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Richieste migliori per l’EUR, soggetto al rischio eventi

Pubblicato 24.03.2015, 10:21

Market Brief

L’USD ha pareggiato le perdite in Asia, facendo meglio della gran parte delle valute G10 e dell’Europa orientale. I mercati emergenti asiatici si sono rafforzati contro il biglietto verde, ma le vendite dovrebbero iniziare a scemare, l’attenzione è puntata sui commenti dei funzionari della Fed. Ieri Williams, presidente della Fed di San Francisco, ha detto che il rialzo del tasso a metà anno dovrebbe essere appropriato (in linea con il primo rialzo del tasso a giugno e una normalizzazione graduale). L’economia USA può gestire un dollaro forte, ha aggiunto. Dal canto suo, Fischer, della Fed di Dallas (noto per essere un falco) ha ripetuto che tassi molto bassi fanno aumentare l’instabilità finanziaria. Nel complesso, si assiste a una svolta aggressiva nelle previsioni sul primo rialzo del tasso sui fondi federali, ora più probabile a giugno che a settembre, stando alle probabilità implicite derivate dai mercati dei tassi. Ciò significa che presto i guadagni delle valute ad alto rendimento potrebbero finire sotto pressione.

I prezzi al consumo USA, in uscita oggi (alle 12:30 GMT) dovrebbero rimanere deboli a causa dei bassi prezzi del petrolio registrati a febbraio. Tuttavia, l’inflazione debole non sembra preoccupare. Nel suo intervento di ieri, Fischer ha detto che l’inflazione dovrebbe spostarsi gradualmente verso l’obiettivo della Fed al 2%. Al contempo, il calo dei prezzi del petrolio è positivo per stimolare l’attività economica e l’inflazione più bassa permette alle colombe della Fed di essere flessibili e mantenere un’impostazione cauta a sostegno della crescita. Propensione al rischio garantita!

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Veloce carrellata sui mercati emergenti: l’USD/TRY è sceso a 2,5405, un rimbalzo a 2,5725 farà tornare il prezzo all’interno del canale ascendente di gennaio-marzo. L’USD/ZAR è sceso al 50% di Fibonacci sul rally di febbraio-marzo, livelli inferiori a questo sono ritenuti fragili in vista della riunione della SARB, la banca centrale sudafricana (giovedì). L’USD/BRL è sceso a 3,1307 dopo che l’agenzia S&P ha confermato il rating per gli investimenti del paese. È un passaggio importante per le distribuzioni di capitale dei portafogli in un’ottica di breve/medio termine. Tuttavia, considerando che la volatilità realizzata a una settimana supera il 32%, l’area a 3,00/3,10 dovrebbe rimanere una grossa sfida.

Un tema importante della settimana in corso sono i negoziati fra la Grecia e l’UE. Anche se ieri Tsipras e Merkel non sono giunti a una conclusione, l’EUR/USD trova richieste migliori, per lo meno sulla scia degli sforzi compiuti nelle discussioni. Ieri il presidente della BCE Draghi ha parlato alla Commissione del parlamento europeo a Bruxelles. L’EUR/USD è salito a 1,0971 dopo che Draghi ha detto che la BCE reintrodurrà la deroga per la Grecia, se la revisione si concluderà positivamente. Ricordiamo che venerdì la Grecia dovrebbe rimborsare 2 miliardi di debito (oltre agli stipendi dei dipendenti pubblici e alle pensioni) e lo potrà fare solo attraverso un “roll-over” dei titoli di stato greci, visto che la BCE a febbraio ha smesso di finanziare le banche elleniche. Le banche greche possono quindi scegliere se partecipare ai finanziamenti per salvare la Grecia o se farla fallire. Il secondo scenario potrebbe danneggiare i recenti guadagni dell’EUR; in caso contrario, l’EUR/USD potrebbe superare quota 1,1043 (massimo della scorsa settimana) e la prossima resistenza entrerebbe in gioco a 1,1280 (76,4% di Fibonacci sulle vendite di febbraio-marzo) e poi 1,1534 (massimo 3 febbraio). Tuttavia, nel medio termine, la divergenza fra la BCE e la Fed fa mantenere il giudizio negativo, e la parità continua a essere l’obiettivo chiave.

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Oltremanica, la coppia GBP/USD s’imbatte nelle offerte a 1,50+ prima del dato sull’inflazione (09:30 GMT). L’inflazione debole dovrebbe far scendere la coppia GBP/USD, perché si teme che Carney potrebbe essere tentato dal mantenere tassi bassi per un periodo di tempo più lungo, visto che la sterlina forte rafforza le pressioni disinflazionistiche. Inoltre, le discussioni pre-elettorali ancorano il mercato sul lato delle vendite. Per un nuovo segnale d’inversione rialzista si dovranno superare le offerte prima di 1,50.

Si apre una giornata ricca di dati. L’attenzione sarà puntata sulle cifre sull’inflazione nel Regno Unito (martedì) e negli USA (martedì). In entrambi i paesi, i prezzi al consumo dovrebbero essere scesi ulteriormente in scia al calo dei prezzi del petrolio a febbraio. Poiché i prezzi del petrolio bassi sono positivi per stimolare l’attività economica, l’inflazione più bassa permette alle banche centrali di mantenere la loro impostazione accomodante per sostenere la crescita. Poiché la Fed colomba è già scontata, l’impatto dell’inflazione debole dovrebbe generare un’inclinazione negativa per la coppia GBP/USD per tutto il giorno.

Ipek Ozkardeskaya, Market Analyst,
Swissquote Europe Ltd

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