Come per il 2022, che aveva visto lo scoppio della guerra in Ucraina, anche il primo trimestre 2023 si è rivelato parecchio turbolento sui mercati finanziari. Il crollo della Silicon Valley Bank ha provocato un’ondata di panico e vendite, rafforzate poi dalla successiva acquisizione da parte di UBS di Credit Suisse, pilotata dalle Banche Centrali. Sorprendentemente, a distanza di qualche settimana, il peggio è alle spalle e l’effetto sui mercati è stato minimo grazie alla prontezza di riflessi dei banchieri centrali e delle grandi corporation del settore. Gli indici sono tornati a salire riportandosi verso i massimi di periodo, così come stanno facendo anche le principali materie prime, ovvero oro e petrolio.
Sebbene il mercato dei vini pregiati non abbia registrato le stesse performance, continua a offrire stabilità nei periodi di incertezza economica e volatilità. Non va dimenticato infatti che nell’anno nero per i mercati finanziari che è stato il 2022, gli indici del mercato del vino hanno chiuso in rialzo con valori superiori al 6%. Nel primo trimestre il Liv-Ex50, misurato in sterline è sceso dello 0,7% nonostante le fluttuazioni valutarie.
Spinto dai cambiamenti nelle aspettative di rialzo dei tassi, il dollaro americano è stato più debole rispetto alla maggior parte delle sue valute omologhe. Pertanto, i prezzi del vino per gli acquirenti in USD/HK sono leggermente aumentati (poco più del 1% nel trimestre). Tuttavia, a causa del continuo rafforzamento della sterlina, sono aumentati del 12,2% rispetto al minimo di fine settembre 2022, quando la valuta inglese ha toccato il suo minimo storico.
Tuttavia, nonostante i modesti miglioramenti visti tra febbraio e marzo è importante notare che tutti i principali indici Liv-Ex sono in ribasso da inizio anno. L’indice di riferimento, il Liv-Ex100 è in calo dello 0,8% mentre quello più ampio, il Liv-Ex1000 scende del 1,5%. Sebbene questi movimenti non siano così rapidi come quelli dei mercati azionari o obbligazionari, la loro performance va analizzata. Tra i sottoindici regionali infatti, lo Champagne50 è sceso del 5,8% da inizio anno. Nel novembre 2022 era l’indice con le migliori prestazioni, con rendimenti nell’anno oltre il 20% mentre oggi vede nel mese di marzo il quinto mese consecutivo di discesa. Tale indice, insieme al Burgundy150 ha trainato il mercato del vino pregiato nell’ultimo anno e l’inversione di tendenza su di essi ha fatto vacillare le certezze del mercato.
Dato il contesto macroeconomico di incertezza, non sorprende che anche il commercio di vino pregiato sia stato piuttosto avverso al rischio da inizio anno. I costanti aumenti dei prezzi e l’andamento degli scambio per i vini di Bordeaux potrebbero suggerire che gli acquirenti stanno tornando in regioni più familiari e note per la loro stabilità e liquidità.
La parola d’ordine rimane cautela. Sebbene ci siano segnali di una perdita di slancio da parte del mercato, rimangono dubbi sul fatto che Bordeaux possa mantenere questo favore mentre ci dirigiamo verso la stagione En Primeur. Senza dubbio la campagna En Primeur di quest’anno avrà più peso rispetto agli anni precedenti. Una campagna a buon prezzo aggiungerà una spinta al mercato, mentre un prezzo troppo elevato potrebbe minare la fiducia del mercato. Quel che è certo è chi gli occhi del mondo saranno puntati su Bordeaux nel Q2.