Non importa quanto possiate amare i suoi “frappuccini” o i “pumpkin spice latte”, se siete investitori di Starbucks (NASDAQ:SBUX) la recente performance del titolo della catena globale di caffetterie non sta facendo una buona impressione.
Dopo aver segnato un massimo pluriennale di quasi 65 dollari nel maggio 2017, da allora le azioni di Starbucks sono crollate del 17%. Nell’ultimo anno, quando l’indice S&P 500 è rimbalzato di circa il 18%, Starbucks è rimasto impantanato, crollando del 2%.
Crescita in stallo, nuove iniziative
La principale causa di questa performance deludente è la crescita delle vendite nelle sue oltre 14.000 caffetterie negli Stati Uniti, rimasta in stallo in un periodo in cui la principale economia mondiale sta invece andando a tutto gas. E il calo sta avvenendo nonostante i consumatori americani abbiano più soldi da spendere per bevande calde e fredde di fascia alta. Quest’anno, con il miglioramento della fiducia dei consumatori e la crescita dei compensi più forte, molte altre catene di ristoranti hanno registrato una crescita degli utili straordinaria.
Sfortunatamente per gli azionisti, Starbucks sembra essersi invece arenata. Non c’è niente che sembri funzionare per la compagnia, almeno a breve termine. La crescita delle vendite su base comparabile globali nel terzo trimestre fiscale 2018 è stata di un mero 1%, in linea con le deludenti previsioni della compagnia, annunciate a giugno.
Per qualcuno, questa debolezza è un segnale che la compagnia sta perdendo il suo status di principale industria alimentare orientata alla crescita che è riuscita ad ottenere utili al tasso superiore del 20% per molti anni. Anche il piano di inversione di rotta della compagnia dimostra che i giorni di crescita facile sono finiti e che non è rimasto molto da spremere dai centri urbani USA che una volta alimentavano la significativa espansione della compagnia.
A giugno, Starbucks ha annunciato che avrebbe chiuso 150 negozi operati dalla compagnia nel corso del prossimo anno fiscale, il triplo di quanto fa annualmente di solito. Nel nuovo piano, le periferie in America e la seconda economia mondiale, la Cina, sono le due aree che spingeranno la crescita futura.
La compagnia prevede che oltre l’80% della crescita dei punti vendita nei prossimi anni deriverà da quelli con l’opzione “drive-through”, soprattutto nelle periferie dell’America centrale e al Sud. Starbucks ha in mente una serie di iniziative per invertire le vendite deboli, compresa l’offerta di una gamma più diversificata di bevande fredde, l’aggiornamento del programma fedeltà e l’aumento del marketing a livello digitale tramite l’app per dispositivi mobili della compagnia. E prevede che questi nuovi sforzi contribuiranno con un +1-2% alle vendite su base comparabile nel continente americano nell’anno fiscale 2019.
La Cina, invece, è il fulcro della strategia di inversione di rotta di Starbucks. La compagnia prevede che gli utili nella regione si triplichino nei prossimi cinque anni.
Il dilemma degli investitori: restare o vendere
Per gli investitori a lungo termine di Starbucks è un momento difficile per decidere se restare fedeli alla compagnia e al titolo mentre vengono risolti i problemi o se sia invece ora della presa di profitto dopo i guadagni di quasi il 600% nell’ultimo decennio. Nessuno può sapere quando il piano di inversione di rotta di Starbucks comincerà a ripagare o se addirittura lo farà.
Secondo noi, la compagnia ha bisogno di cambiare drasticamente il suo business model diventando, come afferma nel suo piano strategico, più un luogo per pranzare che un semplice locale dove consumare bevande dolci e a base di caffè. In effetti, è questa la sfida essenziale per molte compagnie globali di bibite, come Coca Cola (NYSE:KO), con il cambiamento dei gusti dei consumatori nelle economie avanzate che diventa sempre più orientato verso prodotti più sani.
Ciononostante, non significa che il titolo di Starbucks non sia più allettante. Con la compagnia che matura ed entra in un periodo di crescita più lenta, è proprio questo il momento in cui diventa un obiettivo allettante per gli investitori che puntano a guadagnare un reddito da dividendi in costante crescita.
Da questo punto di vista, Starbucks ci piace decisamente. Sta restituendo sempre più denaro agli investitori dopo decenni di crescita esplosiva. Raramente si trova un titolo da dividendo che renda poco meno del 3% e che offra una crescita dei dividendi tanto straordinaria. Negli ultimi tre anni, Starbucks ha visto una crescita dei dividendi media del 24,4% ad azione e, con un payout ratio di poco meno del 36%, questo ritmo non sembra destinato a rallentare tanto presto.
Quando ha presentato il piano strategico a lungo termine a giugno, Starbucks ha anche annunciato che avrebbe restituito 25 miliardi di dollari in denaro agli azionisti sottoforma di riacquisto di azioni e dividendi nell’anno fiscale 2020. Si tratta di un rimbalzo di 10 miliardi di dollari rispetto all’obiettivo annunciato nel novembre dello scorso anno.
Morale della favola
Le opinioni a Wall Street circa la ripresa di Starbucks sono contrastanti. Il titolo potrebbe dimostrarsi essere un’ottima scommessa di inversione se siete d’accordo con l’idea dell’ex Amministratore Delegato e Presidente uscente Howard Schultz secondo cui le azioni di Starbucks sono “economiche e sottovalutate”. Per noi, Starbucks sta diventando la classica “gallina dalle uova d’oro”, un titolo da spremere per avere straordinari payout per gli anni a venire.