesto giorno consecutivo i dimostranti filo democratici sono scesi in strada per chiedere elezioni libere e aperte. Lo yuan è passato di mano sui minimi da due mesi a Hong Kong, avvicinandosi alla media mobile a 100 giorni (6,1900).

Le vendite al dettaglio australiane sono cresciute dello 0,1% m/m ad agosto (rispetto allo 0,4% previsto e precedente). L’AUD/USD ha toccato quota 0,8663 (livello leggermente superiore al minimo dell’anno pari a 0,8660). Gli indicatori di trend e momentum sono nettamente ribassisti; la coppia dovrebbe continuare a testare i minimi del 2014.

Ieri l’EUR/USD è sceso fino a 1,2571, perché l’IPC più debole alimenta speculazioni su nuovi stimoli dalla BCE. Domani la BCE annuncerà la sua decisione; non prevediamo un altro intervento dalla riunione. Probabilmente la BCE temporeggerà, in attesa di vedere l’effetto degli interventi recenti (TLTRO, acquisti di ABS e bond coperti). Il sentiment intorno all’EUR rimane prettamente negativo, il prossimo supporto giace a 1,2500 (23,6% di Fibonacci sul rialzo da luglio 2012 ad agosto 2014). Ieri l’EUR/GBP ha toccato quota 0,77666; i livelli tecnici suggeriscono ulteriore spazio per un ribasso. La coppia GBP/USD rimane all’interno di fasce. I dati sul manifatturiero nel Regno Unito dovrebbero movimentare un po’ i prezzi a Londra, anche si dovranno superare le offerte a 1,6280/1,6321 (23,6% di Fibonacci sul calo da luglio a settembre).

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Il kiwi (NZD) consolida la debolezza dopo l’intervento della RBNZ per indebolire la valuta. La coppia NZD/USD è scesa a 0,7709. L’asta di Fonterra di questa sera potrebbe pesare ulteriormente sull’NZD/USD, a dispetto delle marcate condizioni d’ipervenduto (RSI al 22%, banda di Bollinger inferiore a 30 giorni a 0,7808).

Oggi gli operatori si concentreranno su: PMI manifatturieri (definitivi) di settembre in Svezia, Norvegia, Svizzera, Spagna, Italia, Francia, Germania, Eurozona, Regno Unito, Stati Uniti e Canada; richieste di mutui MBA aggiornate al 26 settembre, dato ADP sulla variazione nell’occupazione di settembre, indice ISM su manifatturiero e prezzi pagati di settembre, spese nel settore delle costruzioni di agosto negli Stati Uniti; immatricolazioni di nuovi veicoli di settembre in Italia.

Ipek Ozkardeskaya, Market Analyst,
Swissquote Europe Ltd

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