L’approccio normativo del governo USA nei confronti delle criptovalute è ancora complesso e spesso vago. Sebbene siano in aumento le richieste di maggiore chiarezza da parte dei legislatori e il dialogo continui, una trasparenza uniforme è ancora illusoria.
Man mano che gli asset digitali entrano sempre di più nel panorama degli investimenti di massa, soffrono una crisi identitaria dal punto di vista normativo. Identificata infatti in modo vario come denaro, titoli azionari, proprietà o materia prima, molti affermano che questa mancanza di chiarezza confonde l’adozione della classe di asset. Ad alimentare ulteriormente la confusione, negli Stati Uniti ci sono numerosi enti regolatori che controllano questo mondo, tra cui la SEC, la CFTC, la FDIC, l’OCC e l’IRS. In molti casi, ciascuno di essi ha una specifica area da supervisionare, confondendo ulteriormente una facile diffusione di conformità normativa.
Verso una chiarezza normativa
Stiamo convergendo verso una chiarezza normativa, afferma Angela Walch, Professore Associato della St. Mary’s University School of Law in Texas e Ricercatrice presso il Centro di tecnologie blockchain dell’University College London. Ma, fa notare, non abbastanza rapidamente per i gusti del settore delle cripto.
“Ciascuna nuova applicazione delle norme da parte della SEC e del CFTC sembra focalizzarsi su un comportamento leggermente differente, con l’obiettivo di chiarire pian piano quali attività siano problematiche. In generale, i regolatori USA stanno ancora tentando di percorrere la strada della protezione dei consumatori senza soffocare l’innovazione, ma stiamo decisamente vedendo sempre più insistenza da parte del settore per una maggiore chiarezza, con alcune nuove organizzazioni del settore che sono nate nel 2018”.
In corso anche una concorrenza regolatoria globale, spiega, con una serie di piccole giurisdizioni come Malta, Gibilterra e Bermuda che stanno aderendo al cripto-settore per attrarre posti di lavoro.
“La mia paura è che potremmo essere sulla strada di una gara al ribasso per quanto riguarda le norme globali sulle cripto. I regolatori statunitensi stanno subendo sempre più pressioni dal settore per essere più attenti ai loro bisogni, con la minaccia di perdere posti di lavoro e capitali di investimento a vantaggio delle giurisdizioni straniere”.
“Non so quanto a lungo la SEC riuscirà a resistere con il Bitcoin e altri ETF cripto”, aggiunge.
Visto l’attuale minestrone delle agenzie regolatorie federali, è plausibile che le infrazioni finanziarie e le frodi possano passare inosservate, dal momento che ogni agenzia opera il suo controllo in modo separato. Ma i recenti sforzi congiunti della SEC e della CFTC, insieme ad un aumento della trasparenza normativa, dimostrano come le azioni tempestive e la cooperazione delle agenzie possano funzionare a vantaggio dei cripto-investitori USA.
Un esempio del 2018: 1Broker
Per capire quanto siano confusi alcuni aspetti delle attuali linee guida normative e quanto rapidamente un adeguato controllo possa individuare le truffe, la chiusura della cripto piazza 1Broker rappresenta un ottimo esempio. Il 27 settembre 2018, la SEC ha annunciato di aver sporto denuncia presso il tribunale distrettuale USA del Distretto della Columbia contro 1Pool Ltd., che operava anche come 1Broker. La compagnia con sede alle Isole Marshall offriva swap di titoli e materie prime ai clienti, pagabili in Bitcoin. Una seconda denuncia, per gli stessi capi d’accusa, è stata sporta contro l’Amministratore Delegato della compagnia in Austria Patrick Brunner.
Il business model della compagnia non sarebbe stato necessariamente un problema se nessuno degli investitori si fosse trovato negli Stati Uniti. Tuttavia, essendo coinvolti degli investitori americani - come in questo caso - 1Broker ha violato le leggi sui titoli azionari federali operando senza il rispetto delle “soglie di investimento discrezionali richieste” dai regolatori USA.
Commentando il caso, piuttosto stratificato, Trace Schmeltz, partner dell’ufficio di Chicago dello studio legale Barnes & Thornburg LLP, fa notare che la SEC e la CFTC hanno dato prova dell’efficacia di un approccio coordinato per la regolamentazione dei mercati finanziari che coinvolgono gli investitori USA sporgendo due reclami.
“Interessante notare che 1Broker è una compagnia della Repubblica delle Isole Marshall operata dall’Austria. E tuttavia riceve Bitcoin da investitori statunitensi, il che la pone direttamente sotto la giurisdizione USA. Queste due denunce affermano che 1Broker ha fatto funzionare una piazza non registrata ed ha venduto contratti per differenza (CFD) non registrati”.
I CFD, che sono illegali negli Stati Uniti, sono uno strumento che consente all’investitore di prendere una posizione su un asset soggiacente senza possederlo veramente. Un CFD sale e scende di valore in base al movimento dell’asset soggiacente. Si tratta di una scommessa sulla direzione futura di un asset senza possedere realmente una partecipazione nell’asset stesso.
“1Broker consentiva agli investitori di depositare Bitcoin su un portafoglio e di usarlo come collaterale per il trading di un CFD, operazione in cui 1Broker stava dall’altra parte dello scambio. 1Broker offriva CFD che riflettevano un investimento basato su titoli (come un titolo ETF, ad esempio Alphabet/GOOGL) o un interesse basato su materie prime (come l’indice del greggio West Texas Intermediate, o “WTI”)”.
In ciascuna situazione, 1Broker operava come intermediario del mercato. La CFTC ha sporto denuncia per i CFD basati sulle materie prime come WTI o oro, mentre la SEC allo stesso tempo ha denunciato 1Broker per i CFD basati su titoli azionari che stava vendendo.
In risposta, 1Broker ha twittato che avrebbe “collaborato pienamente con le autorità. Se approvato…, consentiremo i prelievi per i clienti USA il prima possibile”.
Bitcoin Exchange Guide ha riportato che “gli utenti hanno perso milioni di dollari di fondi” e che poco dopo l’annuncio della SEC il sito di 1Broker è sparito da internet. Il sito web con sede a Cipro CoinSpeaker ha pubblicato un approfondimento martedì affermando che è stata caricata una versione di sola lettura del sito di 1Broker che consente agli investitori di assicurarsi che i loro fondi siano al sicuro.
Opposizione tra regolatori federali e statali
Mentre si chiarisce questo provvedimento, i regolatori USA stanno sorvegliando diligentemente i mercati finanziari che potrebbero avere un impatto sugli investitori USA e adotteranno azioni coordinate per impedire a chiunque di offrire opportunità di trading non in linea con i requisiti normativi statunitensi. È una buona notizia ma i problemi persistono.
Jeffrey Alberts di Pryor Cashman LLP ha trascorso sei anni presso l’ufficio del Procuratore USA del distretto meridionale di New York e al momento è co-presidente del FinTech Group di Pryor Cashman. Spiega che c’è ancora un’opposizione giurisdizionale tra i vari enti legislativi USA, in particolare tra i regolatori federali e statali.
“È doveroso sottolineare che, per quanto riguarda la regolamentazione statale e federale, c’è una votazione in corso tra i regolatori statali e l’OCC per capire chi dovrà regolare le compagnie FinTech. I regolatori statali non vogliono che l’OCC diventi l’ente regolatore di tutte queste compagnie fin-tech…”
Chiaramente, la lotta per la totale trasparenza prosegue, ma si spera che, man mano che aumenteranno le vittorie, i regolatori arrivino ad un accordo per quanto riguarda i problemi da affrontare e quale agenzia dovrà farlo.