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Mediaset e Telecom: 2 di picche!

Pubblicato 20.06.2018, 12:23
Aggiornato 09.07.2023, 12:32

Dopo un avvio di seduta ricco di aspettative i due titoli si sono sgonfiati (Mediaset (MI:MS) è passata anche in territorio negativo), le loro situazioni finanziarie attuali e le evoluzioni prevedibili della gestione (calcoliamoci anche la non distribuzione del dividendo) consentono ai titoli solo fuochi di paglia, almeno per il momento, ma la situazione potrebbe essere la stessa, se non peggio, almeno fino a settembre in mancanza di un reale progetto o risanamento.

Possiamo considerarli titoli da cassettista ma impostando, ad una certa distanza, uno stoploss poichè non sarebbe da escludere un aumento di capitale viste le loro attuali situazioni o piani strategici (forte competitività ed altro).

Bisogna comunque sottolineare che la storia di Piazza Affari ci insegna che alcuni titoli del principale listino di Piazza Affari erano considerati buoni investimenti (lungo termine) ma purtroppo non è stato così.

Per citarne alcuni Saipem (MI:SPMI) (-87% in 10 anni e più di un adc); Unicredit (MI:CRDI) (-90% in 10 anni e 4 adc) che dopo il penultimo aumento di capitale doveva essere un investimento ad occhi chiusi ed invece fece registrare nuovi minimi storici; Leonardo (-55%) ed altri.

Per quanto riguarda Mediaset, l'esclusiva Mondiali Tv e la non aggiudicazione dei diritti tv per il prossimo campionato di calcio (mossa per alcuni favorevole a causa dell'indebitamento, sfavorevole per altri a livell di immagine aziendale ed inv.) non stanno beneficiando, almeno per il momento, il titolo pronto a passare in rosso nonostante una buona performance di Piazza Affari. Probabile alleanze europee potrebbe far risollevare il titolo.

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La nota più dolente è l’indebitamento finanziario netto pari a 1.377,1 milioni di euro (31 marzo 2018) anche se in diminuzione rispetto al dato del 31 dicembre 2017, pari a 1.392,2 milioni di euro. La generazione di cassa caratteristica (free cash flow) è pari a 36,3 milioni di euro.

A livello grafico, il titolo Mediaset (-52% in 10 anni) nelle ultime sedute sta oscillando tra i 2.80 e 2.90 euro. Un’eventuale permanenza dei corsi al di sotto di quota 2.84 euro potrebbe facilitare una nuova ondata di vendite fino al successivo target a 2.65 euro, non lontano dal supporto fondamentale di medio/lungo periodo a 2.54 euro. Nelle prossime sedute ci sono buone possibilità di assistere a forti oscillazioni.

I primi e reali segnali di ripresa giungeranno oltre quota 3.0 euro in chiusura di seduta.

Per quanto riguarda Telecom Italia (MI:TLIT) (-65% in 10 anni) non sono bastati i rating e target price spropositati di alcune banche d'affari che vedevano il titolo anche a 1.10 euro che per lo scenario attuale sembra essere un vero e proprio miraggio. Giudizio più realistico rimane quello di Exane che vede Telecom a 0.70 euro (causa stime redditività futura).

Il mese scorso Morgan Stanley (NYSE:MS) e Citigroup hanno ridotto i target price sul titolo Telecom in seguito alla riduzione delle stime sulla redditività per i prossimi trimestri e alla revisione dei parametri di valutazione dell’azienda.

L’indebitamento Finanziario Netto rettificato ammonta a 25.537 milioni di euro al 31 marzo 2018, con una variazione in aumento di 229 milioni di euro rispetto al 31 dicembre 2017 (25.308 milioni di euro).

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Il primo trimestre 2018 risente del versamento del saldo dell’IVA da parte di TIM S.p.A. per quasi 400 milioni di euro (nessun versamento nel primo trimestre 2017), effetto anche dell’introduzione in Italia del meccanismo del c.d. “split payment” da luglio 2017.

A livello grafico, i primissimi e timidi segnali di una probabile ripresa giungeranno oltre 0.7200 euro (in chiusura), fino ad allora le probabilità di nuovi affondi resteranno molto alte.

La violazione di quota 0.7750 euro (con tenuta di almeno 3 sedute), anche se al momento è un puro miraggio, farà scattare REALI segnali di ripresa, a quel punto il titolo potrebbe accumulare ulteriore forza e spingersi verso un’importante resistenza grafica a 0.8200 euro, la cui rottura in chiusura di seduta, migliorerà lo scenario grafico di medio/lungo periodo.

Sul fronte opposto invece, è fondamentale che il titolo stazioni al di sopra di 0.6600 euro altrimenti sarà difficile evitare un ritorno delle quotazioni in area 0.6300 euro.

In conclusione, un titolo che in 10 anni ha ceduto oltre il 50% può essere considerato un investimento solido e remunerativo nel lungo termine? Al piccolo investitore la sentenza....

Purtroppo titoli di società indebitate e che non distribuiscono dividendi non sono molto appetibili agli occhi dei grossi investitori.

Tutti i titoli possono subire delle lunghe flessioni, lo abbiamo visto ad esempio anche con Recordati (MI:RECI) che si spinse al di sotto di 28 euro (dagli oltre 40) ma quando una società è solida, con buoni fondamentali e reali progetti, riesce sempre a risalire la china ed infatti....

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Ovviamente qui si parla di performance percentuale (%), nessuno vuole giudicare l'operato o i progetti futuri delle società che in qualche modo, grazie alle loro competenze, usciranno sicuramente da questa situazione di precarietà.

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