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Morning adviser, il post-FED

Pubblicato 24.06.2013, 09:19
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Dunque il famoso Triple Witching Day, la scadenza naturale trimestrale congiunta di futures e opzioni su indici e azioni del mercato americano, ha portato a grandi volumi di contrattazione sebbene non ad una volatilità estrema sul mercato, che invece si era manifestata precedentemente a partire dallo scorso mercoledì dopo il meeting della Fed e la Press Conference del suo Chairman Bernanke.

Proprio l’annuncio di quest’ultimo circa la possibilità di future e non troppo lontane nel tempo dismissioni dal Quantitative Easing 3 ha manifestato i suoi pesanti effetti, con le Borse che hanno lasciato il campo mediamente il 3-4%, l’oro che è crollato fino a 1.250 dollari l’oncia e soprattutto l’obbligazionario che ha visto salire sensibilmente i rendimenti con vendite che hanno riguardato perfino i governativi core dell’Eurozona (vedi Germania, Olanda) da sempre percepiti come asset rifugio in grado di attrarre l’attenzione degli investitori anche laddove sulle scadenze brevi offrivano tassi di rendimento negativi.

L’unico macroasset in grado dunque di apprezzarsi e di attrarre massicci flussi di liquidità è stato il dollaro americano che ha guadagnato terreno contro tutte le altre valute e sui motivi di questa dinamica abbiamo già ampiamente disquisito nei giorni passati.

Ciò che resta utile da comprendere ora è se questa logica di interconnessione dei mercati perdurerà e andrà perciò a costituire un fattore strutturale o se invece si potrà annoverare tra le seppur importanti correzioni del mercato.

La portata dei movimenti che si sono innescati a partire dall’annuncio di Bernanke è stata indubbiamente figlia della volatilità di breve, quest’ultimo fattore decisamente più emotivo che tecnico, ma un ragionamento appena più lucido e distaccato ci suggerisce che la politica monetaria espansiva della Fed (come di altre banche centrali) è ben lungi dal terminare in quanto il QE3 continuerà ancora ad iniettare 85 miliardi di dollari nel sistema e perché i tassi d’interesse resteranno ben ancorati allo zero almeno per ancora due anni.

Se aggiungiamo che l’inflazione corrente e quella attesa permangono su livelli storicamente bassi, completiamo il quadro. Il mercato da sempre guarda con estrema attenzione alla credibilità delle Banche Centrali e se quella della Fed dovesse essere stata mal riposta, potremmo assistere a dinamiche perfettamente contrarie a quella appena analizzata, quest’ultima che evidentemente si inserirebbe nel novero delle mere correzioni tecniche del mercato.

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Questa settimana vi saranno in totale 7 interventi che proverranno da membri del Board della Fed e ciò potrà permettere di cogliere nuove sfumature in questo senso, considerando anche le diversità di vedute in seno al FOMC come quella tra Bullard, oltranzista del QE, e Faber, pessimista e più volte critico nei confronti di Bernanke.

Da un punto di vista operativo, quanto detto anche se in poche e insufficienti righe, si estrinseca nella corretta individuazione dei punti tecnici sui quali potrebbero modificarsi gli equilibri tra compratori e venditori e sui quali potrebbero perciò partire nuove tendenze in grado di offrirci dei ratio Rischio/Rendimento ottimali ai quali il trader deve guardare con importanza prioritaria nella sua impostazione tecnica operativa.

EUR/USD
Lateralità per il cambio principe la cui price action è ora perfettamente appoggiata sulla media mobile semplice a 200 periodi, spesso utile spartiacque tra scenari marcatamente direzionali. L’individuazione dei due punti statici a 1,3110 e 1,3080 descrivono la più recente lateralità, utilissima per operare sugli strappi di volatilità al ribasso per la ricerca dell’area di supporto a 1,3040, e al rialzo, previso superamento del test della media mobile a 21 periodi, per la ricerca di 1,3160 e 1,32 in estensione.

USD/JPY
View rialzista per il cambio che su time frame a 4 ore mostra un setup di medie mobili di breve, medio e lungo ben orientate ad agire da supporti dinamici al prezzo. Supporto dinamico rappresentato anche dalla trendline di congiunzione dei minimi crescenti a partire dal break rialzista della congestione che vedeva in 95,75 il suo limite superiore. 98,40 invece il primo supporto statico che, se superato al ribasso, potrebbe portare a test della media a 21 sulla soglia di 98 e in estensione all’area di supporto a 97,30. La tenuta di 98,40 con il break rialzista dei massimi recenti a 98,60 condurrebbe ai progressivi livelli di 99,30 e di nuovo area 100.

EUR/JPY
Molto volatile e poco direzionale al price action di questo cross su cui è ben operare nel momento in cui vi sono temporanei disallineamenti a livello intraday della correlazione inversa tra i cambi orioginali EUR/USD e USD/JPY. A livello operativo, anche in questo caso, si puà lavorare con gli incrementi di volatilità fuori dalla congestione di breve delimitata da 129,20 e 128,80. 129,90 e 128,10 rispettivamente i primi target.

GBP/USD
Estremante chiaro e preciso il supporto a 1,5360 che, se violato, potrebbe portare ad approdi fino a 1,5320. La sua tenuta, con contestuale superamento al rialzo dell’ottima media a 21 periodi su time frame orario, sopra 1,5410 ci permetterebbe di lavorare in STOP ENTRY per primi obiettivi a 1,5475.

AUD/USD
Perfetta qui la fase congestiva compresa tra lo 0,9175 e lo 0,9260 su cui poter lavorare con Risk/Reward ideali. Il primo approccio deve inserirsi nell’ottica di affidabilità degli stessi in termini di tenuta, almeno finchè la volatilità resta moderata, con la flessibilità di utilizzare lo Stop&reverse in caso di break al rialzo per 0,9315 e 0,94 in estensione, e al ribasso per gli inesplorati livelli a 0,9080.

Davide Marone
Analyst DailyFX


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