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Mercato azionario: investire in tempo di guerra rende il 7% annuo

Pubblicato 03.03.2022, 08:09

Ancora una volta, sembra controintuitivo, impensabile, eppure è così: investire in tempi di guerra…rende!

L’errore mentale che facciamo spesso infatti (la “scorciatoia” mentale) è fare il collegamento guerra = si perdono soldi perché i mercati scendono.

Eppure, ancora una volta, conoscere la storia e le dinamiche di mercato può aiutarci a non cadere in queste generalizzazioni che alla fine ci fanno solo perdere soldi.

Vediamo quindi cosa è successo…

Il grafico

Quello che vedete nell’immagine sotto, è il grafico dell’indice azionario americano Dow Jones Industrial Average in tempi di guerra, in particolare sono presenti 3 eventi molto importanti (e probabilmente più estesi del conflitto Russia-Ucraina).

  1. Prima Guerra Mondiale
  2. Seconda Guerra Mondiale
  3. Guerra in Vietnam

Fonte Bureau of labour statistic

Anche solo osservando il grafico, con i periodi di guerra evidenziati in grigio, possiamo vedere come i valori a fine guerra, fossero in linea e spesso superiori rispetto all’inizio, e questo in tutte e tre le occasioni menzionate sopra.

I numeri

Andiamo quindi a vedere i numeri precisi in ciascuno dei 3 conflitti...

Prima Guerra Mondiale

Nei 6 mesi che seguirono lo scoppio della prima Guerra Mondiale, il Dow Jones Industrial Average perse il 30%. A quel tempo, poiché la Guerra aveva seriamente intaccato il mondo finanziario, si decise di chiudere la Borsa (anche oggi se ci fate caso molti titoli sono sospesi nelle quotazioni).

Dopo altri 6 mesi, alla riapertura nel 1915, il Dow Jones mise a segno il rialzo record di sempre in un singolo anno: +88%!

Al termine del conflitto, durato dal 1914 al 1918, l’indice americano guadagnò in totale il 43%, ovvero un 8.7% annualizzato.

Seconda Guerra Mondiale

Quando Hitler invase la Polonia, il 1/9/1939, il mercato nella seduta successiva del 5/9/1939 salì del 10%. Con l’attacco a Pearl Harbor (dicembre 1941), le azioni inizialmente aprirono in calo (di appena un 2.9% tuttavia) ma recuperarono in meno di un mese. Quando le Forze Alleate invasero la Francia nel 1944, il Dow Jones Industrial Average registrò un aumento del 5% nel mese successivo.

Come per la Prima Guerra Mondiale, al termine del conflitto, durato dal 1939 al 1945, il Dow Jones guadagnò il 50% complessivamente, pari al 7% annualizzato.

Guerra del Vietnam

Per quanto più circoscritta (e forse simile a quella tra Russia ed Ucraina), anche la Guerra del Vietnam ebbe andamenti simili per i mercati azionari. Nel 1965, quando le truppe americane arrivarono in Vietnam, il Dow Jones chiuse l’anno con un 10% di guadagno. Al termine del conflitto, nel 1973, il mercato realizzò una performance complessiva del 43%, pari al 5% annualizzato.  

Considerando quindi tutti e 3 i periodi, possiamo dire che il mercato azionario ha realizzato mediamente un 45% complessivo e circa 7% annualizzato.

Conclusioni

Ora, come sempre non dobbiamo prendere i dati del passato e pensare che il futuro sarà esattamente uguale. Ciò che possiamo dire tuttavia, è che la storia ed i numeri dimostrano che è sbagliato affermare che in tempi di guerra si perdono soldi, casomai è vero il contrario!

La domanda vera che tuttavia dobbiamo porci, nel rimbalzo del +88% della Prima Guerra Mondiale, nel rimbalzo di aprile 2020 post Covid, è la seguente: io ero sul mercato in quel momento oppure ne ero fuori per la paura?

Quelli sono momenti per i quali noi non possiamo permetterci, se vogliamo davvero raggiungere traguardi importanti in termini di risultati, di stare fuori dai mercati.

Investire è sempre remunerativo con il giusto orizzonte temporale, e forse in tempi di guerra lo può essere ancora di più.

Alla prossima!

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