Market Brief
I mercati finanziari hanno evidenziato un'avversione al rischio dovuta all'incertezza politica greca. Gli indici regionali asiatici sono scesi considerevolmente con il Nikkei, l'Hang Seng e lo Shanghai Composite in calo rispettivamente dell'1,57%, dell'1,27% e dello 0,8%. Il rendimento dei titoli del Tesoro USA tende al ribasso mentre gli spread periferici europei crescono ulteriormente grazie al rally sui rendimenti greci. Lo spread dei titoli greci contro i Bund tedeschi a 10 anni ha raggiunto picchi di 139bp a 930bp, il valore più alto dal luglio 2013. Ieri, al terzo turno delle elezioni presidenziali greche, il candidato di coalizione del governo, Stavros Dimas, non è riuscito ad ottenere la maggioranza richiesta di 180 voti. Questo riporterà i greci alle urne nel gennaio 2015 per le elezioni politiche nazionali. Secondo recenti sondaggi, si prevede che Syriza, guidata da Alexis Tsipras, si aggiudicherà le elezioni. Tuttavia, i sondaggi suggeriscono anche che Syriza dovrà cercare partiti di coalizione. Per quanto riguarda l'effetto sui mercati valutari, pur se la posizione anti-europeista di Syriza si è recentemente ammorbidita ("è volontà del popolo che l'austerità appartenga al passato"), rimane molto probabile che il leader neoeletto richieda una rinegoziazione dei termini del piano di salvataggio. Questa incertezza danneggerà certamente l'euro, con voci insistenti di uscita dall'euro della Grecia che nuoceranno probabilmente alla fragile ripresa economica del Paese. Considerando gli effetti dell'incertezza nelle elezioni greche già sperimentati in passato (2012), vi è una chiara prospettiva di accelerazione ribassista dell'euro. La nostra visione ribassista sul cambio EUR/USD dovuta alle divergenze di politica monetaria tra Fed e BCE si è considrevolmente rafforzata con l'aggiunta dell'incertezza politica greca (e la possibile uscita dall'euro). Come conseguenza del voto greco, il cambio EUR/USD è sceso sotto 1,2165, supporto a nuovi minimi a 1,2152, ma ora ha discrete richieste a 1,2185.
Il JPY ha trovato acquirenti grazie alla minore propensione al rischio, facendo calare il cambio USD/JPY a 119,50. Per quanto riguarda l'attualità politica, il progetto del primo ministro Shinzo Abe di rafforzare il profitto imprenditoriale giapponese ha compiuto un passo avanti con l'approvazione, da parte della coalizione di governo, di un piano di riforma fiscale che comporterà un taglio delle imposte sulle imprese a partire da aprile. Ideale come "terza freccia" di Abe, ora spingerà per un aumento salariale da parte delle imprese inondate di capitali. Tuttavia, come illustrato ieri da un sondaggio Reuter, le imprese potrebbero provare a restituire la liquidità in forma di dividendi piuttosto che aumentare i salari. La liquidità in JPY rimane scarsa, e ci sono voci di ampi prezzi di esercizio USD/JPY con il cambio a 1,20. Attenzione, dunque, agli operatori che influenzeranno il mercato in prossimità della chiusura di giornata. I tori del petrolio stanno avendo un'altra settimana difficile, con il petrolio Brent sceso a 56,90 dollari (nuovo minimo quinquennale) e i persistenti timori di un eccesso di offerta che hanno avuto la meglio sulla paura di interruzioni delle forniture libiche. Il cambio AUD/USD ha retto sorprendentemente bene considerando il calo delle materie prime petrolifere e la scarsa propensione al rischio: la coppia è stata scambiata a 0,8120 per poi trovare una forte domanda e salire a 0,8160. Fate attenzione agli algoritmi FX di inversione della media per iniziare a vendere AUD/USD.
Infine, per quanto riguarda le voci secondo cui la soglia inferiore del cambio EUR/CHF sarebbe stata sfondata il 25, pare - in base a fonti attendibili - che l'operazione sia andata in porto, ma non abbiamo mai realmente visto il prezzo. È possibile che un piccolo operatore (mancanza di accesso) avesse la necessità di operare rapidamente e il cambio sia stato fatto al di sotto della soglia minima EUR/CHF (come avvenuto in passato). Dal momento che la BNS non può essere la controparte di ogni affare sull'asse EUR/CHF, è logico che ciò possa accadere. Sospettiamo che l'area di competenza sulle soglie minime della BNS sia limitata ai mercati interbancari e non ad ogni transazione OTC a livello globale. Riteniamo che l'impegno della BNS per il tasso di cambio minimo non possa essere messo in discussione da questo evento di portata limitata.
Peter Rosenstreich, Chief FX Analyst,
Swissquote Europe Ltd