Se la politica è l'arte del possibile o, così come ci insegnano decine di manuali di scienza politica, l'abilità, l'attività diretta a creare le condizioni del possibile, risulta tuttavia difficile ipotizzare una vision chiara e netta sul petrolio. Nonostante la suddetta arte ed abilità, condita da fulminee acrobazie, ha caratterizzato una parte delle trattative di questi giorni. Lo avevamo già specificato nei precedenti approfondimenti. La stessa reazione del movimento del prezzo del greggio, al termine della teleconferenza Opec Plus, prima dell'incontro virtuale dei Ministri dell'energia del G20, è la plastica fotografia dello scetticismo e dell'indecisione di analisti e operatori. Una vera e propria fibrillante attesa, colpi di scena e botta e risposta che si sono alternati anche attraverso una serie di tweet e notizie altalenanti.
Una momentanea quiete dopo una tempesta mai sopita, per tutto quello che storicamente ha rappresentato tale materia prima, basti pensare alle tensioni della guerra dello Yom Kippur del 1973 che ha di fatto dato il via ad importanti movimenti sull’oro nero, quando praticamente Siria ed Egitto attaccarono Israele. Senza dimenticare i rapporti tra Iran e Stati Uniti. Relazioni geopolitiche decisamente capovolte nel tempo, tant’è vero che dal 1953 fino alla svolta khomeinista l'Iran ha rappresentato per la politica internazionale americana un punto di riferimento in quel territorio, senza trascurare tutti gli aspetti legati al tratto di mare tra il Golfo Persico e quello dell’Oman, ed in particolare alla potenza strategica dello Stretto di Hormuz che parte da molto lontano.
Oggi chiaramente il contesto appare differente e le motivazioni dei movimenti di prezzo del petrolio sono in alcuni aspetti cambiati ma, allo stesso tempo, il braccio di ferro ed i colpi di scena sono fattori all’ordine del giorno. La capacità di colpire l’attenzione, l’abilità comunicativa ha senza dubbio rappresentato, senza dover necessariamente “scomodare” e approfondire i riferimenti alla società liquida di Zygmunt Bauman, uno dei leit motiv della nostra quotidianità.
Penso, ad esempio, al tentativo da parte degli americani nel lanciare messaggi netti e precisi ad Arabi e Russi, facendo capire sostanzialmente che i prezzi così bassi del petrolio rappresentano certamente un fenomeno doloroso per una delle industrie più importanti dell’economia a stelle e strisce, vedi i contraccolpi sullo shale oil. Questo per far capire, lo abbiamo letto e intercettato nei giorni scorsi, l’intento di non partecipare in maniera diretta ai tagli poiché il mercato fondamentalmente lo stava già determinando in maniera automatica. Questo sempre dal versante USA, fino ad arrivare alle voci dal Cremlino oppure alle dichiarazioni di grande soddisfazione, in riferimento alla conclusione del lavoro effettuato dall’OPEC Plus, da parte del Ministro dell’energia dell’Arabia Saudita.
La domanda che mi pongo è se per davvero l’intervento di mediazione di Donald Trump ha contribuito all’accordo che ha portato alla decisione di ridurre la produzione anche da parte del Messico, Paese che in un primo momento ha prontamente risposto picche, al fine di proteggere le sue aziende del settore, rispetto all’idea proposta di collaborare tutti e tagliare una importante percentuale, per poter raggiungere l’obiettivo dei 10 milioni di barili.
Per farla breve, a fronte dei circa 400 mila barili che rappresentano il quantitativo in base alla percentuale immaginata e suggerita soprattutto dai sauditi, il Messico ha deciso di taglierne 100 mila.
Tale determinazione mi ha fatto balzare alla mente il testo della canzone di Paolo Conte, cantata brillantemente dal grande Enzo Jannacci, in quel Messico e nuvole... dove la determinazione di una ragazza, che decide di restare nel suo Paese d’origine, amplifica la malinconia di un uomo che crede di essere innamorato ma che non ha il coraggio di raggiungerla.
Fatta questa ulteriore divagazione, è fuor di dubbio che al momento gli analisti e gli operatori sono molto scettici. Regna l’indecisione ed un latente disorientamento, nella speranza che il ridimensionamento della produzione giornaliera di barili di petrolio, in aggiunta ai probabili 5 milioni circa da parte dei Paesi del G20, tra questi il Canada, a meno di marce indietro...
Certamente questo accordo porta al più grande taglio storico, pari a 9,7 milioni di barili giornalieri, ma il vero interrogativo è se questi numeri saranno in grado di contrastare il drastico calo della domanda.
Dopo aver letto dichiarazioni trionfalistiche da parte di alcuni attori protagonisti di questa estenuate vicenda, nell'attesa di intravedere un fioco barlume di miglioramento, in primis dal punto di vista socio-sanitatio, il fuoriuscire da questa sorta di vita sospesa che ha modificato le relazioni all'interno delle comunità, il riassaporare con occhi diversi l'intensità delle relazioni umane, assaporando e godendo della semplicità dei gesti, anche sulla scorta di quello che diceva Cicely Saunders nella Londra di fine anni sessanta, auspicando necessariamente la ripresa della quotidianità e quindi la ripresa della domanda che indicherebbe la vera rinascita delle attività produttive e dei consumi, tutto questo, oltre chiaramente alla decisione di ridurre la produzione giornaliera di barili, può implementare significativamente il raggiungimento di un prezzo del petrolio greggio lontano da quel supporto evidenziato da diverse settimane in area 20 dollari.
Nel breve, i suddetti incontri ed accordi, così come i vari tentativi di rimbalzo ben visibili sui grafici, possono apparire assolutamente vani. Gli elementi in grado di far risalire il prezzo verso una prima area che va tra i 30 ed i 32 dollari al barile sono molteplici. Inoltre, una tangibile e suddetta ripresa, può consolidare movimenti long, fino ad arrivare a ricoprire completamente quel famoso Gap Down che ha fatto crollare il greggio ai minimi del 2016, superando quegli stessi supporti delle candele mensili di gennaio e febbraio in area 26,36 dollari al barile, durante la famosa apertura dei mercati asiatici avvenuta lunedì di alcune settimane passate. Ma questa, come più volte enunciato, è storia antica.
Da attenzionare, inoltre, questo canale laterale che accompagna il prezzo da diversi giorni, all'interno del trading range tra i 20 ed i 30 dollari al barile, ben evidenziati dal rettangolo nel grafico sottostante.
In attesa di un ritrovato equilibrio, bisogna costantemente porre in essere la massima concentrazione. Movimenti repentini e volatilità elevata sono fattori difficili da gestire. E' importante monitorare anche questo primo spartiacque visibile sul grafico sottostante, in area 30 dollari al barile, in quanto rappresenta una resistenza che, se superata, può trasformarsi in un primo e deciso supporto.