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Morning adviser

Pubblicato 07.01.2013, 09:42
Aggiornato 11.09.2019, 13:55

Festività terminate, si torna ai punti tecnici

Le festività natalizie hanno portato con sè questioni di non poco conto quest’anno e verranno sicuramente ricordate dagli operatori finanziari e non solo. La questione del Fiscal Cliff ha catturato l’attenzione di ongi tipo di investitore, di trader, di gestore di asset e di semplice appassionato ai mercati finanziari e ha tenuto con il fiato sospeso il mondo intero per quelle che avrebbero potuto essere le ripercussioni su scala globale in caso di mancato accordo volto a scongiurare la caduta nel precipizio.

L’accordo al fotofinish nella notte di Capodanno è stato il degno epilogo di una vicenda di portata storica che però, come scrivevamo anche la scorsa settimana, è ben lungi dall’essere risolta; lo stesso Presidente Obama, che pur è riuscito a far passare l’aumento delle tasse per i redditi alti, è tornato ad utilizzare toni piuttosto forti per il tema dell’innalzamento del tetto del debito pubblico entro fine febbraio.

Il Capo della Casa Bianca è infatti apparso irremovibile rispetto al proposito di voler procedere ad un ulteriore salto all’insù per il limite del debito pubblico, già sventato in extremis con una manovra eccezionale da 200 miliardi di dollari dal Segretario del Tesoro Geithner, senza il quale sarebbe –parole testuali “una catastrofe”.

Con ogni probabilità sarà questo il tema dominante dei prossimi 50 giorni, pur ritenendo che la retorica delle parti condurrà sicuramente ad un qualsivoglia tipo di accordo (soprattutto con l’ala oltranzista del Partito Repubblicano) in extremis.

Venerdì invece abbiamo assistito alla pubblicazione dei dati sui nuovi posti di lavoro creati negli Usa che si sono attestati a +155 mila unità (sopra le attese), con il dato precedente rivisto al rialzo di 15mila unità ed un tasso di disoccupazione però aumentato al 7,8%.

Nel complesso, ed è quello che come ricorderete ritenevamo, a fronte di un dato in chiaroscuro ma nel complesso positivo, il mercato ha reagito in maniera ottimistica nell’ottica del momento storico nel quale ogni buona notizia seppur non troppo discostante dalle attese (già non lusinghiere) viene interpretata come foriera di appetito al rischio, causando generalizzate vendite di dollari americani a beneficio di valute a più alto rendimento e asset remunerativi, l’azionario su tutti.


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Dal punto di vista dei market mover, la settimana a venire non sarà eccezionalmente significativa e vedrà il suo evento principale nel meeting della Banca Centrale Europea di giovedì, preceduto da qualche ora da quello della Bank of England.

Finite le festività e in assenza di news in grado di mofidicare le dinamiche di prezzo nel breve periodo, si potrà, dal punto di vista del trading, tornare a focalizzarsi sui punti tecnici, sulle correlazioni e sul sentiment di mercato.

Abbiamo già assistito nella notte, infatti, al Nikkei che ha messo a segno una seduta negativa portandosi nuovamente in area 10.600, seguito a ruota da prese di profitto sulle pozizioni in yen (comprati) e da storni su euro, sterlina e dollaro australiano per i quali tornano di grande attualità gli importanti livelli psicologici rispettivamente di 1,30, 1,60 e 1,04.

Questo probabilmente porterà ad aperture con il segno rosso per l’azionario europeo, già su livelli estremamente sostenuti, per potenziali breakout ribassisti che evidentemente dipenderanno dalla violazione degli importanti punti tecnici, su quali pure sono possibili potenziali rimbalzi sulla prosecuzione del clima di risk-on.

EUR/USD
Perdura l’assenza di una precisa direzionalità per il cambio principe, ben risalito nel pomeriggio di venerdì dopo lo storno pesante (e quasi isolato) dei giorni precedenti. Si è infatti efficacemente manifestata la divergenza ribassista con l’oscillatore stocastico sul grafico giornaliero, in grado di farci assistere alla messa in discussione della soglia psicologica di 1,30. Proprio quest’ultimo livello rappresenta lo spartiacque tra possibili rebound rialzisti o breakout ribassisti. I primi vedono in 1,3085 il primo livello di attenzione con estensione a 1,3125, mentre i secondi individuano in 1,2880 il prezzo di maggiore rilevanza.

USD/JPY
Grande rumore mediatico ancora per quello che riguarda lo Yen, che però oggi è stato comprato su quelle che sono delle fisiologiche prese di profitto sulle posizioni corte in valuta nipponica e dichiarazioni un po’ in controtendenza da parte del Ministro delle Finanze Aso il quale ha affermato che il Governo non necessariamente dovrà concludere un accordo di politica monetaria con la Bank of Japan, e sappiamo come questo sia stato lo slogan della campagna elettorale del neo Premier Abe. Nel medio periodo perdura evidentemente la visione rialzista per il cambio, rimbalzato precisamente sull’importante livello a 88,30, sopra il quale è opportuno poter lavorare in breakout per target in area 90. Ulteriori approfondimenti all’ingiù possono essere sempre sfruttati per tradare il pullback della media a 21 periodi del grafico a 4 ore a 85,40, per una ripresa long verso i massimi di periodo a 88,30.

EUR/JPY
Si sono dimostrati molto efficaci i ritracciamenti di Fibonacci di lungo periodo tracciati a partire dai massimi di fine 2009 alla quotazione di 138,70 fino ai minimi di Luglio a 94. La soglia dei 116 rappresenta infatti il livello al 50% e il target a cui guardare per la ripresa del trend. Proprio di queste ore è il ritracciamento della media a 21 periodi sul grafico a 4 ore nell’ambito di quella che può essere letta come fase congestiva racchiusa proprio tra il prezzo sopracitato e il più importante supporto posto a 113,40, punto che se dovesse essere raggiunto risulterebbe ottimale per posizionamenti long. 114,30, intanto il supporto di breve per potersi rimettere lunghi per target a 115.

GBP/USD
Molto efficace finora la bullish trendline tracciata a partire dai minimi di Giugno che congiuntamente alla soglia psicologica di 1,60 e alla emdia a 200 periodi del grafico giornaliero, ha costituito un ottimo supporto. Al di sotto di questo livello è pensabile un potente movimento ribassista per un primo obiettivo a 1,5920 seguito dall’1,5830. La possibile formazione di un pattern 123 di Ross potrebbe suggerire posizioni rialziste al superamento del pivot a 1,6070 per target a 1,6130.

AUD/USD
La trendline di lungo periodo passante per 1,05 ha fatto ancora una volta da resistenza al prezzo, che resta ancora tra i più sostenuti tra quelli ad esso comunemente correlati (vedi euro e cable). La situazione tecnica appare tuttavia non particolarmente chiara e consiglia posizionamenti su punti tencici di rilievo quanto meno nel breve periodo. Il riferimento è a 1,0450 (pivot point) per lavorare short con target a 1,0390 e long, sulla mancata violazione, fino a 1,05 per presa di profitto, stop in pari e appesantimento in caso di break rialzista verso 1,0550.

XAU/USD
Ulteriore tentativo di rottura ribassita per il metallo giallo, dopo quella tentata poco più di due settimane fa. Il fallimento di target di prezzo come 1610 e 1600, potrebbe riportare l’attenzione verso un ottica long che dipende tuttavia dal superamento dei massimi relativi a 1665 e soprattutto dall’importantissimo livello di resistenza statico a quota 1675 dollari l’oncia. Decisivo, nel breve, in questo senso può risultare il superamento della media a 21 periodi sul 4 ore transitante per 1660, così come il supporto a 1652 per tornare a shortare il metallo giallo con primo target a 1635.

CRUDE OIL
Ottimo il supporto posto a 91,50 rappresentato dalla media semplice a 200 periodi del grafico giornaliero così come altrettanto preciso risulta il livello di 93,60 soprattutto utile in ottica di importanti roture rialziste. Nell’ambito di una price action non univoca nel medio periodo vale la pena lavorare attorno a questi importanti punti sfruttando la metologia stop&reverse nell’ipotesi dapprima di tenuta di questi prezzi e poi di eventuale breakout.

Davide Marone
DailyFx Analist FXCM

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