Market Brief
Durante la seduta asiatica, sui mercati valutari l’USD ha continuato ad apprezzarsi. In avvio di seduta, l’EUR/USD è sceso bruscamente a 1,2440 per effetto delle strategie di trading tecnico innescate dalla violazione del livello a 1,2500. La coppia è però riuscita a recuperare gran parte delle perdite iniziali, riportandosi a 1,2492. L’USD/JPY è rimasto all’interno di fasce fra 112,60 e 112,99, incapace di violare la resistenza al rialzo. L’AUD/USD è sceso a 0,8702 dopo la pubblicazione del PMI cinese e del debole rapporto sui permessi di costruzione in Australia. Per quanto riguarda le valute dei mercati emergenti, il trend è rimasto invariato, con l’USD in diffuso rafforzamento. In Asia, KRW e MYR hanno accusato le perdite maggiori; gli operatori si concentreranno sul RUB all’apertura dei mercati in Europa. Le piazze azionarie asiatiche sono indecise. Il Nikkei è rimasto chiuso per festività, l’Hang Seng ha ceduto lo 0,41% mentre Shanghai ha guadagnato lo 0,40%. I futures sull’S&P al momento sono leggermente negativi, a -0,2%.
Nel fine-settimana non ci sono state grosse novità. Sul fronte politico, il cancelliere tedesco Angela Merkel ha avvertito il primo ministro britannico David Cameron che qualsiasi modifica alle linee-guida sulla libertà di circolazione la spingerebbe a considerare un’uscita del Regno Unito dall’UE. Secondo Der Spiegel, Merkel ha detto chiaramente che qualsiasi sforzo volto a limitare l’immigrazione dagli stati membri dell’UE spingerà la Germania a ritirare il sostegno all’appartenenza del Regno Unito all’UE. La Gran Bretagna è molto preoccupata per il flusso di immigranti, come si evince anche dall’importanza crescente del partito Ukip. Inoltre, se i flussi d’immigrazione dovessero improvvisamente cambiare, la Germania sarebbe il paese più direttamente coinvolto. Anche se il mercato non ha reagito a questo scontro verbale, la questione diventerà cruciale in vista del referendum britannico del 2017 sull’appartenenza all’UE.
A ottobre, il PMI manifatturiero cinese è sceso a 50,8 rispetto ai 51,1 punti di settembre, sostanzialmente in linea con i previsti 51,2 punti. La flessione maggiore fra le sub-componenti chiave ha riguardato l’indice dei nuovi ordinativi, sceso a 51,6 punti. L’attività misurata dal PMI non-manifatturiero è scesa ai minimi da nove mesi, passando dai 54,0 punti di settembre a 53,8. Nel complesso, la persistente debolezza dei PMI indica che la portata di un ulteriore rialzo della produzione è limitata. Altrove in Asia, i permessi di costruzione australiani sono crollati dell’11,0% m/m, molto più del -1,0% previsto.
Oggi in Europa ci attendono il PMI manifatturiero definitivo dell’Eurozona, l’indice sul manifatturiero nel Regno Unito, il PMI manifatturiero in Svezia e Svizzera, e l’IPC in Turchia. Durante la seduta USA, gli operatori monitoreranno l’ISM manifatturiero, oltre agli interventi del presidente della Fed di Chicago Evans (membro non votante, colomba) e del presidente della Fed di Dallas Fischer (membro votante, falco).
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Peter Rosenstreich, Chief FX Analyst,
Swissquote Europe Ltd