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Morning adviser

Pubblicato 26.10.2012, 10:28
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Mercati volatili e decorrelati

Volatilità e decorrelazione, questi sono i due concetti che hanno caratterizzato la giornata di ieri sui mercati. La prima, perché il mercato si è mosso in maniera significativa ma confusa, nervosa e nella maggior parte dei casi non direzionale. La seconda, perché abbiamo assisitito a delle price action che non si sono mosse all’unisono secondo la logica delle correlazioni che seguiamo ormai da diversi mesi, quella cioè che prevede acquisti di valute a più “alto” rendimento (rispetto al dollaro americano), azionario e materie prime in fasi di propensione al rischio, e invece rifugi nel dollaro americano e sell off sulle altre classi di asset nelle tornate di avversione al rischio. La spiegazione piuttosto intuitiva che potremmo dare risiede di fatto nell’incapacità del mercato di stimare con out look di medio termine quelli che potrebbero essere gli scenari prossimi, date le tante incognite presenti su più fronti dal punto di vista macroeconomico. Tanto per citare le più importanti, basti ricordare l’elezioni americane e il famigerato “fiscal cliff” per quello che concerne gli Usa, la situazione di possibile proroga degli obiettivi di bilancio per la Grecia e la possibile richiesta di aiuti da parte della Spagna dal versante europeo – per non citare la pur preoccupante situazione francese e i primi segnali di debolezza della locomotiva Germania – e infine i fondati timori sul rallentamento cinese nonché le azioni di politica monetaria, che sembrano essere immininenti, della Bank of Japan. Tutti questi fattori rendono di fatto gli operatori focalizzati sulle prospettive di breve termine, facendo sì che spesso, in intraday, strumenti finanziari tradizionalmente legati seguano movimenti differenti e in direzioni opposte oltre che, ed è una dinamica molto presente in questi giorni, reagire alle varie pubblicazioni dei dati macro in maniera signficativa andando spesso a sovrastimare l’effetto che una news, la cui release si discosti anche leggermente dal consensus, avrebbe a differenti condizioni di mercato. Il caso eclatante in questo senso è rappresentato dal dato sul Pil della Gran Bretagna di ieri mattina uscito superiore alle attese, il quale ha contribuito a spingere la sterlina vicina ai massimi contro dollaro e rompere supporti importanti sul cross EURGBP.
gbpusd

Nell’ambito delle considerazioni avanzate pocanzi vanno sottolineati, salvo analizzare tra poco con la lente di ingrandimento i movimenti tecnici, gli storni importanti che hanno riguardato l’Eurodollaro e il dollaro australiano, mentre sono state laterali le price action delle materie prime (con il petrolio che perà ha fatto registrare nuovi minimi); l’azionario è stato invece dominato da incertezze con i maggiori indici americani controversi, dominati dalle trimestrali delle società di questi giorni e vicini a possibili rotture ribassiste degne di nota. Vale la pena ricordare che questo pomeriggio assisteremo alla release del PIL Americano che storicamente non dovrebbe (usiamo d’obbligo il condizionale) riservare particolari sorprese e l’indice di Fiducia del Michigan.

EUR/USD
La mattinata di ieri sembrava promettente per l’Eurodollaro che ha provato a mantenersi sopra la soglia dell’1,30 e a raggiungere la resistenze in area 1,3050, con l’ausilio della divergenza rialzista ben visibile sul grafico a 4 ore. Il fallimento della configurazione, unito alla fredda reazione del mercato ai dati Usa pur positivi, ha invece provocato un’inversione che è andata a spazzare via uno dopo l’altro i supporti a 1,2990 e 1,2965, arrestando la sua corsa sui minimi di mercoledì a 1,2930. L’ottica resta perciò bearish con attenzione ora ai prossimi livelli di prezzo a 1,2890 ma soprattutto 1,2915 e 1,2965 che rappresenta una forte resistenza e punto di confluenza di medie di breve e lungo sul grafico a 4 ore.

USD/JPY
Rottura per il momento mancata quella di USD/JPY che dopo aver oltrepassato con forza la soglia di 80 si è portato fino a 80,40, salvo poi “rimangiarsi” tutto il movimento. La dinamica potrebbe essere quella di un pullback rialzista, che tuttavia non crediamo possa palesarsi. Appare più verosimile un ritorno, seguendo anche i ritracciamenti di Fibonacci delineati da 78 fino al massimo di ieri, che vedono in 79,50 e 70,15 i prmi target resi ancor più probabili sulla formazione di una divergenza ribassista sul grafico a 4 ore.

EUR/JPY
Ancora d’attualità la configurazioni di testa e spalle che andiamo analizzando da qualche giorno e ben visibile sul 4 ore. Il deciso superamento dell’attuale livello a 103,50, potrebbe portare verso la proiezione teorica della figura a 102, con primo grande livello di supporto posto a 102,80. 104,10 invece la prima resistenza.

GBP/USD
Grande forza della sterlina ieri, supportata dalla news sul PIL UK, sia contro dollaro americano che conto euro ed altre major. La divergenza rialzista sul 4 ore poteva perciò essere un ulteriore conferma operativa. A rappresentare ora una forte resistenza al prezzo c’è la trendline ribassista di congiunzione degli ultimi massimi significativi, la quale transita per 1,6135. Assistiamo perciò ora alla configurazione si una flag rialzista, ben visibile sul grafico orario, la cui proiezione, se contestuale alla violazione del livello appena descritto, ci riporterebbe verso l’1,62. A suffragio di ciò è ben visibile sul grafico daily una divergenza rialzista con lo stocastico.

AUD/USD
Forte correzione del cambio che sulla divergenza ribassista del grafico orario si è riportato sulla soglia psicologica di 1,03. Non sembrano sussistere particolari segnali rialzisti con l’1,0340 che rappresenta un ottimo livello statico di resistenza e l’1,0290 invece il primo supporto.

XAU/USD
Molto chiari i livelli di prezzo sul metallo giallo, racchiuso tra 1715 e 1700. Sussistono anche in questo caso segni di continuazione del trend discesista, con la bearish trendline ancora molto inclinata e le medie stabilmente sopra il prezzo. Decisiva la rottura di 1700 per vedere ulteriori storni in area 1685, mentre un ritracciamento ci riporterebbe in maniera precisa ull’ottima media a 21 periodi sul 4 ore transitante proprio per 1715.

USOil
Siamo di nuovo molto vicini ai minimi posti a 85 dollari il barile. Data la volatilità della sua price action, il breakout potrebbe generare un movimento dell’ordine di 2/ 3 dollari al ribasso, mentre la tenuta del livello suddetto farebbe conformare un doppio/triplo minimo di inversione con primi obiettivi a 85,80 e 86,50.

DAX
Forte apertura in gap (30 punti) quella dell’indice tedesco, indicatore di un ribasso che potrebbe condurci a 7120. La chiusura del gap ci farebbe intravedere nuovamente 7200 e poi 7250, sulla scia della divergenza rialzista del grafico a 4 ore.



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